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Giovedì, 28 Marzo 2024
Povertà sanitaria

Nell'anno della pandemia esplode la povertà farmaceutica: in 600mila non hanno soldi neppure per i farmaci

Secondo i dati del 9° Rapporto "Donare per curare - Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci" la povertà sanitaria nel nostro Paese è aumentata del 37,6% rispetto allo scorso anno

Nel nostro Paese, nel 2021, ci sono almeno 597.560 persone in difficoltà economiche tali da non poter acquistare i medicinali di cui avevamo bisogno. Un dato, quello della povertà sanitaria, che dallo scorso anno è aumentato del 37,63%: 163.387 persone in più rispetto alle 434.173 del 2020. L’aumento deriva dalla pandemia da Covid-19 che ha arrecato gravi danni alla salute e al reddito di milioni di residenti.  

Una triste fotografia che emerge dal  9° Rapporto Donare per curare – Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci realizzato con il contributo incondizionato di IBSA Farmaceutici da OPSan - Osservatorio sulla Povertà Sanitaria (organo di ricerca di Banco Farmaceutico). I dati, rilevati attraverso la rete dei 1.790 enti assistenziali convenzionati con il Banco ed elaborati da OPSan, sono stati presentati il 16 dicembre 2021, in un convegno in diretta streaming promosso da Banco Farmaceutico e Aifa. Nonostante il forte universalismo del nostro Servizio Sanitario Nazionale, il 42,2% della spesa farmaceutica è a carico delle famiglie, che nel 2020 (ultimi dati disponibili) hanno speso 8,7 miliardi di euro su un totale di 20,5 miliardi.

Chi è povero ha in media un budget sanitario pari a 10,25 euro, meno di 1/5 (17%) della spesa sanitaria di chi non è povero (60,96 euro mensili). Per le famiglie povere, inoltre, ben il 62% della spesa sanitaria (6,37 euro) è assorbita dai farmaci e solo il 7% (0,75 euro) è dedicata ai servizi dentistici. Questo determina esiti problematici, poiché ai servizi dentistici si ricorre spesso in funzione preventiva oltre che terapeutica. Le famiglie non povere, invece, destinano il 43% del proprio budget sanitario mensile (25,94 euro) all’acquisto di medicinali e il 21% ai servizi dentistici (12,6 euro)

Sia i poveri, sia i non poveri, compiono un "investimento" o un "sacrificio" simile per tutelare la propria salute. Il peso della spesa sanitaria sul totale della spesa per consumi si attesta, per entrambi, su valori molto simili (2% vs. 1,6%) anche se con valori monetari molto distanti (60,96 euro vs. 10,25 euro).

Le difficoltà riguardano tutti i residenti, poveri e non poveri: nel 2020 il 15,7% delle famiglie italiane (4 milioni 83 mila famiglie, pari a 9 milioni 358 mila persone) ha risparmiato sulle cure, limitando il numero delle visite e degli accertamenti o facendo ricorso a centri diagnostici e terapeutici più economici. Hanno fatto ricorso a una di queste strategie 33 famiglie povere su 100 e 14 famiglie non povere su 100.

Una situazione resa ancor più difficile dalla pandemia, come sottolineato da Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico onlus:''A causa della crisi economica derivante dalla pandemia, molte persone sono state spinte in una situazione di indigenza, e chi già era povero vive una condizione di ulteriore marginalità. Il nostro Rapporto rappresenta non tanto e non solo un’analisi sociologica e statistica della povertà, quanto uno strumento per consentire a Banco Farmaceutico di poter fare meglio il proprio lavoro (raccogliere farmaci per gli indigenti) e per smuovere idee e coscienze, fornendo al dibattito alcuni suggerimenti in termini di politiche pubbliche. Crediamo in particolare che, sia nell’ambito del PNRR, sia in quello delle strategie sanitarie generali, occorra valorizzare adeguatamente il ruolo sussidiario del Terzo settore. Crediamo sia sufficiente guardare a ciò che già esiste. A quello che accade, per esempio in alcune regioni, dove gli enti assistenziali hanno assunto una funzione di sistema non ignorabile dalle istituzioni pubbliche, le quali considerano tali enti partner delle politiche sanitarie, coinvolgendole talora nella co-progettazione del welfare locale a sostegno dei poveri''.

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