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Martedì, 23 Aprile 2024
L'intervista

Rincari al supermercato: il peggio deve ancora venire?

I prezzi dei generi alimentari sono destinati a salire ancora? Saremo costretti a cambiare le nostre abitudini d’acquisto? Lo abbiamo chiesto a Fabio del Bravo, responsabile area analisi Ismea

E’ ormai chiaro a tutti che le prospettive di crescita economica per il 2022 saranno influenzate dal caro energia, dall’incremento dei prezzi dei prodotti alimentari e dalla riduzione dei consumi da parte delle famiglie. Un’inflazione al +6,7%, spiega il Codacons, si traduce in una maggiore spesa annua pari a +2.674 euro a nucleo familiare (con due figli), con impatti pesanti sull'acquisto di generi alimentari. Nel giro di un mese i prezzi dei prodotti alimentari sono lievitati a vista d’occhio, basta fare un giro nei supermercati per rendersene conto. Alcuni prodotti sono aumentati più di altri ma quello che un po’ tutti vorrebbero sapere è se continueranno a salire ancora. Saremo costretti a cambiare le nostre abitudini d’acquisto? Lo abbiamo chiesto a Fabio del Bravo, responsabile area analisi Ismea - Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare.

Carrello della spesa: la top ten dei rincari

L’incremento dei prezzi dei generi alimentari che osserviamo al supermercato da cosa deriva?

“La situazione è molto complessa, perché non trae origine da un’unica motivazione ma da una serie di fenomeni di eccezionale portata, che si sono sovrapposti, generando quella che i cronisti amano definire una tempesta perfetta. I forti rincari delle materie prime e dei prodotti energetici, che si stanno in parte trasferendo anche sui prezzi al consumo dei generi alimentari, risalgono infatti a ben prima della guerra in Ucraina, e sono riconducibili a un insieme complesso di fattori di natura congiunturale, geopolitica e speculativa. A questi fattori di tensione, si è aggiunto il significativo incremento dei prezzi dell’energia e di tutte le materie prime comprese quelle agricole, anche sulla scia della crescente domanda cinese, che ha cominciato a stoccare ingenti quantità di mais e soia e del crollo produttivo dei raccolti di grano duro in Canada. In questo scenario di forte nervosismo dei mercati, si è andato poi ad inserire lo scoppio del conflitto in Ucraina, con tutto il suo carico di incertezze sugli approvvigionamenti non solo energetici ma anche di derrate alimentari. Russia e Ucraina - sebbene senza eccessiva rilevanza diretta sull'Ue - ricoprono un ruolo importante nelle forniture globali di grano, mais, soia, semi di girasole e, non ultimo, concimi. Si tratta quindi di incrementi che interessano sia verticalmente che trasversalmente tutte le filiere agroalimentari”.

I prezzi degli alimentari continueranno ad aumentare?

“Diciamo che fino ad ora i prezzi al dettaglio sono cresciuti relativamente poco e gran parte dei rincari sono stati assorbiti dalla fase agricola e della trasformazione industriale. È verosimile che soprattutto per alcuni prodotti, i prezzi continueranno a salire fino a che le tensioni sui costi delle materie prime e dell’energia non si attenueranno. Anche se si dovrà fare i conti con un portafoglio dei consumatori sempre più sgonfio a causa dell’incremento delle spese per le bollette e per la benzina”.

Quali sono i prodotti più a rischio aumento questa estate?

“Come detto, purtroppo si tratta di una crisi trasversale. Difficile dire qualcosa di sensato sul tema. Piuttosto, l’estate sarà importante per capire l’andamento della stagione produttiva cerealicola sia nazionale che internazionale. Ad oggi, l’unica oggettiva tensione sui mercati è per il grano duro per il quale siamo dipendenti dall’estero per il 30/40% circa e per il quale l’ultima campagna è stata segnata da un calo produttivo del 60% circa del Canada che, da solo, rappresenta oltre il 40% dell’export internazionale di grano duro. Non è un caso che la pasta sia uno dei prodotti che ha subito rincari più consistenti. L’altro prodotto su cui ci sono pochi dubbi è l’olio di semi di girasole per il quale Russia e Ucraina rappresentano determinanti fornitori del nostro paese. Si tratta però di un prodotto che, a parte le industrie di trasformazione, che dovranno verosimilmente tornare all’uso di olio di palma, ha un numero di sostituti piuttosto elevato”.

Gli italiani stanno cambiando le loro abitudini di acquisto?

“In certi casi si sta reagendo ai rincari facendo qualche rinuncia. Tra i derivati dei cereali, abbiamo notato ad esempio una certa elasticità della domanda per le farine, dove a fronte di un aumento dei prezzi medi del 10% si è registrata una contrazione di pari entità dei volumi acquistati. Al contrario i volumi della pasta sono rimasti invariati pur in presenza di prezzi più alti del 10%. I piatti pronti che mediamente hanno un valore unitario più elevato stanno segnando qualche flessione delle quantità, così come la biscotteria. Flessioni degli acquisti si rilevano anche per il latte e derivati, in risposta a diffusi aumenti di prezzi, per gli oli, dove i rincari hanno sfiorato punte del 20% e per il vino, malgrado in quest’ultimo caso i prezzi non evidenzino sostanziali variazioni”.

Questo contesto penalizzerà le esportazioni italiane di cibi e bevande?

“L’incremento dei prezzi dei prodotti energetici e delle materie prime agricole non riguarda solo l’Italia, ma è chiaro che il problema non si presenta esattamente uguale in tutti i paesi. Basti pensare alla Francia che grazie alla presenza di energia nucleare ha un sistema produttivo meno dipendente da gas e petrolio russo. Seppur con intensità differente, tuttavia, tutti i paesi stanno fronteggiando questa spinta inflazionistica, che inevitabilmente avrà un impatto sul potere di acquisto dei consumatori.  Relativamente alle nostre esportazioni, può in parte rassicurarci il fatto che il Made in Italy è composto generalmente da prodotti di fascia alta per i quali il prezzo è una variabile meno determinante. Non è facile fare previsioni in questo senso ma è possibile che su questo fronte l’Italia possa soffrire meno di altri Paesi”.

La guerra che uccide anche l'economia

I prezzi dei generi alimentari sono dunque destinati a salire ancora? Secondo l'esperto, potremmo assistere ad un ulteriore rincaro dei prodotti alimentari fintantoché si registreranno problemi nel reperimento delle materie prime, ma non bisogna sottovalutare neanche il caro energia. Sul listino prezzi degli alimentari, infatti, questa voce incide pesantemente sia per la produzione che nel trasporto delle merci. Finché ci saranno queste due variabili 'impazzite' a dettare legge, le tensioni sui prezzi dei generi alimentari non si calmeranno.

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