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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Coronavirus, la fase 2 resta senza mascherine (e anche l'alcol scarseggia)

Mascherine a 50 centesimi introvabili: ne sarebbero state distribuite 400 a farmacia ma in alcune città non sarebbero mai arrivate. Scarseggiano anche guanti e alcol: "Prezzi quadruplicati"

Le mascherine a 50 centesimi sono già finite. Lo segnala l'associazione delle farmacie Federfarma per bocca del presidente Marco Cossolo. Come riporta l'agenzia Ansa sono già introvabili a Roma, dove sono state consegnate a prezzo calmierato, mentre in altre grandi città come Milano e Torino non sono state ancora consegnate.

"Le ingenti quantità promesse, affinché queste ultime fossero nella disponibiltà delle farmacie, purtroppo non sono arrivate. Su questo siamo punto e a capo"

Come avevano fatto sapere da Federfarma durante il weekend ad ogni farmacia sarebbero state distribuite appena 400 mascherine. Per questo, nonostante il 4 maggio sia partita la Fase 2, gli scaffali delle farmacie sono rimasti vuoti.

“Le uniche che stiamo distribuendo sono quei tre milioni provenienti dalla Protezione Civile ed entro domani saranno già finite a fronte di un fabbisogno di 10 milioni al giorno” aggiunge Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, l’Associazione Nazionale dei Distributori di farmaci e dpi. Un problema che nasce anche alle dogane dove milioni di mascherine sarebbero state bloccate e sequestrate durante i controlli, spesso per intoppi burocratici.

Guanti e alcol introvabili

Non solo mascherine, quasi introvabili anche guanti e alcol per disinfettante come denuncia Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma.

"Il prezzo dei guanti, in lattice o nitrile, si è triplicato o quadruplicato negli ultimi mesi dopo l'emergenza Covid-19".

Ma all'origine della carenza sul territorio italiano c'è anche la legge di mercato: in Spagna e Francia, ad esempio, le mascherine calmierate sono a 96 centesimi al netto dell’Iva, e anche per questo i produttori rivolgono altrove i propri interessi. 

Mascherine, facciamo chiarezza

Ma che fine hanno fatto le mascherine? Come spiega una nota di Federfarma le mascherine a regolare marchio CE sono introvabili sul mercato. Quelle importate con autocertificazione del produttore/importatore, assimilabili alle chirurgiche, che quindi potrebbero andare in vendita a 61 centesimi (talora anche già in giacenza presso i distributori che riforniscono le farmacie) non possono essere vendute senza la conformità da parte dell’Istituto Superiore di Sanità.

A seguito dell’accordo siglato da Federfarma il 1° maggio con il Commissario Straordinario, Domenico Arcuri, le mascherine chirurgiche a prezzo calmierato saranno disponibili solo dalla seconda metà di maggio nell'attesa pezzatura di 10 milioni di mascherine settimanali.

Quanto al prezzo di vendita è una nota di Federfarma Modena a chiarire come per le mascherine chirurgiche oggetto dell’Ordinanza il prezzo prescritto è di “0,50 euro, al netto dell'Iva”, il che significa che il costo per il cittadino è di 0,61 euro con l’Iva.

Un prezzo comunque troppo basso per sostenere le spese di produzione come denunciato dai produttori, stranieri e italiani. Tanto che nel nuovo decreto rilancio il ministero dello sviluppo economico ha chiesto di poter rivedere al rialzo il prezzo di vendita dei dispositivi di protezione.

Secondo quanto si legge nel testo del documento di lavoro dell'esecutivo, la proposta impone un massimo di prezzo di vendita pari a:

  • le mascherine chirurgiche non dovranno costare oltre 1,5 euro;
  • le FFP2 senza valvola 5,75 euro, mentre con valvola non oltre 6,50;
  • le FFP3 senza valvola andranno vendute a 6 euro al massimo e con valvola a 9,50.

Inoltre viene proposto un tetto di vendita anche per i gel igienizzanti:

  • un litro di disinfettante liquido a base di ipoclorito di sodio dovrà essere venduto al prezzo massimo di 7,20 euro; 500 ml a 4,80 e 250 ml a 3,80 euro.
  • il gel disinfettante a base alcolica non dovrà costare più di 6,40 euro il flacone da 250 ml e 3,45 per la confezione da 80 ml.
  • un flacone da un litro di soluzione liquida disinfettante a base alcolica non potrà superare i 2,15 euro.

Mascherine, lo j'accuse del commissario Arcuri

"Stop a bugie e strumentalizzazioni". Il commissario per l'emergenza coronavirus Domenico Arcuri respinge le accuse da parte delle farmacie sottolineando che ''non è il commissario che deve rifornire i farmacisti''.

''Il commissario rifornisce regolarmente regioni, sanità, servizi pubblici essenziali. E dal 4 maggio anche i trasporti pubblici locali e le Rsa, pubbliche e private. A titolo ovviamente gratuito. Le farmacie non hanno le mascherine perché le loro due società di distribuzione hanno dichiarato il falso non avendo nei magazzini i 12 milioni di mascherine che sostenevano di avere - spiega Arcuri - Il prezzo massimo è stato fissato nell'esclusivo interesse dei cittadini, anche per evitare che chi oggi afferma di non avere mascherine e di aver bisogno delle forniture del Commissario, fino a qualche settimana le aveva e le faceva pagare ben di più ai cittadini. L'unica 'colpa' del commissario è quella di non aver voluto ''sanare'' mascherine prive di autorizzazioni che gli attori della distribuzione avrebbero voluto mettere in commercio con la copertura della struttura commissariale".

Secondo Arcuri, "non è vero che i farmacisti ci avrebbero rimesso o ci starebbero rimettendo perché ai distributori è stato garantito un rimborso per le mascherine acquistate prima della definizione del prezzo a 0,50 centesimi, più IVA. L'unica evidente verità è che non essendo in grado di approvvigionarsi delle mascherine, provano a scaricare sul Commissario, o peggio sul prezzo, le loro responsabilità".

"Le uniche mascherine che hanno messo in vendita, per 3 milioni, sono state fornite loro dal Commissario - rivendica Arcuri - Sempre più negozi della grande distribuzione vendono le mascherine a 0,50 centesimi, più IVA". Il Commissario si è impegnato nell'accordo sottoscritto ''ad integrare le forniture di farmacie e parafarmacie, per quanto possibile nell'ambito del complessivo processo di distribuzione''. Ma, sottolinea Arcuri, "integrare non vuol dire essere il solo fornitore delle farmacie. Il Commissario può dilazionare il termine di validità dell'accordo, purché i farmacisti trovino le mascherine e le vendano a 0,50 centesimi più IVA, avendo il ristoro garantito".

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