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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'intervista

Quanto pagheremo il pane nei prossimi mesi

"Dall’inizio della guerra russa ucraina abbiamo avuto un’escalation di costi ingestibile e ingovernabile su tutti i fronti" ha dichiarato il presidente di Assipan, Antonio Tassone, in un'intervista a Today.it parlando di bollette quintuplicate e di prezzi delle farine triplicati

Tetto al prezzo del gas, dilazione a lungo termine delle bollette, garanzia della fornitura anche con un acconto del 20%, moratoria su mutui e sui prestiti: questo chiedono i panificatori italiani per superare la tempesta perfetta che si è venuta a creare con il caro bollette e materie prime dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina. Interventi tempestivi e misure strutturali che mettano fine alla stagione dei bonus, visto che i sostegni "servono solo a dilatare i tempi verso la chiusura definitiva delle aziende". Così la pensa Antonio Tassone, presidente dell'Associazione italiana panificatori Assipan, lanciando un allarme: tra 40 giorni circa 1.350 piccole e medie imprese del pane chiuderanno i battenti, mandando a casa 5.400 lavoratori. Intanto il prezzo del pane continua a lievitare. Il pane sta diventando un bene di lusso? Di questo passo quanto arriverà a costare?

Le bollette dei panificatori sono quintuplicate

Il caro bollette sta devastando l’economia italiana, alimentando una spirale inflazionistica che sta portando su livelli incontrollati anche i prezzi dei beni di prima necessità, come il pane ad esempio. Dopo il latte a 2 euro siamo arrivati a pagare il pane quasi 5 euro al chilo, prezzi tutt’altro che popolari e non sempre alla portata di tutti. Colpa delle bollette dell’energia e del gas alle stelle, che per i panificatori italiani si sono quasi quintuplicate, rivela Tassone in un’intervista a Today.it. Ad esempio, "se un’azienda pagava 1.500 euro di gas e oggi ne paga 6.500 si capisce bene che quei 5.000 euro in più, che magari erano utili per pagare la spesa corrente, adesso non ci sono più". E così si crea un importante problema di liquidità per le piccole e medie imprese che producono pane.

A questi rincari si aggiungono gli aumenti delle materie prime. "Dall’inizio della guerra russa ucraina abbiamo avuto un’escalation ingestibile e ingovernabile su tutti i fronti. Qualsiasi voce di costo delle nostre aziende è in costante incremento” e la situazione potrebbe addirittura peggiorare “visto che la qualità del raccolto di quest’anno è piuttosto scarsa", dichiara il presidente di Assipan, aspettandosi un ulteriore aumento dei prezzi delle materie prime. Ma quanto incide il costo delle farine sul prezzo del pane?

Prezzo pane e latte1-2

Bollette, quasi 5 milioni di persone non le hanno pagate

Il prezzo delle farine è triplicato

Nell’arco di 12 mesi c’è stato un "boom dei prezzi delle materie prime", spiega Tassone. Purtroppo "non riusciamo a capire perché il grano parte dai campi a un determinato prezzo e arriva nelle nostre aziende sotto forma di farina ad un prezzo che è quasi tre volte tanto". Sicuramente oggi questi rincari incontrollati non sono dovuti ad una contrazione della disponibilità delle farine visto lo sblocco dei porti in Ucraina, specifica il presidente di Assipan.

Dal grano al pane, rileva la Coldiretti, i prezzi sono aumentati più di dieci volte a causa dei rincari record di energia, mangimi e fertilizzanti scatenati dalla guerra in Ucraina e delle distorsioni all’interno delle filiere. In realtà, però, l’incidenza del costo del grano sul prezzo del pane resta comunque marginale, pari a circa il 10% in media. Un chilo di grano, infatti, viene pagato agli agricoltori attorno ai 35/40 centesimi e serve per produrre un chilo di pane, che viene poi venduto ai consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 5 euro a seconda delle città.

Panificatori italiani: 1.350 imprese rischiano il fallimento immediato

Il dramma principale dei panificatori sono le bollette, che creano un "problema di liquidità" alle imprese, osserva Tassone. In questo caso però non è possibile ridurre i costi aziendali licenziando il personale, “perché noi siamo aziende manifatturiere, abbiamo bisogno di risorse umane per realizzare i prodotti. Se licenzio con che cosa faccio quel quantitativo di prodotto per realizzare quel volume di affari che mi serve per coprire i costi? E’ una contraddizione in termini”.

La situazione "non lascia scampo" ai panificatori, a meno di un intervento da parte dello Stato. "Abbiamo davanti 40 giorni, lo scenario è drammatico se non avremo risposte immediate che ci aiuteranno ad affrontare il caro bollette 1.350 imprese rischiano il fallimento immediato (stima Assipan-Confcommercio). Questo comporterà una perdita immediata di 5.400 posti di lavoro, cui si aggiunge il problema sociale degli imprenditori, quindi come minimo altre 1.500 persone in più".

Il pane sta diventando un bene di lusso?

I panificatori potrebbero ‘facilmente’ risolvere i loro problemi scaricando i rincari delle bollette sul consumatore finale ma "non ce la sentiamo di incidere sulle loro tasche. È difficile tradurre gli incrementi dei costi sul prezzo finito perché siamo un bene di prima necessità. Dove vogliamo arrivare con il prezzo del pane? Bisogna anche essere realistici e socialmente responsabili", dichiara Tassone ammettendo che il prezzo del pane è aumentato in questi ultimi mesi, ma meno rispetto alla media europea (+13,5% in Italia contro il +18% dell’area euro). Secondo l’Eurostat, però, il prezzo del pane non è stato mai così alto in Ue. In Italia, sottolinea l'Ufficio di statistica dell'europeo, si registra "un aumento enorme rispetto all'agosto 2021, quando il prezzo del pane era in media del 3% più alto rispetto all'agosto 2020". 

I panificatori, non aumentando troppo i prezzi del pane, hanno fatto una "scelta di responsabilità", ma questo li sta portando a sospendere l’attività “in attesa di tempi migliori”, spiega Tassone. Tradurre i costi in un aumento del prezzo del pane non solo non sarebbe una scelta socialmente responsabile ma sarebbe anche economicamente non conveniente, visto che "la risposta del consumatore sarebbe quella di non consumare pane oppure si lascerebbe spazio a produzioni abusive o a mercati del pane surgelato che proviene dall’est Europa distribuito dalla grande distribuzione, che ha un prezzo molto più competitivo".

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L'Inflazione non si ferma: carrello della spesa al top dal 1983

Il pane artigianale potrebbe scomparire dalle nostre tavole

Questo cosa vuol dire, che in questa crisi i panificatori artigianali sono più a rischio e che il pane artigianale potrebbe scomparire dalle nostre tavole? Sembra proprio di sì. "Il rischio concreto è che sulla maggior parte dei panificatori artigianali questa crisi lasci il segno", ha ammesso il presidente Assipan, spiegando che questo scenario finirà per "avvantaggiare i grandi player del mondo della panificazione a discapito di migliaia di piccole e medie imprese. Sono 30.400 in Italia, non sono poche".

Dall’altra parte ci sono i consumatori, che a causa dell’aumento dei prezzi del pane quest’anno spenderanno 900 milioni di euro in più rispetto al 2021 (stima Coldiretti). Secondo le elaborazioni dell’associazione sui dati dell’Osservatorio prezzi del Ministero dello Sviluppo economico, a luglio a Napoli una pagnotta da un chilo costava 2,16 euro, a Roma 2,92 euro, a Milano 4,46 euro e a Bologna 4,91 euro. Quanto arriverà a costare il pane nei prossimi mesi? Dipende dagli interventi che il nuovo governo deciderà di mettere in atto per sostenere le imprese italiane alle prese con il caro-energia.

Dalle bollette alla manovra: le sfide economiche del nuovo governo

Le richieste dei panificatori al nuovo governo

I panificatori italiani, schiacciati tra i rincari e un forte senso di responsabilità, sperano in un tempestivo intervento da parte dello Stato anche se per il momento si sentono totalmente "abbandonati. Il cambio di politica energetica del Paese va benissimo, ma sono interventi di lungo periodo. Noi al momento abbiamo il problema di pagare la prossima bolletta", ribadisce Tassone pretendendo un intervento immediato da parte del nuovo governo. "Noi non possiamo sperare che il governo si dia da fare per risolvere i problemi dei panificatori, noi lo pretendiamo".

"Il personale è inderogabile, le farine sono inderogabili, le materie prime servono, da dove prendiamo le risorse economiche? Il governo potrebbe intervenire sul tetto del gas, potrebbe approvare un’azione immediata che alleggerisca la pressione, garantire le forniture anche solo pagando il 20% delle bollette, controgarantire i finanziamenti come è già stato fatto. Noi non vogliamo fare altro debito per affrontare una crisi che non dipende da noi. Noi vogliamo riessere messi in condizione di affrontare le sfide del mercato, cioè fare gli imprenditori. Chiudiamo perché siamo scarsi? Va benissimo, ma chiudere le nostre aziende e mandare a casa migliaia di famiglie perché un sistema geopolitico mi porta ad avere questa realtà non è da Paese civile", tuona Tassone rivendicando interventi strutturali.

Le proteste

Nel frattempo i panificatori napoletani sono scesi in piazza in segno di protesta, preannunciando la morte del settore: "Dovremmo vendere un chilo di pane a 10 euro, ma noi siamo dalla parte del popolo", dicono. Se gli addetti ai lavori dovessero davvero seguire i rincari delle bollette di luce e gas e l’aumento di tutte le materie prime, il prezzo del pane potrebbe arrivare in pochi mesi a sette-otto euro al chilo, affermano sventolando bollette da 6mila euro (un anno prima pagavano 1.800 euro). 

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