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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Prodi il trivellatore: "Perforiamo l'Adriatico, c'è un mare di petrolio"

"L'Italia si fa del male, non sfrutta le risorse petrolifere che abbondano nel Mar Adriatico", dice Romano Prodi mentre la Croazia appalta giacimenti nel Golfo al largo di Venezia

ROMA - Dove trovare le coperture per le riforme promesse dal premier Renzi? "Semplice: scavando sotto terra. I soldi prendiamoli dai giacimenti petroliferi che abbondano nel Mar Adriatico", dice l'ex premier Romano Prodi in un intervento pubblicato ieri su Il Messaggero.

"L'Adriatico è una dorsale così promettente da essere oggetto di un grandioso piano di sfruttamento da parte del governo croato, che può fare della Croazia il gigante energetico d’Europa". L'Italia, invece, secondo il Professore resta a guardare. Con il rischio di dover condividere comunque, per ragioni geografiche, tutti i rischi dell'impresa dei vicini croati, ma senza la prospettiva di ricavarne alcun beneficio in chiave nazionale. Anche se, a dirla tutta, in lizza per il petrolio croato ci sarebbe anche l'Eni.

Un mese fa è arrivato il via libera del governo croato alle perforazioni petrolifere in mare. La stima è di duemila chilometri quadrati di giacimenti, per un totale di tre miliardi di barili. Come reso noto dal Messaggero, il governo di Zagabria ha lanciato una maxigara per la ricerca e lo sviluppo di questi idrocarburi. Compagnie del calibro di ExxonMobil, Shell ed Eni sembrano pronte a competere. All'asta ci sono 29 blocchi di fondale adriatico, fra i 1.000 e i 1.600 chilometri quadrati l'uno, di cui otto nel Golfo di Venezia.

"Esclusi i produttori del Mare del Nord, Norvegia e Regno Unito, l'Italia è al primo posto per riserve di petrolio in Europa", dice Prodi. Anche sul fronte del gas il nostro Paese potrebbe fare di più: "siamo in quarta posizione per riserve e solo in sesta per produzione. Abbiamo quindi risorse non sfruttate, unicamente come conseguenza della decisione di non utilizzarle. In poche parole: vogliamo continuare a farci del male". E pazienza se l'idea di nuove trivellazioni non piace a molti. "La risposta ai rischi industriali non è l’impedimento a fare, ma la capacità di governarli". Parola del Professore.

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