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Giovedì, 25 Aprile 2024
Emirato / Qatar

Perché dal Qatar dipenderà il costo delle nostre bollette

Tutti gli affari dell'Italia con il Paese che ospita i Mondiali. Tra le critiche degli attivisti per i diritti umani

Nei primi otto mesi del 2022, lo scambio commerciale ha già fatto registrare la cifra record di 4 miliardi, in crescita rispetto all'anno passato del 140%. Esportiamo macchinari, mobili, moda e prodotti agroalimentari, i pezzi forti del made in Italy (ma anche armi). In compenso, importiamo sempre più energia. Già, perché il Qatar, oggi al centro dell'attenzione globale per i Mondiali di calcio, è da tempo uno dei nostri più importanti fornitori di gas naturale liquefatto (gnl). Lo è per noi, ma anche per buona parte dell'Europa e del globo. E il suo peso sul mercato mondiale è destinato a crescere nel 2023, quando la competizione per accaparrarsi le forniture del Paese del Golfo sarà ancora più serrata.

Il gnl che fa gola

Lo ha sottolineato poche settimane fa proprio Doha, lanciando un avvertimento che è stato poi confermato anche dall'Agenzia internazionale dell'energia (Aie): se i Paesi europei dovrebbero riuscire ad avere scorte di gas sufficienti per superare questo inverno, diverso è quello che potrebbe accadere dopo l'estate del 2023, quando si tratterà di riempire nuovamente gli stoccaggi. "I problemi (nell'approvvigionamento di gas, ndr) saranno il prossimo anno e quello successivo, anche fino al 2025”, è il monito lanciato dal ministro dell'Energia del Qatar, Saad al-Kaabi. 

Ora anche il Qatar può ricattarci col gas

A causare questi rischi sono diversi fattori. Innanzitutto, c'è la Russia, che potrebbe interrompere del tutto le sue forniture verso l'Europa, anche quelle di gnl che, a dispetto di quelle del gas via pipeline, sono aumentate in questi mesi di guerra. C'è poi la Cina: con lo scoppio della crisi energetica nel Vecchio continente, Pechino ha ridotto (e di molto) le sue importazioni di gnl sul mercato globale, cosa che ha consentito ai Paesi Ue di potersi accaparrare quote di mercato aggiuntive e far fronte ai problemi di approvvigionamento con la Russia. Ora, con molta probabilità, la Cina potrebbe tornare nel 2023 a far valere il suo peso di grande acquirente di gnl, rendendo più difficile per l'Europa mettere mano sulle navi solitamente dirette in Asia. 

Ecco perché molti Paesi Ue, come Germania, Francia, Spagna, Belgio e, non per ultimo, Italia, hanno intrattenuto colloqui con Doha in questi mesi per assicurarsi forniture e anticipare il possibile braccio di ferro con Pechino. Ma il Qatar ha messo le mani avanti: almeno fino al 2025, la produzione di gas del Paese del Golfo non potrà aumentare più di tanto, e i tradizionali clienti asiatici, a sui solitamente arriva il 70% del gnl qatarino, hanno contratti fissi a lungo termine che vanno onorati. Secondo il ministro al-Kaabi, Doha, che è tra i primi tre big mondiali del gnl, potrà dirottare nel breve termine solo il 10-15% della produzione attuale verso l'Europa.

Il ruolo dell'Italia

Dietro queste dichiarazioni, come comprensibile, ci sono trattative e affari che riguardano il gas, ma non solo. Il Qatar punta molto sui Mondiali di calcio per consolidare la sua immagine e la sua posizione sullo scacchiere internazionale. E le critiche sulla situazione dei diritti umani nel Paese, arrivate in buona parte proprio dall'Europa, Regno Unito compreso, sono state duramente contestate dai vertici di Doha. In compenso, al di là delle critiche di qualche leader politico occidentale, i governi europei non hanno preso posizioni eclatanti. 

L'Italia, dal canto suo, ha espresso in questi giorni i suoi migliori auguri al Paese del Golfo per l'organizzazone dei Mondiali: “Facciamo il tifo per il Qatar, facciamo il tifo per il successo del Qatar in questa impresa molto complessa", ha detto l'ambasciatore italiano in Qatar Paolo Toschi. Evidentemente anche a nome del governo attuale, dopo che quello precedente, lo scorso marzo, aveva inviato l'allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio a mantenere caldi i rapporti. Del resto, come dicevamo, le relazioni tra Roma e Doha sono ottime. Se l'anno scorso gli scambi commerciali sono arrivati a un valore di 3,3 miliardi, lo scorso fine agosto l'import-export aveva già raggiunto i 4 miliardi.

La bilancia pende in modo negativo per il nostro Paese: il nostro export vale 1,1 miliardi, mentre dal Qatar importiamo 2,9 miliardi, in particolare gas, petrolio e gas. Ma le cifre non traggano in inganno. L'Italia, secondo il nostro Istituto per il commercio estero, "è al quarto posto tra i Paesi fornitori del Qatar dopo l'India e prima della Germania". Inoltre, siamo il terzo Paese, almeno nel 2021, per volume di armi vendute Doha, secondo il Sipri. E gli affari sull'asse Roma-Doha potrebbero ancora aumentare nei prossimi anni: se l'anno scorso, l'Italia è stata il maggior Paese dell'Ue per acquisto di gnl dal Qatar, il motivo va anche cercato nelle buone relazioni intessute dall'Eni con l'emirato: qui, la compagnia italiana ha da poco firmato un accordo con la QatarEnergy per il progetto di espansione del North field east, giacimento che dovrebbe portare i volumi di gnl esportati da Doha dalle attuali 77 milioni di tonnellate a 126 milioni. Peccato, però, che i lavori di ampliamento non finiranno prima del 2027. 

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