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Sabato, 20 Aprile 2024
Pensioni

In pensione a 64 anni ma con un assegno più leggero: chi viene penalizzato da "Quota 102"

Conte ribadisce lo stop a Quota 100: "Ma c'è un problema oggettivo, vanno trovate altre formule". L'ipotesi di cui si parla con più insistenza prevede l'uscita dal lavoro a 64 anni, a patto di accettare una riduzione sulla quota contributiva. Scontata la proroga di "Opzione Donna", niente da fare invece per Quota 41 il cui costo è eccessivo (12 miliardi)

"Non ho rinunciato a Quota 100, nasce come triennale e ho semplicemente annunciato che terminerà nel 2021. Siamo già al lavoro con la ministra Catalfo, ci sono interventi da fare". Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte confermando così lo stop (tra un anno) alla riforma delle pensioni approvata dal governo Conte 1. In materia previdenziale, ha aggiunto il premier, sarà necessario trovare "altre formule per gestire un problema che è oggettivo". Quando parla di "problema oggettivo" Conte si riferisce probabilmente all'aumento secco dei requisiti di pensionamento (si parla di 5-6 anni) che ci sarebbe a partire da gennaio 2022 se Quota 100 non venisse sostituita. Un problema di equità che il governo sta cercando di risolvere introducendo una nuova riforma che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe essere definitiva e non sperimentale come la precedente. 

Pensioni, le ultime ipotesi sulla riforma

Una delle ipotesi di cui si parla con maggiore insistenza (ne scrive oggi anche "Il Corriere della Sera") è quella di consentire l'uscita dal lavoro a 64 anni di età con un minimo di 38 anni di contributi (la così detta Quota 102) a patto di accettare un taglio sull'assegno previdenziale pari al 2,8-3% della quota contributiva. Se così fosse, i meno penalizzati sarebbero quei lavoratori la cui pensione è calcolata per buona parte con il modello misto retributivo (fino al 1996), mentre per gli altri la penalizzazione sarebbe più cosipicua. Si tratta ovviamente di indiscrezioni e come tali sono da prendere con cautela, tanto più che il dialogo con le parti sociali è solo all'inizio. 

Da Quota 102 a Quota 98

La priorità (è stato lo stesso Conte ad annunciarlo) sarà però data a chi svolge lavori usuranti. In questo caso non si parlerebbe di Quota 102 ma di Quota 98 con l'uscita anticipata a 62 anni e 36 di contributi, con una penalizzazione ridotta o nulla, a chi oggi usufruisce dell'Ape social.

Secondo il "Corsera" per tutelare chi svolge lavori gravosi il governo potrebbe però continuare ad usare proprio lo stumento dell'Ape Social che oggi permette ad alcune categorie di lavoratori di lasciare il lavoro a 63 anni. La richiesta dei sindacati in questo senso è quella di ridurre da 36 a 30 anni gli anni di contribuzione "in modo da far rientrare molte categorie di lavoratori oggi esclusi, come, ad esempio, gli operi del settore edile". Nell'Ape Social potrebbero rientrare inoltre anche i lavoratori fragili a rischio Covid, come chi ha gravi patologie. 

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Da Quota 41 alla proroga di "Opzione donna"

Sembra invece scontato il niet dell'esecutivo a Quota 41 che permetterebbe a tutti i lavoratori di andare in pensione a 41 anni a prescindere dall'età anagrafica. Il costo dell'operazione, chiesta a gran voce dai sindacati, sarebbe di dodici miliardi: decisamente troppi. È invece solo una formalità la proroga anche per il 2021 di , una misura che alle lavoratrici, sia dipendenti che autonome, di andare lasciare il lavoro rispettivamente a 58 e 59 anni. Il governo ha rassicurato sul fatto che il meccanismo resterà in vigore anche per il prossimo anno. 

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