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Martedì, 23 Aprile 2024
Il caso / Siracusa

Il primo stabilimento italiano vittima delle sanzioni: tutti a rischio licenziamento

La storia e il futuro in bilico dei lavoratori dell'impianto Isab di Priolo (Siracusa), la più grande raffineria d'Italia: è gestita dalla Lukoil, secondo produttore russo di petrolio

La guerra potrebbe avere ripercussioni economiche negative anche molto lontano dalla linea del fronte in Ucraina. Anche qui da noi, in Italia. È allarme nel polo petrolchimico di Priolo Gargallo, nell'area industriale di Siracusa, dove è presente la più grande raffineria del nostro paese. Si chiama Isab (Industria siciliana asfalti e bitumi), è una società di diritto italiano ed è di proprietà della società svizzera Litasco SA, controllata da Lukoil, la seconda compagnia petrolifera russa e la più grande non di proprietà statale. Finora l'impianto di raffinazione del petrolio e produzione di energia elettrica più grande d'Italia in termini di portata - rappresenta circa il 22% della capacità di raffinazione complessiva del paese - ha lavorato a pieno regime, non ha smesso di funzionare né ha ridotto la sua attività, concentrata in tre siti produttivi interconnessi tra di loro mediante un sistema di oleodotti. Ma adesso il prolungarsi della guerra preoccupa tutti.

La raffineria che rischia di chiudere in Italia per le sanzioni: tutti licenziati?

Il futuro è a tinte fosche. Alla raffineria Isab c'è lo spettro della chiusura, se le sanzioni alla Russia di Putin dovessero inasprirsi, estendendosi anche al gas e al petrolio. Sarebbe un dramma per i circa mille dipendenti dell'impianto, e a catena ci sarebbero conseguenze devastanti per tutto l'indotto (circa 2.500 lavoratori), in particolare al porto di Augusta che movimenta ogni anno tonnellate di prodotti Isab. Non è troppo avventato ammettere che, poiché la raffineria tiene insieme centinaia di aziende interessate, con la sua chiusura collasserebbe l'intera zona industriale di Siracusa. E parliamo di uno dei più importanti e più grandi poli energetici europei, con diecimila posti di lavoro nel complesso.

Finora le sanzioni internazionali alla Russia non hanno colpito il settore energetico, soprattutto perché i paesi dell'Unione europea dipendono molto dagli idrocarburi russi e un blocco tout court comprometterebbe troppe economie, almeno finché non vengono trovate alternative valide al gas e al petrolio del Cremlino. Ma all'orizzonte c'è un inasprimento delle restrizioni, con inclusa l'ipotesi di un embargo del petrolio russo. E sta di fatto che, dalle parti di Siracusa, le sanzioni hanno già colpito i sistemi di pagamento con la Russia: le banche non offrono più anticipi sulle fatture delle aziende fornitrici che lavorano con la raffineria, e non concedono più il credito necessario né le garanzie per acquistare il petrolio fuori da Mosca.

"Prendiamo tutto il greggio dai pozzi russi controllati da Lukoil - ha spiegato Claudio Geraci, vicedirettore generale di Isab - perché è l'unica società che ci fa credito". Prima della guerra, invece, Isab utilizzava greggio proveniente da tutto il mondo, con una quota minoritaria di petrolio russo, e la scelta dipendeva dalle migliori condizioni di mercato. Ora, in caso di embargo al greggio di Mosca, la raffineria dovrebbe fermare le attività per mancanza di materia prima, licenziando i lavoratori, con conseguenze deleterie per tutto l'indotto. Con un futuro incerto e il destino di migliaia di dipendenti in bilico, si vocifera di una possibile nazionalizzazione della raffineria Isab di Priolo: lo Stato, riporta ilSole24ore, eserciterebbe il golden power per salvaguardare un'impresa di rilevanza strategica e di interesse nazionale, salvando migliaia di posti di lavoro, per poi rimettere l'impianto sul mercato tra qualche anno. Nelle scorse ore, tuttavia, il ministero dello Sviluppo economico ha fatto sapere che la statalizzazione non è una misura imminente, pur ammettendo le preoccupazioni "per il risvolto sociale della situazione". Staremo a vedere.

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Foto dal sito isab.lukoil.com

La russa Lukoil e il suo capo Alekperov (che si è dimesso)

Un po' di contesto, intanto. Come e quando i russi sono arrivati sulle coste orientali della Sicilia? Fondata circa cinquant'anni fa, la raffineria apparteneva al gruppo Erg ed è stata acquistata qualche anno fa da Litasco, controllata da Lukoil. Oggi lavora in media circa 10,6 milioni di tonnellate di greggio raffinato l'anno (si tratta del 13,6% del totale nazionale) e ha una capacità di raffinazione che raggiunge i 19,4 milioni di tonnellate di greggio ogni dodici mesi. Il colosso petrolifero russo Lukoil proprietario della Isab di Priolo è posseduto in maggioranza dall'oligarca Vagit Alekperov, quarto uomo più ricco di Russia con un patrimonio stimato di quasi 23 miliardi di dollari, nonché ex vice ministro dell'industria petrolifera e del gas dell'Unione Sovietica.

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Vagit Alekperov, capo di Lukoil. Foto EPA/SERGEI ILNITSKY

Alekperov, che è nato a Baku in Azerbaigian, si è dimesso nei giorni scorsi da capo del colosso energetico. Lo ha fatto sapere la società stessa, in una nota stringata, senza però fare chiarezza sul motivo di questa scelta "improvvisa". Di lui sappiamo che è molto vicino a Vladimir Putin e che era presente alla famigerata riunione del gruppo di oligarchi convocati al Cremlino alla fine di febbraio, pochi giorni prima dell'invasione dell'Ucraina. Non si conoscono i motivi alla base delle dimissioni. Fatto sta che lo scorso 5 marzo il consiglio di amministrazione di Lukoil ha riferito in una dichiarazione pubblica che stava "chiedendo la fine più rapida del conflitto armato in Ucraina". "Esprimiamo la nostra sincera empatia per tutte le vittime che sono colpite da questa tragedia - ha scritto il consiglio del colosso petrolifero -, sosteniamo fermamente un cessate il fuoco duraturo e una soluzione dei problemi attraverso seri negoziati e diplomazia". Una dichiarazione del genere potrebbe aver irritato lo zar.

Lukoil è quotata alla Borsa valori di Londra, ma le sue azioni sono state sospese a causa delle sanzioni internazionali contro la Russia. L'Unione europea finora non ha sanzionato né Alekperov né Lukoil, ma l'oligarca è soggetto alle restrizioni "personali" imposte dal Regno Unito ai cittadini russi vicini a Putin. Restrizioni che impediscono a lui, o a qualsiasi barca o aereo di sua proprietà, di entrare nel Regno Unito e nell'Ue, dove Lukoil ha interessi commerciali notevoli, compresi quelli italiani. Complicato, se non impossibile, esercitare in questo modo le funzioni di presidente dell'azienda. Ma questa è un'altra storia, e forse ai lavoratori in bilico dell'Isab-Lukoil di Priolo interessa molto meno. 

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