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Domenica, 1 Ottobre 2023
Consumi e stili di vita

Rapporto Coop 2023: italiani più poveri, risparmiano anche sul cibo

Per far fronte al caro vita le famiglie spendono meno e in modo diverso. La fotografia scattata dal Rapporto Coop 2023 - Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani

Tanti futuri possibili e tanti punti di rottura. Il 2023 vede l’affollarsi di emergenze non risolte a partire dai venti di guerra che riarmano le potenze, le trasformazioni in corso nello scacchiere internazionale, un nuovo europeismo su cui però insiste il peso della denatalità e dell’invecchiamento. C’è poi il climate change, oramai una catastrofe, peraltro annunciata, che con i suoi 2.300 eventi estremi solo nel corso del 2022 (erano stati 146 nel 2010) ha già superato il punto di non ritorno. E se è vero che in Italia ancora oggi permane una zoccolo duro di negazionisti (il 15% fra coloro che lo negano e chi lo ritiene una esagerazione) per converso sono 14 milioni gli italiani che si dichiarano pronti a battersi attivamente e esporsi in prima persona per la tutela dell’ambiente e 1 su 4 ha già cambiato abitudini in virtù della sostenibilità.

Presentata l’anteprima digitale del "Rapporto Coop 2023 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani" redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-Coop) con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto d’analisi di NielsenIQ e i contributi originali di Circana, GS1-Osservatorio Immagino, CSO Servizi, GfK, Mediobanca Ufficio Studi. Nel rapporto si legge che nel nostro Paese si è oramai esaurita l’esuberante crescita postpandemica del 2021 e del 2022 e che nei prossimi mesi le intenzioni di spesa degli italiani fanno segnare una brusca inversione di rotta (36% quelli che intendono ridurre i consumi contro solo l’11% che pensa di aumentarli). Ad appesantire le prospettive l’eccezionale crescita dell’inflazione che solo negli ultimi 2 anni ha abbattuto il potere di acquisto in una misura pari a 6.700 euro procapite. Il lavoro che sinora sembra esserci (nel 2023 sono 23,5 milioni gli occupati, mai così tanti dal 2008), è un lavoro che non paga quanto dovrebbe (il 70% degli occupati dichiara di avere necessità almeno di un’altra mensilità per condurre una vita dignitosa) e ne deriva la tendenza sempre più evidente ad aggiungere lavoro al lavoro come strategia di difesa dal carovita. A dispetto di questo ulteriore impegno, comunque l’impatto devastante dei prezzi trascina quasi la metà degli italiani (27 milioni di persone, in crescita del 50% rispetto al 2021) in una condizione di strisciante disagio. E solo un italiano su 4 dichiara di fare la stessa vita di qualche anno fa.

La fotografia scattata dal Rapporto Coop 2023 è quella di un Paese certamente inquieto (il 30% si dichiara tale) e dove crescono i timori (dal 20 al 32%), dove tuttavia a oggi permane una patina di ostinato e pacato ottimismo sotto il quale forse incubano ma certo non esplodono stati d’animo più contrastanti. Campioni nelle rinunce (calano le compravendite immobiliari, le auto, i beni tecnologici), gli italiani hanno sostituito il nuovo con l’usato (33 milioni nell’anno passato hanno venduto o acquistato beni usati) e anche i loro carrelli diventano leggerissimi. -3% la variazione delle vendite a prezzi costanti nel primo semestre dell’anno e in previsione 2024 su 2023 il 60% dei manager intervistati si aspetta un risultato in ulteriore seppur modesta riduzione (-0,5%). Così la spesa diventa più frequente, l’attenzione al risparmio fa piazza pulita della fedeltà al canale di acquisto, discount e MDD sembrano ancore di salvezza. E visto che la fatica di vivere incalza a farne le spese è anche l’identità alimentare di buona parte degli italiani; 1 su 5, soprattutto baby boomers e lower class, dichiara di aver perso ogni riferimento identitario abbandonando anche i dettami della cultura tradizionale, del territorio, delle tipicità. Ciò peraltro non significa che non si facciano strada, seppur ancora in fasce minime di popolazione, le nuove tendenze a tavola: il plant-based le cui vendite fanno già registrare un +9% anno su anno, lo sugar free, la predilezione per le proteine e per l’healty, oltre alla spiccata volontà di contribuire con la propria dieta al miglioramento delle sorti del pianeta. Già oggi, 5,1 milioni di italiani dichiarano di alimentarsi a spreco zero, 2,8 si definiscono reducetariani e 1,4 sono i cosiddetti climatariani (ovvero coloro che usano prodotti a basso impatto C02).

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