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Mercoledì, 24 Aprile 2024
IL RAPPORTO GREENITALY 2014

Il trionfo della green economy nostrana: vale 101 milioni di euro e 3 milioni di posti di lavoro

Investire nel green conviene. Per combattere la crisi circa il 22% delle aziende italiane hanno scelto di spostare i propri investimenti in tecnologie che riducono l'impatto ambientale e risparmiano energie

La green economy italiana cresce e non sembra aver nessuna intenzione di smettere di farlo. A confermare questo andamento sono i dati di GreenItaly di Unioncamere e  Fondazione Symbola Realacci: più di un’impresa su cinque dall’inizio della crisi ha scommesso su innovazione, ricerca, conoscenza, qualità e bellezza. Sono infatti 341.500 le aziende italiane (circa il 22%) dell’industria e dei servizi con dipendenti che dal 2008 hanno investito, o lo faranno quest’anno, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Un dato che sale al 33% nell’industria manifatturiera. Un orientamento che si rivela strategico, tanto che proprio alla nostra green economy si devono 101 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 10,2% dell’economia nazionale, esclusa la componente imputabile al sommerso. Il dato del rapporto 2014, inoltre, è in leggera crescita rispetto a quello del 2013.

Oltre alla ricchezza l’economia verde – sempre più apprezzata dai consumatori italiani, visto che il 78% di essi è disposto a spendere di più per prodotti e servizi eco-sostenibili - produce anche lavoro: già oggi in Italia ci sono 3 milioni di green jobs, ossia occupati che applicano competenze ‘verdi’. Una cifra di tutto rispetto destinata a salire ancora nel corso del 2014. Dalle realtà della green Italy infatti arriveranno quest’anno 234 mila assunzioni legate a competenze green: ben il 61% della domanda di lavoro. Con i green jobs che diventano protagonisti dell’innovazione e determinano addirittura il 70% di tutte le assunzioni destinate alle attività di ricerca e sviluppo delle nostre aziende. Una percentuale da capogiro superiore al già alto 61,2% dello scorso anno.
     
Numeri alla mano risulta evidente che nel nostro Paese, come ci dicono Symbola e Unioncamere, la green economy è già in movimento e sta contribuendo in modo determinante a rilanciare la competitività del made in Italy. La propensione al green abbraccia tutti i settori della nostra economia - da quelli più tradizionali a quelli high tech, dall'agroalimentare all’edilizia, dalla manifattura alla chimica, dall'energia ai rifiuti – e che sale nel manifatturiero, comparto in cui quasi un’impresa su tre punta sull’economia verde. Una scelta che paga: nella manifattura il 25,8% delle imprese eco-investitrici ha visto crescere il proprio fatturato nel 2013. Le imprese manifatturiere che fanno eco-investimenti sono anche più forti all’estero: il 44% esporta stabilmente, contro il 24% di quelle che non investono.

IL CONFRONTO CON L'EUROPA. Grazie anche alle realtà che puntano sull’efficienza, l’Italia vanta importanti primati sul fronte dell’ambiente a livello europeo. Siamo, ad esempio, una delle economie a minore intensità di carbonio dell’Ue: per ogni milione di euro prodotto dalla nostra economia emettiamo in atmosfera 104 tonnellate di CO₂, contro i 110 di Spagna, i 130 del Regno Unito e i 143 della Germania. Non solo, siamo campioni europei nell’industria del riciclo: a fronte di un avvio a recupero industriale di 163 milioni di tonnellate di rifiuti su scala europea, nel nostro Paese ne sono state recuperate 24,1 milioni di tonnellate, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi europei (in Germania ne sono state recuperate 22,4 milioni di tonnellate). C’è anche questo dietro al fatto che l’Italia è uno dei cinque Paesi al mondo – assieme a Cina, Germania, Corea del Sud e Giappone - che vanta un surplus commerciale con l’estero di prodotti manifatturieri superiore ai cento miliardi di dollari.   

GLI ITALIANI SONO DISPOSTI A SPENDERE DI PIU' PER PRODOTTI O SERVIZI ECO-SOSTENIBILI. Secondo il sondaggio condotto da SWG per questo rapporto, il 78% di cittadini italiani è disposto, nonostante la crisi dei consumi, a spendere di più per prodotti e servizi eco-sostenibili. Se, all’inizio del nuovo secolo, più della metà degli italiani definiva il green una moda, oggi questo dato ha mutato completamente di colore. Per il 74% dell’opinione pubblica, la green economy è un reale nuovo modo di fare impresa, economia e società. Uno spread positivo che ci indica la direzione da seguire. Lo spiega Ermete Realacci presidente Fondazione Symbola: “Non usciremo dalla crisi come ci siamo entrati, non ci metteremo alle spalle questa tempesta perfetta se non cambiando e imboccando con convinzione la via della green economy, che è anche la strada maestra per contrastare i mutamenti climatici. L’Italia deve affrontare i suoi mali antichi, che vanno ben oltre il debito pubblico e che la crisi ha reso ancora più opprimenti: le diseguaglianze sociali, l’economia in nero, quella criminale, il ritardo del Sud, una burocrazia spesso persecutoria e inefficace. Deve rilanciare il mercato interno, stremato dalla mancanza di lavoro, dalle politiche di rigore e dalla paura. E deve saper fare tesoro della crisi per cogliere le sfide, e le opportunità, della nuova economia mondiale. Scommettendo sull’innovazione, la qualità, la bellezza, la green economy, per rinnovare il suo saper fare, la sua vocazione imprenditoriale e artigiana. L’Italia, insomma, deve fare l’Italia”.

“Che la cultura green non sia oggi più soltanto patrimonio di un piccola cerchia di illuminati”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, “ma, al contrario, sia un orientamento che sta progressivamente conquistando gran parte dei nostri connazionali, è dimostrato dalla disponibilità, che quasi 8 italiani su 10 dichiarano, a preferire prodotti eco- sostenibili all’atto dell’acquisto. Un acquisto peraltro oggi sempre più oculato e attento, visto il permanere di una sostanziale crisi dei consumi. Questa semplice constatazione deve ancora di più valorizzare l’atteggiamento seguito dalle nostre imprese, che si rivelano campioni anche nel fare un diverso tipo di made in Italy, in cui il rispetto della nostra tradizione produttiva si sposa indissolubilmente con la tutela dell’ambiente e si coniuga con una idea di business anche eticamente positiva, oltre che vincente”.

Se vogliamo rilanciare il sistema Paese è da qui che dobbiamo ripartire. Da questa green Italy che rappresenta una delle punte più avanzate del Paese. Un’Italia innovativa, competitiva e sostenibile da incoraggiare.  

LA GEOGRAFIA DEGLI ECO-INVESTIMENTI. La green Italy è diffusa in modo piuttosto uniforme lungo tutto lo Stivale, ma trova nel Nord del Paese il suo punto di forza: si trovano qui quasi 170 mila delle nostre 341.500 imprese green, di cui 94 mila nel Nord-Ovest e circa 75.600 nel Nord-Est.  Un’altra buona fetta di imprese verdi si trovano al Meridione, circa 94.000, mentre nel Centro ce ne sono quasi 65 mila. Analogamente scendendo a livello delle singole regioni, spicca il numero di imprese lombarde che hanno fatto o faranno ecoinvestimenti: più di 62 mila. Nulla da stupirsi, dunque, se è la Lombardia a guidare la classifica regionale per  numero delle imprese green. Segue il Veneto con 35.650 imprese che puntano sull’eco-efficienza, terza posizione all’Emilia-Romagna con 29.480 imprese verdi. Seguono Lazio, Piemonte, Toscana, Campania e  Puglia, rispettivamente con 27.220, 24.710, 24.500, 20.070, 20.760 imprese attente alle loro performance ambientali. E quindi troviamo la Sicilia, a quota 19.150, e le Marche, che si attestano a 10.340 imprese green.  Passando dalle Regioni alle Province, i livelli più elevati di numerosità di imprese green spettano alle grandi realtà: Roma e Milano guidano la classifica con oltre 19.000 imprese green in ciascuna provincia, seguite da Napoli (quasi 13.000 imprese green) e Torino (poco più di 11.000).  

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