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Venerdì, 19 Aprile 2024

Charlotte Matteini

Opinionista

Ah, il Reddito di cittadinanza ha fatto anche cose buone

“Non si trova più personale a causa del reddito di cittadinanza”. Un refrain continuo ormai da mesi, non passa giorno che sui quotidiani nazionali e locali di tutta Italia non venga pubblicata un’intervista a un imprenditore che si lamenta di come sia diventato difficile trovare persone disposte a lavorare, tra giovani pieni di “pretese” e lavoratori che in tempo di pandemia hanno deciso di cambiare settore per avere turnazioni più umane e maggior tempo libero a disposizione. Come se non bastasse, a rincarare la dose contro il reddito di cittadinanza sono arrivati anche i mafiosi. Ebbene sì, avete letto bene, si lamentano addirittura i capo cosca di Cosa Nostra.   

Come raccontato da PalermoToday, nell’ambito dell’operazione “Vento”, condotta dopo l’omicidio del boss Giuseppe Incontrera lo scorso 30 giugno e che ha portato all’arresto di 18 persone, è emersa la pittoresca intercettazione di un capo clan che protesta perché non si trovano più ragazzi disposti a fare gli spacciatori. A lamentarsi è proprio lo stesso Incontrera, che racconta di come è diventato impossibile trovare “picciuttieddu” per una nuova piazza di spaccio che avrebbe voluto “aprire”. E a chi addossa la colpa? Al reddito di cittadinanza, ça va sans dire. "Con questa minchia di Cittadinanza, peggio è. Minchia, perché quello già dice 'io ho 1.200 al mese... che minchia vengo!'", si sente dire dal boss.   

Insomma, ristoratori, albergatori, imprenditori e ora anche boss accomunati dallo stesso problema e dallo stesso astio contro una misura per il contrasto alla povertà che, sia pur migliorabile sotto molti aspetti, di fatto sta raggiungendo uno degli obiettivi più importanti a livello sociale.  Da molti anni, infatti, complice la pandemia da Covid-19 e la presenza di una rete di protezione economica che nel 2020 ha evitato a un milione di individui di trovarsi in condizioni di povertà assoluta, come certificato dall’ultimo rapporto Istat, sta prendendo piede una sorta di “rivoluzione sociale” che sta di fatto ponendo fuori mercato tutte quelle realtà che vorrebbero trovare dipendenti disposti a lavorare a condizioni intollerabili per un Paese civile, tra bassi salari, turnazioni al limite dello sfruttamento, pretese di monte orario ben superiore a quello di legge e spesso proposto in cambio di un compenso a forfait  - leggi tutto compreso indipendentemente dalle ore realmente lavorate.  

Il reddito di cittadinanza, però, sta mettendo i bastoni tra le ruote anche alla criminalità organizzata, sottraendole le giovani leve e concedendo loro la possibilità di concretizzare un futuro migliore in un territorio, come quello siciliano, che presenta un tasso di occupazione che a stento raggiunge il 44,5%, ben al di sotto della media italiana e di Centro, Nord e dello stesso Sud, e di lavoro non regolare pari al 18,5% (dati tratti dal rapporto Benessere equo e sostenibile 2021 di Istat).   

Un Paese normale gioirebbe per questo. In Italia, invece, questa notizia passerà quasi inosservata o, ancor peggio, verrà sfruttata per fare dell’ironia spicciola, chiudendo gli occhi di fronte al problema e negando che, forse, questa bistrattata misura qualche bel pregio invece ce l’ha eccome.  

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