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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Recovery fund, dai bond europei 170 miliardi all'Italia (ma arrivano anche le eurotasse)

80 miliardi a fondo perduto e 90 miliardi sotto forma di prestiti a lunga scadenza. Questo il plafond cui attingere dal recovery fund europeo da 750 miliardi presentato dalla commissione europea: ma a coprire gli interessi nuove tasse (eco e digitali)

Recovery fund, ci siamo: la Commissione europea ha presentato la sua proposta di emissione di bond trentennali per raccogliere direttamente sui mercati i 750 miliardi di euro con cui finanziare il nuovo fondo dedicato al rilancio dell'economia post crisi pandemica da Covid-19. In particolare secondo alcune anticipazioni l'Italia potrebbe ottenere in totale oltre 170 miliardi di euro, di cui 80 miliardi a fondo perduto e 90 miliardi sotto forma di prestiti a lunga scadenza.

Il percorso sarà ancora lungo poiché occorre ancora scrivere nel dettaglio le regole ma da oggi c'è finalmente un testo su cui discutere. Lo ha presentato il presidente della commissione europea Ursula von Der Leyen: il nome scelto dalla commissione per il piano è #NextGenerationEu. In pratica si compone di una serie di interventi il cui principale è appunto la costituzione di un Recovery fund.

  • secondo i documenti varati dall'esecutivo comunitario dei 750 miliardi di euro ben 560 miliardi andranno proprio al Fondo di rilancio (Recovery and resilience facility), in cui le sovvenzioni a fondo perduto agli Stati (grants) saranno pari a 310 miliardi di euro mentre i prestiti a lungo termine saranno corrisposti per un totale di 250 miliardi di euro.
  • Altri 55 miliardi andranno a finanziare programmi di sostengo per le piccole e medie imprese e ai sistemi sanitari nell'ambito del piano "react Eu".
  • Ulteriori 31 miliardi finanzieranno meccanismi di supporto alla solvibilità delle imprese (incluse le ricapitalizzazioni);
  • 15 miliardi sono infine destinati allo Strategic investment facility;
  • 9,4 miliardi al programma salute.

Oltre al piano presentato da Ursula von Der Leyen la Commissione propone poi di alzare il tetto di spesa del bilancio pluriennale comunitario 2021-2017 fino a 1.100 miliardi di euro e alzare al 2% del Pnl (Prodotto nazionale lordo) comunitario il tetto degli impegni finanziari degli Stati membri per lo stesso bilancio pluriennale e di usare la differenza tra tetto di impegni e tetto di spesa come garanzie per l'emissione di debito comune.

Il problema è infatti come finanziare un tale impegno di spesa pubblica. Se gli stati del Nord Europa vorrebbero limitare o escludere l'uso di denaro preso in prestito per le sovvenzioni, Roma e Madrid spingono perché l'Europa mostri una maggiore solidarietà.

Secondo le anticipazioni fatte filtrare dal Financial Times sarebbero però nuove tasse e imposte a coprire tutti gli interessi dei debiti e i costi di rimborso nei prossimi decenni. Si tratta di ipotesi da sottoporre a negoziato ma sono chiare le linee di indirizzo della Commissione: le nuove tasse per raccogliere decine di miliardi di euro all'anno colpirebbero in particolare i giganti della tecnologia e le aziende tramite una imposta sulle emissioni di carbonio.

Sempre secondo il quotidiano della city londinese oltre alle imposte ambientali che agirebbero sul mercato della carbon tax ( sistema che consente alle aziende di acquistare e vendere permessi per l'emissione di CO2) la commissione starebbe esplorando una imposizione fiscale ad hoc per le grandi imprese tecnologiche come Facebook e Google.

"Ottimo segnale da Bruxelles, va esattamente nella direzione indicata dall'Italia"  scrive su Twitter il premier Giuseppe Conte senza celare come molte siano ancora le difficoltà da superare. "Siamo stati descritti come visionari perché ci abbiamo creduto dall'inizio. Ora acceleriamo sul negoziato per liberare le risorse presto. Che le capitali europee lo assecondino".

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Non sono ovviamente mancate le polemiche che vengono soprattutto dagli esponenti euroscettici come Claudio Borghi, responsabile economico della Lega e presidente della commissione Bilancio della Camera. "Questi fondi si basano sul bilancio europeo - argomenta ad Affaritaliani - e l'Italia è un contributore netto. Ogni anno versiamo a Bruxelles 15 miliardi di euro e ne riceviamo 10. Di fatto, l'Unione europea fa un mutuo per spargerlo tra i vari Paesi, poi vedremo con quali criteri, e lo ripaga con il bilancio comunitario. Bene, tutto ciò porterà al fatto che, ad esempio, il prossimo anno l'Italia pagherà 20 miliardi a Bruxelles per riceverne 8 e questo per lunghissimi anni a venire. In soldoni, quindi, alla fine ci perderemo".

"Non dimentichiamoci però che sarà l'Ue a decidere come utilizzare questi soldi. È come se facessimo un mutuo per comprare casa, ma a decidere quale casa comprare fosse la banca". 

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