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Giovedì, 28 Marzo 2024
Dalle stelle...

Ora il Recovery di Conte non piace più a nessuno

Era stata Italia Viva a costringere il premier alle dimissioni per un piano di rilancio giudicato tutt'altro che adeguato: oggi le autority di regolamentazione economica fanno a pezzi il Pnrr

Fino ad oggi sono "18 gli Stati" che hanno presentato alla Commissione Europea i piani nazionali di ripresa e di resilienza, in bozza, o ampie parti degli stessi. Il fatto che siano state presentate le bozze "non vuol dire che i piani siano pronti: c'è ancora molto lavoro da fare" spiegano da Bruxelles. E la bozza presentata dall'Italia ha innumerevoli problemi che dovranno essere risolti per accedere ai finanziamenti del Next Generation Eu.

La scadenza è il 30 aprile ma se Draghi prenderà le redini di palazzo Chigi di lavoro ne servirà parecchio per ribilanciare il piano di investimenti e riforme. Nella relazione dell'ufficio parlamentare di Bilancio presentata oggi in audizione al Senato si evidenzia come il piano bollinato da Palazzo Chigi sia "disomogeneo nella identificazione dei criteri per l'allocazione delle risorse ai singoli progetti'' mentre il piano europeo "richiede che siano esplicitati gli obiettivi finali di ciascun investimento, con dimostrazione finale della loro realizzazione, ma anche serrate scadenze temporali nell'impegno delle somme e nell'esecuzione dei lavori''.

Inoltre il piano appare "debole e le indicazioni fornite appaiono generiche anche in relazione agli eventuali costi associati alla realizzazione delle riforme stesse, come invece previsto dalla bozza di regolamento europeo''.  

Tra le mancanze anche l'inadeguata adozione di strumenti "per contrastare efficacemente infiltrazioni criminali, frodi ed episodi corruttivi nella gestione dei progetti finanziati dal Piano. Una necessità che viene sottolineata tenuto conto dell'esigenza di accelerare le procedure di appalto ed esecuzione delle opere, anche in deroga alle ordinarie procedure, comprese quelle destinate a limitare pratiche illecite''.

Un monito arriva anche da Bankitalia che spiega che un uso inadeguato dei prestiti potrebbe avere un effetto negativo: se non usate "in maniera produttiva" l'Italia si ritroverà con più debito pubblico.

"Le maggiori risorse rese disponibili dal programma europeo a condizioni vantaggiose andranno comunque restituite - spiega il capo del servizio Struttura economica della Banca d'Italia, Fabrizio Balassone, in un'audizione in parlamento - Se non saranno impiegate in maniera produttiva, i problemi del paese non saranno alleviati ma accresciuti dal maggiore indebitamento".

"L'attuazione del Piano va collocata nella prospettiva di una strategia di progressiva riduzione del peso del debito pubblico sul Pil".

Invece, lamenta Bankitalia il documento in discussione "non specifica in dettaglio il profilo annuale dell’uso dei fondi europei, né la loro ripartizione dettagliata tra le diverse poste di bilancio".

Altra bachettata arriva dall'economista Carlo Cottarelli, già protagonista di un mandato esplorativo da parte di Mattarella nel 2018. "Nel Recovery plan italiano - ricorda il direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani - le spese ammontano a 145 miliardi di cui 69 miliardi finanziati a fondo perduto. Manca completamente la definizione della governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e delle misure di controllo e audit”.

Per Mario Draghi, qualora dovesse prendere il timone del paese, si appresta una navigazione tutta in salita.

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