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Sabato, 20 Aprile 2024
La misura simbolo

Reddito di cittadinanza: per chi non cambia nulla nel 2023 (qualsiasi cosa decida il governo Meloni)

Salvini ha anticipato "la revisione" del sussidio, la presidente del Consiglio ha indicato l'obiettivo di separare la parte assistenziale da quella di politica attiva. Ma qualsiasi novità non varrà, in ogni caso, per un gran numero percettori, per i quali tutto resterà così com'è

"Ho incontrato Giancarlo Giorgetti, entro la fine della settimana faremo un'altra riunione": il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha anticipato quella che definito "la revisione del reddito di cittadinanza", pur senza entrare nei dettagli. Ma ha assicurato che le novità, sul sussidio e su molto altro, saranno già presenti nella manovra. Dunque tra un mese e mezzo (la legge di bilancio deve essere approvata da entrambe le camere del parlamento), tempi stretti, sarà chiaro come il governo Meloni interverrà sul Rdc. Giorgia Meloni stessa ha indicato l'obiettivo di separare la parte che potremmo definire "assistenziale", ossia il sussidio economico per inabili al lavoro, da quella di politica attiva per l'inserimento nel mondo del lavoro dei disoccupati.

Le ipotesi sono numerose: la perdita dopo il primo rifiuto di un'offerta di lavoro congrua (attualmente al secondo rifiuto il sussidio viene revocato, in passato si doveva arrivare a tre dinieghi). Oppure un décalage, ovvero un taglio progressivo del sostegno economico nel corso del tempo. O ancora, potrebbe essere varato un doppio binario per la sola platea di beneficiari che può lavorare, che potrebbe essere ricompresa in altri strumenti di sostegno al reddito, maggiormente legati all'inserimento nel mondo lavorativo.

Per chi non cambierà nulla

Ma ciò non varrà, in ogni caso, per moltissimi percettori. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari (Fratelli d'Italia), vicinissimo a Giorgia Meloni,  ha ipotizzato che solo i percettori tra i 18 e i 59 anni, senza minori a carico, e in grado di lavorare potrebbero perdere parte di, o tutto, l'assegno legato al reddito di cittadinanza, con un cronoprogramma da stabilire. Nessuna novità a breve termine invece "per gli invalidi, chi è in difficoltà, chi ha minori a carico senza avere adeguati mezzi di sostentamento", ha detto a Porta a Porta. "Ovviamente non sarà fatto immediatamente. Prima della riforma della Naspi l'assegno di disoccupazione era di 6 mesi, questo può essere un tempo congruo", ha detto. 

Può voler dire tutto e niente ciò che ha anticipato Fazzolari, ma è un segnale: non ci saranno novità che varranno per tutti. Si ragionerà per categorie.

Anche Ignazio La Russa pochi giorni dopo la vittoria del suo partito alle elezioni politiche del 25 settembre fa aveva detto qualcosa di molto simile, slogan a parte. "Noi vogliamo abolire il reddito di cittadinanza, ma nel momento in cui lo aboliamo facciamo un’altra legge. Anzi, due leggi". Tra le due leggi prospettate da La Russa, una punterebbe a "garantire al 50% degli attuali percettori qualcosa di più rispetto a quello che prendono ora". Si parla di "famiglie numerose, disabili, pensionati. L'altro 50% per metà è costituito da gente che non aveva alcun diritto, che ha truffato lo stato. C’è una marea di gente. Ad un altro 25% che ha diritto, noi speriamo di dare un lavoro. Noi immaginiamo di abolire questa legge e di ricostruire in forma diversa il rapporto con chi ha bisogno. Siamo convinti che offrendo ai datori di lavoro la possibilità di assumere e avere meno tasse si possano avere molte assunzioni", aveva concluso.

Per una vasta platea di percettori dunque non ci sono reali novità in vista. Oggi il reddito di cittadinanza non è un reddito universale, non è sussidio di disoccupazione, non è individuale non è familiare. Il governo, e questo non si può fare in un mese e mezzo, deve decidere se è un reddito familiare di sostegno come era il Rei (quindi non personale ma familiare, slegato dalle offerte di lavoro), oppure se è un redito da disoccupazione e che quindi va anche a chi non ha mai trovato il lavoro o è uscito dall'alveo degli aiuti dopo due anni di Naspi. Ma in questo caso è necessario che la persona sia pagata per fare corsi di formazione e/o lavori socialmente utili, non si tratta più di rifiutare o meno offerte di lavoro. Cambia proprio l'impostazione del discorso.

In ogni caso, qualsiasi cosa succeda in fase di stesura della legge di bilancio, per tutta la platea di percettori over 59 del sussidio a cui manca solo qualche anno alla pensione, per gli invalidi, per chi ha famiglie numerose, o minori a carico, senza avere adeguati mezzi di sostentamento, è altamente improbabile che cambi qualcosa, tanto nell'immediato quanto nel prosieguo della legislatura. Potrebbe cambiare il nome, ma resterà in ogni caso un sussidio per queste categorie. Chi è titolare di reddito di cittadinanza inserito nei Patti per il lavoro può invece aspettarsi novità impattanti dal gennaio 2023 in avanti.

A proposito di offerte di lavoro. Il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha sottolineato uno dei motivi per cui i percettori rifiutano i lavori proposti: "C’è un tema di lavoro povero e salari bassi. Nelle nostre sedi incontriamo lavoratori che ricevono proposte da fame sia per condizioni di lavoro sia di salario. Qualcuno non avrò voglia di rinunciare al reddito, ma sono molti quelli che lamentano proposte di salario indecente". Servono formazione e riqualificazione lavorativa. "Come Uil abbiamo sempre sostenuto che il reddito è una misura che nulla a che vedere con le politiche attive del lavoro. Cercare di dare un sostegno a chi rimane indietro non è una necessità riconosciuta solo dal nostro Paese, ma anche a livello europeo, quindi, noi siamo favorevoli. Anche perché 2/3 dei percettori del reddito di cittadinanza sono inabili al lavoro".

In base a dati aggiornati all'estate scorsa, il 20% dei percettori di Rdc lavora con impieghi precari e guadagni minimi, il sussidio è per loro un'integrazione. Due terzi sono disabili, minori, persone che non hanno mai lavorato.

Tridico: "Senza reddito di cittadinanza resta solo la Caritas"

"Per milioni di persone, senza il Rdc rimarrebbe solo la Caritas... Esiste la Naspi per chi perde il lavoro, per un massimo di 2 anni. Ma ricordiamoci sempre che il Rdc oggi per i due terzi viene dato a persone che non possono lavorare o non hanno mai lavorato, o non hanno una storia contributiva recente", ha ricordato il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico.

Da aprile 2019 a oggi hanno ricevuto il pagamento di almeno una mensilità 2,24 milioni di nuclei familiari per un totale di oltre 5 milioni di persone, con un importo medio Rdc-Pdc (reddito e pensione di cittadinanza) attualmente di circa 550 euro per nucleo e una spesa totale di circa 8 miliardi l'anno per le casse dello Stato. Si è raggiunto un record di percettori nel picco della pandemia, nella prima parte del 2021, con 3,9 milioni di individui beneficiari di almeno una mensilità di Rdc. In quella fase emergenziale, se non ci fosse stato il sussidio "simbolo" dell'avventura M5s al governo, la crisi sociale si sarebbe manifestata con una drammaticità evidentemente maggiore. Le cose recentemente sono migliorate. A ottobre i percettori sono scesi a circa 2,45 milioni di persone, corrispondenti a 1,16 milioni di nuclei familiari.

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