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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Reddito di cittadinanza e Quota 100, il M5s presenta il conto al Pd

Le due misure bandiera del governo giallo-verde sono intoccabili. Al neo-ministro Gualtieri il difficile compito di tappare i buchi lasciati dal precedente esecutivo avendo però le mani legate. Col rischio di finire impallinato dal fuoco amico

Evitare l’aumento dell’Iva e al contempo dare una prima sforbiciata alle tasse sul lavoro. Il nuovo ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha davanti a sé un compito delicato. E i conti per ora non tornano. Specie dopo che il M5s ha deciso di blindare le due riforma-bandiera del governo giallo-verde: Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro è stato categorico: "Reddito e Quota 100 non si toccano, garantisco" ha affermato in un’intervista al 'Corriere della Sera'.

Dichiarazioni che non sorprendono, ma sanciscono un fatto incontestabile: il Pd - attraverso il suo uomo al Tesoro - si troverà a dover tappare i buchi lasciati dal precedente esecutivo, avendo peraltro le mani legate. Un vicolo cieco in cui i dem si sono infilati da soli.

"Abbiamo dimostrato di essere in grado di individuare coperture solide per le nostre proposte, lo faremo anche stavolta" dice ancora Fraccaro. Per ora i dirigenti del M5s preferiscono non alzare i toni. Ma aver messo le mani sui due ministeri di spesa (Lavoro e Sviluppo) lasciando ai dem l’onere (più che l’onore) delle Finanze consente indubbiamente ai 5 Stelle di aver le mani libere. E di potere, un domani, avanzare richieste e porre veti sui provvedimenti allo studio del Tesoro, intestandosi il ruolo di difensori del popolo. 

Insomma, a Gualtieri potrebbe toccare la stessa sorte di Tria, accusato più volte (sia dalla Lega che dai 5 Stelle) di remare contro l’esecutivo perché impossibilitato ad esaudire i desiderata dei due partiti di maggioranza. La differenza – sostanziale – sta tutta nel fatto che Tria era una figura tecnica, mentre Gualtieri è un ministro politico. E dunque logorare lui significherebbe logorare tutto il Pd.  

Manovra, servono almeno 32 miliardi

La strada che il nuovo inquilino di via XX settembre ha di fronte a sé è dunque tutta in salita. Per la prossima finanziaria Gualtieri dovrà trovare 32-35 miliardi, il tutto senza poter ridiscutere Quota 100 e reddito di cittadinanza, le due misure che hanno fatto impennare il 'costo' delle clausole di salvaguardia.

Giù le tasse ai redditi medio-bassi

Lo scenario è il seguente: tra sterilizzazione delle clausole e spese indifferibili serviranno circa 27 miliardi di euro. Con il taglio del cuneo fiscale la spesa da sostenere arriverebbe appunto a 32-35 miliardi.  Per la riduzione delle tasse si parla dunque di uno stanziamento di 5-8 miliardi: in busta paga non cambierà granché (basti pensare che il bonus da 80 euro costa 10 miliardi) ma partire con una misura destinata ai redditi medio-bassi darebbe un segnale forte a quei ceti popolari convertiti al Salvinismo. 

Come sarà finanziata la legge di bilancio

Cosa fare allora? Il governo ha già fatto capire che parte della manovra sarà finanziata in deficit. L’Ue sembra sia disposta a concedere qualche margine di flessibilità in più, a patto - scrive Il Sole 24 Ore - di impegni precisi sul piano delle riforme e degli investimenti. Secondo il quotidiano di Confindustria, nella migliore delle ipotesi Gualtieri potrebbe contare su dieci miliardi in più. Altri cinque miliardi potrebbero arrivare dal piano di contenimento della spesa già messo a punto dal ministro Tria.

Nel medio periodo potrebbero tornare utili anche i risparmi ottenuti grazie al calo dello spread, mentre dalle privatizzazioni nel 2019 si potranno ricavare al massimo 7-800 milioni. Sulla spending review il discorso è sempre lo stesso: per ottenere dei risultati tangibili sono necessari diversi anni e il piano di Cottarelli giace ad ammuffire da anni nei cassetti del Mef. 

I tagli alle agevolazioni fiscali

Infine c’è il capitolo delle così dette tax expenditures. Le agevolazioni fiscali costano alle casse dello Stato più di 50 miliardi. Al Tesoro ci sarebbe già un piano per tagliare i cosiddetti sussidi ambientalmente dannosi, ma intervenire su questi incentivi non sarebbe indolore e, oltre a danneggiare alcune categorie di lavoratori, potrebbe finire per ritorcersi anche contro i consumatori (eliminare le agevolazioni agli autotrasportatori potrebbe ad esempio portare ad un aumento dei prezzi dei prodotti). 

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