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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Reddito cittadinanza e 'furbetti': perché può essere un (pericoloso) boomerang

A lanciare l'allarme sulla misura contro la povertà che il Governo vuole introdurre è Unimpresa: “Si presta a manipolazioni, rischia di far esplodere il lavoro nero”

Reddito di cittadinanza sì, reddito di cittadinanza no. Da quando il Movimento 5 Stelle ha iniziato a parlare di questa misura contro la povertà, il tema è stato sempre al centro di un profondo dibattito tra pro e contro. Una diatriba diventata sempre più accesa negli ultimi tempi, con Lega e M5s al lavoro per inserire questa norma nella prossima Manovra. Ma esistono anche dei possibili effetti collaterali del reddito di cittadinanza, che in caso di introduzione potrebbe essere sfruttato in maniera 'furbesca' per ottenere un doppio assegno, quello del lavoro e quello del reddito. Come? A lanciare l'allarme è Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa: “La norma che mira a introdurre in Italia il reddito di cittadinanza corre il rischio di essere aggirata e può far esplodere il lavoro nero. L'architettura della misura si presta a diverse manipolazioni, anche con sostanziali accordi tra le imprese e i lavoratori, appartenenti a categorie più deboli”.

La tortuosa strada verso il reddito di cittadinanza: 780 euro "solo per pochi"

Meglio il reddito del lavoro

Secondo un sondaggio di Unimpresa, infatti, chi ha un reddito mensile inferiore a 1.000 euro infatti potrebbe accettare di buon grado il licenziamento per accedere al reddito di cittadinanza che ha un assegno mensile fino a 780 euro e continuare a lavorare ma in nero con il vantaggio di poter percepire un assegno complessivo superiore alla paga regolare. Ma ci sarebbe un vantaggio anche per i datori di lavoro che risparmierebbero dal 30% al 60% sul costo del lavoro pur potendo avere comunque la stessa prestazione lavorativa.

"Commercio, turismo, agricoltura, servizi di manutenzione e di pulizia sono i settori nei quali si potrebbero registrare i maggiori casi di anomalia e distorsione. Lavoratori part time e con stipendio inferiore a 1.000 euro mensili quelli potenzialmente più interessati a valutare forme di aggiramento e violazione della misura", prosegue Unimpresa che sottolinea come "a pesare sul quadro finale, è anche la difficoltà di mettere in atto un piano di controlli a tappeto e sul territorio".

Pensioni e reddito di cittadinanza: qualcosa non torna

Le possibili violazioni della norma

In alcune zone del Paese, specie nel Sud, potrebbero verificarsi i casi più numerosi di violazione normativa. Dal sondaggio di Unimpresa fra le oltre 100.000 associate, è emerso che i settori più "interessati" sono: commercio turismo, agricoltura, servizi di manutenzione e di pulizia. Per quanto riguarda i lavoratori, quelli con stipendio fino a 1.000 euro mensili e con contratto part time sono il bacino che guarderebbe con favore a percepire il reddito di cittadinanza pur continuando a lavorare in nero.

"Per creare nuova occupazione bisogna tagliare il cuneo fiscale e i costi a carico delle aziende, ma ci rendiamo conto che si tratterebbe di interventi poco spendibili sul piano elettorale e non remunerativi in termini di voti. C'è da dire che la misura sul reddito di cittadinanza ha un presupposto importante e condivisibile. Aiutare chi è in difficoltà, prima con un sussidio e poi con l'offerta di lavoro. Ma a noi piace andare a fondo ed essere concreti, valutiamo sempre l'applicabilità e l'attuazione delle nuove leggi, che vanno sempre calate nella realtà italiana. E' evidente che le distorsioni sono facilissime e a portata di mano, meglio dirselo subito", commenta .

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