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Venerdì, 19 Aprile 2024

Antonio Piccirilli

Giornalista

Reddito di cittadinanza: la crociata contro i nababbi con 500 euro al mese

Ma davvero dobbiamo credere che senza reddito di cittadinanza l'Italia sarebbe il Paese di Bengodi? Messo nel mirino da leader politici e imprenditori in cerca di personale, il sussidio "grillino" continua a essere additato come la causa di tutti i mali nonostante i numeri e il buon senso dicano altro (ci arriveremo). Giorgia Meloni ad esempio lo ha definito "paghetta di Stato" e "metadone di Stato" nonché (solo l'altro ieri) un provvedimento "profondamente diseducativo" che "non risolve la tua condizione di povertà" perché "ti lascia stabile, dipendente dalla politica" e dunque è come "dire ai ragazzi di 20 anni 'stai a casa, non mi servi, ti tiro un po' di soldi, stai buono lì'". Matteo Salvini (che pure l'aveva votato in Parlamento) spiega che il reddito di cittadinanza "non può diventare uno strumento che incentiva il lavoro nero e la disoccupazione perché questo è". Per questo motivo "va lasciato a chi non può lavorare" e tolto a tutti gli altri. Giusto, no? Beh, non proprio.

Iniziamo col dire che l'importo medio del reddito di cittadinanza (dati Inps) è di 561 euro (588 euro per il RdC e 270 euro per la pensione di cittadinanza) e va da un minimo di 458 euro per i single a un massimo di 741 euro per le famiglie con cinque componenti. Parliamo di 500 euro al mese. Se un discreto numero di deputati e senatori pensa che siano sufficienti a fare i pascià (alla faccia di chi lavora) il problema non è il reddito di cittadinanza: è chi ci rappresenta a vivere evidentemente fuori dalla realtà.

Le truffe sul reddito di cittadinanza

L'obiezione è nota: "E i furbetti?". Ovviamente ci sono e sono un problema, anche se quantificare l'importo dei soldi trafugati allo Stato non è facile. I numeri diffusi dai carabinieri lo scorso novembre ci dicono che nei primi due anni sono state scoperte truffe per 174 milioni di euro, ma è facile immaginare che ci sia anche chi l'ha fatta franca. Qualche mese fa Matteo Renzi ha provato a fare una stima del fenomeno: "Dai nostri studi" ha detto il leader di Italia Viva, "i percettori illegittimi sarebbero circa 50mila e circa 400 milioni i soldi sottratti alle casse dello Stato: mezzo miliardo l'anno, rubato alla gente per bene".

Si tratta di numeri da prendere con cautela, ma anche se l'importo fosse quello indicato da Renzi, va pur detto che le truffe sui bonus edilizi sembrano essere ben più onerose per le finanze pubbliche arrivando a svariati miliardi di euro. Eppure la nostra classe politica si guarda bene dal mettere in discussione gli incentivi all'edilizia, anche quando si tratta in molti casi di regalare soldi a chi i soldi ce li ha già. 

Il lavoro nero e i controlli

Si dirà: "È vero, ma il reddito di cittadinanza favorisce il lavoro nero". Può darsi. Però ecco, la buttiamo lì: e se facessimo semplicemente più controlli? A qualcuno sembrerà una provocazione ma in realtà è un segreto di Pulcinella che il numero degli ispettori del lavoro sia assolutamente inadeguato al numero di imprese registrate in Italia. Qualcosa a dire il vero si muove: con il piano nazionale di ripresa e resilienza è stata avviata l'assunzione di 2.000 nuovi funzionari da completare entro il 30 giugno su un organico corrente di circa 4.500 ispettori. C'è però l'altro lato della medaglia: a causa dei bonus edilizi sono aumentati a dismisura anche i cantieri da controllare col risultato che difficilmente il problema sarà risolto (almeno nel breve periodo).

Qualche lettore forse si chiederà: possibile che in un Paese devastato dal lavoro sommerso per decenni nessuno ha pensato di assumere più controllori? Ebbene, sembra di capire di no. Non che fosse una spesa inaffrontabile per le casse statali: diciamo pure che si è data priorità a misure più proficue a livello elettorale.

Il vero problema è il lavoro che non c'è o è sottopagato

Certo, è vero che le politiche attive del lavoro legate al reddito di cittadinanza non sono mai decollate: secondo Anpal su poco più di 1 milione di percettori "occupabili" circa il 20% (212mila) ha un rapporto di lavoro attivo al 31 dicembre 2021, mentre i non occupati sono circa l'80% (843mila). Nessuno nega i limiti e le storture della misura. Ma il problema in questo caso è piuttosto di sistema. Si chiama lavoro, con tutti i suoi annessi e connessi: la mancanza di opportunità (specie al Sud), l'eccessiva pressione fiscale sulle imprese, lo sfruttamento, i salari da fame.

Problemi, detto per inciso, che non sono nati certo col reddito grillino. A sentire qualcuno però sembra essere proprio così: i nemici del lavoro sono diventati i "divanisti", quegli scansafatiche che campano sulle spalle degli altri e si permettono pure di rifiutare un lavoro sottopagato per fare i nababbi con 500 euro al mese. Beati loro. Offriamogli un posto in Parlamento: chissà se accetterebbero. 

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