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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia Palermo

Prendono il reddito di cittadinanza e puliscono le strade: "Non vogliamo soldi regalati"

L'iniziativa di un gruppo di ragazzi del quartiere Zen di Palermo, beneficiari del reddito di cittadinanza. Non è la prima volta che accade: i Comuni aspettano da mesi la norma attuativa sui lavori di pubblica utilità

Il lavoro manca, ma i beneficiari del reddito di cittadinanza rispondono lo stesso, mettendosi a disposizione del Comune e della collettività. Perché "i soldi non li vogliamo regalati". Così un gruppo di ragazzi del popoloso quartiere Zen di Palermo ha preso carta e penna e ha scritto al sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, per informarlo della propria disponibilità ad offrire un "contributo concreto", mettendosi a disposizione della città. A cominciare dalla pulizia delle strade del quartiere. "Non vogliamo percepire il reddito di cittadinanza restando sdraiati tutto il giorno sul divano - sottolinea Francesco Sidoti, il portavoce del gruppo di volontari -. I soldi vogliamo guadagnarli, non vogliamo che ci siano regalati".

"Una pregevole iniziativa di riscatto sociale - dice il vice presidente della VII circoscrizione di Palermo, Fabio Costantino (Forza Italia) - che ancora una volta mette in luce il meglio di un quartiere troppo spesso ghettizzato o considerato come la mela marcia della cittadinanza palermitana. Dallo Zen, invece, parte un chiaro messaggio diretto alle Istituzioni: vogliamo lavorare, non vivere di assistenzialismo".

Reddito di cittadinanza e lavori di pubblica utilità: tutti i ritardi

Non è la prima volta che accade (qui un altro caso recente, sempre a Palermo): vista la mancanza di alternative, i beneficiari del reddito di cittadinanza si rendono utili come possono, diventando volontari. Questo perché mentre il sussidio è ormai realtà - con le somme spettanti caricate sulle card degli aventi diritto -, sul fronte lavoro siamo ancora in alto mare. I Comuni aspettano da mesi la norma attuativa sui cosiddetti lavori di pubblica utilità.

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Come vi spiegavamo in questo articolo, sulle cosiddette "norme anti-divano" c’è ancora tanta strada da fare. Nelle intenzioni del Movimento 5 Stelle, l’introduzione del sussidio avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità di riscatto per tanti italiani lasciati ai margini del mercato del lavoro: non mero assistenzialismo, dunque, ma anche e soprattutto una legge capace di restituire dignità attraverso la ricerca di un’occupazione. Se l’assegno c’è già da qualche mese, il lavoro è invece ancora un’utopia. E non parliamo solo della riforma dei centri per l’impiego, non ancora attuata, ma anche - appunto - dei cosiddetti lavori di pubblica utilità che la Lega ha voluto portare da 8 a 16 ore al giorno. Finora, però, tutto il fardello è stato lasciato nelle mani dei Comuni che peraltro non sanno neppure come muoversi, perché manca la norma attuativa con le linee guida da girare alle amministrazioni locali.

Ecco perché, in qualche caso, sono stati gli stessi beneficiari del reddito a metterci una pezza, con iniziative di volontariato volte soprattutto a lanciare un messaggio forte allo Stato, oltre che alla collettività.

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