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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia Italia

Referendum Alitalia, in vantaggio i "no" all'accordo: crescono i timori per il fallimento

Se la maggioranza degli oltre 12.000 dipendenti chiamati al voto accetterà il pre-accordo sottoscritto il 14 aprile da azienda e sindacati (con tagli e riduzione di stipendi) gli azionisti si sono impegnati a ricapitalizzare la società, ormai a corto di liquidità

+ Bocciato l'accordo per salvare Alitalia: i dipendenti votano "No" ai tagli +

A circa la metà delle schede scrutinate al referendum Alitalia, il no si conferma saldamente in testa. In totale, fino ad ora, su 10.100 votanti, sono state scrutinate 5.163 schede, con 3.947 no e 1.216 sì. 

Milano dice 'no' al referendum sul nuovo piano Alitalia: a Linate 696 hanno votato contro e 153 a favore, mentre a Malpensa i contrari sono stati 278 e i favorevoli 39. Lo riferiscono fonti sindacali facendo presente che si tratta in larghissima parte di personale navigante. D'altronde da giorni era noto che l'accordo sarebbe stato accolto con maggiore ostilità proprio da piloti e assistenti di volo. 

Anche a Roma i no sono in vantaggio. Da Fiumicino i primi risultati della urna 1 che ha raccolto i voti dei 4.400 dipendenti del personale navigante dell'aeroporto romano mostrano una netta prevalenza dei contrari: 700 contro solo 100 favorevoli.

Il governo in allarme. A palazzo Chigi il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni ha riunito il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda e il ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio.

Alle 16 si sono chiuse le urne per il referendum sul piano industriale dell'Alitalia: ha votato, secondo fonti sindacali, circa il 90% dei 12.500 dipendenti. La consultazione, iniziata lo scorso giovedì mattina, si è tenuta in sette siti: cinque nello scalo romano di Fiumicino - dove avverrà lo spoglio delle schede - e altre due nell'area milanese, uno a Linate e uno a Malpensa. Saranno necessarie, alcune ore per lo spoglio delle schede e il verdetto delle urne dovrebbe essere reso noto nelle prime ore della serata. 

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Il risultato sarà subito valido a prescindere dal numero di lavoratori che avrà votato, ma già ieri sera a seggi chiusi avevano votato in 9.100 dei 12mila dipendenti della ex compagnia di bandiera chiamati a decidere del futuro di Alitalia. L'aviolinea ha ormai le casse vuote, indiscrezioni assicurano che ci sono soldi per consentire l'operabilità solo fino a metà Maggio e senza la manovra da due miliardi vincolata dalla ratifica dell'accordo per la limitazione dei costi raggiunto tra l'azienda e i sindacati si aprirebbe la strada per la messa in liquidazione.

Nessun'altra soluzione possibile, nessuna alternativa, nessuna possibilità di nazionalizzazione: il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio rinnova l'appello lanciato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ("senza l'intesa sul nuovo piano industriale l'Alitalia non potrà sopravvivere") e sottolinea che "bisogna seguire con coraggio la strada iniziata". Il ministro interviene per mettere la parola fine alle speculazioni su un possibile intervento dello Stato per il salvataggio della compagnia nel caso di una vittoria del no all'accordo. Una soluzione invocata dai sindacati di base mentre a scendere in campo in prima persona a favore del sì al preaccordo ieri sono anche i leader di Cisl, Uil e dell'Ugl. Intanto l'affluenza al voto è stata altissima, 12.500 i lavoratori aventi diritto. 

I TERMINI DELL'ACCORDO

Nel giro di tre anni Alitalia è ritornata al punto di partenza: dopo la gestione fallimentare della compagnia in mano al socio di maggioranza Etihad, il rilancio che allora si pensava di dover dare è tutto nelle mani dei lavoratori.

In caso di vittoria del no verrà convocato un consiglio di amministrazione che avvierà la procedura di amministrazione straordinaria. La prospettiva è quella del commissariamento e il rischio, "concretissimo", secondo il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda è quello di una liquidazione della compagnia. 

Nel caso della vittoria del sì è previsto un cda mercoledì per sbloccare la ricapitalizzazione, 2 miliardi di equity di cui 900 milioni di nuova cassa. Sul fronte dei tagli il preaccordo prevede un calo degli esuberi del personale a tempo indeterminato da 1.338 a 980, e un taglio degli stipendi del personale di volo dell'8%, i riposi annuali da 120 a 108. Ai nuovi assunti inoltre verrà applicato il meno oneroso contratto 'cityliner', il vettore a breve raggio.

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