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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Tfr, limite di consegne e rimborsi per i rider: cosa bolle nella pentola del Governo

Dopo la sentenza del caso Foodora il Ministero del Lavoro ha inviato alle parti coinvolte nel confronto sui rider un documento con tutte le tutele in fase di studio: ecco quali sono le novità

Limite massimo di consegne e ore settimanali, addio al pagamento a cottimo, rimborso spese e molto altro. Queste sono soltanto alcune delle migliorie che il Governo sta valutando per i lavoratori del food delivery. Dopo la sentenza del caso Foodora, ribaltata dalla Corte d'Appello di Torino, il Ministero del Lavoro ha inviato alle parti coinvolte nel confronto governativo un documento con le tutele in fase di studio per rider e fattorini delle consegne a domicilio. 

Rider, le tutele che sta studiando il Governo

Tra le novità, riportate anche dalle agenzie di stampa, ci sono: il divieto di pagamento a cottimo, un massimo di tre consegne l'ora, la paga oraria minima, un massimo 35 ore a settimana, un forfait come indennità di fine rapporto, il rimborso spese per la manutenzione dei mezzi utilizzati, che di norma sono biciclette e scooter.  

Nel documento redatto al Ministero vengono indicati anche i punti principali per garantire delle 'tutele minime' ai rider, tra cui figurano anche le coperture Inps e Inail, il divieto di utilizzare meccanismi di ranking reputazionale e il diritto alla disconnessione. Si inizia a parlare di lavoro non subordinato e tra gli impegni indicati figurano anche i divieti di retribuire i fattorini con dei voucher o buoni lavoro e di avvalersi di personale con partita Iva.

Rider, l'importanza della sentenza Foodora

Ad aprire una nuova 'strada' per i rider è stata proprio la sentenza arrivata venerdì scorso dal tribunale di Torino, che ha accolto in parte le richieste di cinque ex fattorini. Una vittoria a metà ben accolta dai sindacati e da tutti i lavoratori del settore, come testimoniano anche le parole di Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl: “Un passo avanti importante la nuova sentenza di Torino sui riders di Foodora. Salario, ferie, malattie, tredicesime riconosciute sulla base dell'applicazione del contratto collettivo della logistica e trasporto merci firmato dai sindacati. Questa è strada da seguire per estendere le tutele anche ai lavoratori della gig economy”.

Sulla stessa linea anche le parole di Tiziana Bocchi della Uil: “La sentenza con cui la Corte di appello di Torino ha accolto il ricorso di cinque ex rider di Foodora è davvero una buona notizia. È un atto di giustizia che certifica la correttezza della nostra battaglia per il riconoscimento di diritti contrattuali a questi lavoratori. Come è noto, infatti, Cgil, Cisl, Uil hanno chiesto l'applicazione di un contratto nazionale della logistica e, comunque, precise garanzie in termini di tutele e di diritti”.

Anche secondo Tiziano Treu, presidente del Cnel, si tratta di una sentenza importantissima dopo l'acceso dibattito che ha coinvolto il mondo delle consegne a domicilio: “Una sentenza molto importante che indica la direzione giusta da seguire per l'inquadramento dei rider. In un momento di accesa discussione sulla tipologia di lavoro dei riders e in cui ci si interroga se il lavoro da loro svolto sia di tipo subordinato o autonomo -spiega Treu che è stato anche ministro del Lavoro- la sentenza di Torino indica la loro giusta collocazione in quel contenitore nuovo creato dal Jobs Act che sono le collaborazioni etero-organizzate, lavori a metà tra subordinato e autonomo”.

“La sentenza mette dei paletti da cui derivano delle tutele fondamentali per questi lavoratori. Soprattutto - aggiunge il giuslavorista -afferma il diritto a un salario tutelato da contratto collettivo nazionale di categoria, quello della logistica, settore in cui sono stati già siglati accordi su ambiti simili, come il contratto per gli autisti di Uber. Poi, come conseguenza dell'inquadramento contrattuale ci sono le tutele Inps e le tutele Inail”.

La sentenza arriva mentre è in corso al ministero del Lavoro un tavolo proprio sull'inquadramento del lavoro dei ciclofattorini, fortemente voluto dallo stesso ministro, Luigi Di Maio.

 

“Sicuramente - aggiunge Treu - la sentenza approda su questo tavolo con un'indicazione precisa. E se all'inizio c'era magari un'idea di inquadrare il lavoro dei riders come dipendente, adesso si può usare il comma 2 del decreto 81/15 citato dai giudici di Torino per erogare a questi lavoratori il salario previsto dal ccnl logistica”.

Foodora: “Attendiamo le motivazioni”

“Occorre attendere la pubblicazione delle motivazioni per comprendere come la Corte sia giunta a questa inedita conclusione, considerato tra l'altro il tenore letterale della norma in questione”. Così, in una nota, Foodora Italia, a proposito della sentenza emessa ieri dalla Corte d'Appello di Torino.

Sottolineando che “la Corte di Appello di Torino ha accolto parzialmente il ricorso dei 5 ex-rider della società”, Foodora Italia precisa che “la Corte ha, infatti, respinto le domande avversarie di riqualificazione del rapporto come rapporto di lavoro subordinato, nonché quelle sull'illegittimità del licenziamento, sulla violazione delle norme antinfortunistiche e sulla violazione della disciplina a tutela della privacy”.

“La Corte, pur escludendo la subordinazione -prosegue ancora la nota-ritiene tuttavia applicabile anche ai rapporti di collaborazione intercorsi con i ricorrenti il trattamento economico previsto per i lavoratori subordinati (per le sole ore effettivamente lavorate e detratto quanto già percepito). Nulla viene detto in tema di contributi anche perché come noto i rider già godevano all'epoca dei fatti di copertura previdenziale e assistenziale”.

Riders Union Bologna: "Accordo rifiutato dalle piattaforme"

Fumata nera al tavolo nazionale sulle condizioni di lavoro dei riders. Oltre alla sentenza di Torino sul lavoro subordinato, "ci è arrivata in questi giorni un'altra notizia importante", scrive Riders Union Bologna su Facebook: "Dopo mesi di riunioni del tavolo nazionale, dove non si è riusciti a giungere ad un testo condiviso su cui avviare le trattative, il Governo e' giunto ad una proposta di accordo che ha visto il sostanziale rifiuto da parte delle piattaforme". Il tentativo di mediazione fatto dal Governo, quindi, è "fallito- scrivono i ciclofattorini bolognesi- a causa della palese mancanza di volonta' da parte delle piattaforme di giungere ad un accordo. Dopo mesi di tentativi, dunque, e' ora giunto il momento di dare seguito alla promessa di regolare attraverso un decreto legge".

Come riders, infatti, "siamo stufi di aspettare e invitiamo il Governo, che ci ha convocati per dimostrare 'la volonta' di risolvere i problemi della generazione abbandonata'- continua il post- non solo a smettere di fare da sponda al gioco delle piattaforme, che in questi mesi, soprattutto da parte di Assodelivery, è stato quello di sabotare la discussione in attesa di uscire dal ciclone mediatico, ma di tenere conto dei continui rifiuti nei confronti di una soluzione condivisa". Secondo Riders Union, "l'atteggiamento tenuto in questi mesi da Assodelivery è chiaro: hanno preso in giro in primis il Governo, poi i lavoratori, i clienti e l'opinione pubblica, dimostrando che non sono mai stati interessati ad un accordo e che hanno come unico obiettivo il massimo di deregolamentazione per garantirsi il massimo di sfruttamento ed estrazione di ricchezza". 

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