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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cantiere fisco

Come cambieranno le buste paga

Riforma fiscale sul tavolo del Cdm. Con tre scaglioni "chi ha redditi più alti vedrà il maggiore guadagno", dichiara la Schlein

Via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge delega sul fisco. La "rivoluzione fiscale" garantirà "meno tasse, più crescita, equità" e getterà le basi per un nuovo rapporto di fiducia tra fisco e contribuenti. Così l’ha presentata la premier Giorgia Meloni ma l’opposizione l’ha già definita "iniqua" e a "favore di chi ha redditi più alti".

Le nuove regole, operative entro 24 mesi dall'entrata in vigore della legge delega, mirano a "semplificare e ridurre la pressione fiscale, favorire investimenti e assunzioni e instaurare un rapporto tra contribuenti e amministrazione finanziaria nella logica di un dialogo mirato tra le parti secondo le esigenze di cittadini e imprese", specifica il Mef ricordando che l'attuale sistema tributario risale agli anni '70. Prevista una riduzione da 4 a 3 scaglioni Irpef (le percentuali non sono indicate) con l'obiettivo della flat tax per tutti e una razionalizzazione e semplificazione dell'intero sistema Irpef (Redditi agrari, fabbricati, finanziari, da lavoro dipendente, autonomo, d'impresa e diversi). La delega prevede anche la revisione delle tax expenditures, (oggi più di 600 voci) e l'equiparazione della no tax area per lavoratori dipendenti (8174 euro e pensionati 8500 euro).

Per quanto riguarda le imprese è prevista una riduzione dell'attuale aliquota Ires per chi investe e\o assume. Ci sarà anche una graduale eliminazione dell'Irap. Con l'istituzione del concordato preventivo biennale e il rafforzamento dell'adempimento collaborativo si riscrivono le regole della lotta all'evasione fiscale che diventa preventiva e non più repressiva. Vediamo insieme come cambieranno le buste paga dei lavoratori.

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Schlein: "Riforma fiscale favorisce chi sta meglio"

La "rivoluzione fiscale" promessa dalla Meloni, "fondamentale per rilanciare l’economia", prima di tutto interverrà sulle aliquote Irpef, riducendole da 4 a 3 per poi sostituirle gradualmente con una flat tax per tutti (obiettivo raggiungibile in 5 anni). Previsto poi il taglio dell'Ires (Imposta sui redditi delle società, ndr) per le imprese che impiegano gli utili in investimenti e nuove assunzioni, l'abolizione dell'Irap (Imposta regionale sulle attività produttive, ndr) , interventi sui fringe benefit e sulle tax expenditures.

Secondo la segretaria del Pd Elly Schlein questa riforma, "costosissima", "favorisce chi sta meglio: chi ha redditi più alti vedrà il maggiore guadagno. Dalle prime cose che abbiamo visto siamo estremamente preoccupati perché è una delega che sembra andare nella direzione di aumentare i divari: togliere un ulteriore scaglione, passando da 4 a 3 aliquote e in prospettiva proporre la flat tax, rischia di abbassare le tasse anche ai ricchi e di far sbancare i servizi ai poveri. Dire abbassiamo le tasse a tutti per far stare meglio tutto il Paese vuol dire far mancare servizi ai poveri e abbassare le tasse ai ricchi", conclude la Schlein.

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Conte: riforma fiscale "completamente iniqua"

Il leader del M5s Conte la definisce una riforma "completamente iniqua con le tre aliquote che avvantaggeranno i ceti più avvantaggiati" mentre bisognerebbe concentrarsi sul salario minimo e sulla lotta alla precarietà (il Job act "ha prodotto solo più guadagni per i datori di lavoro", sottolinea Conte). "Sulla riforma fiscale abbiamo una controproposta che presenteremo in una conferenza stampa nei prossimi giorni per realizzare un fisco più equo e progressivo – ha chiosato Conte -. Non possiamo permettere che ci sia un divario di 100, 200, anche 500 volte tra il top manager e l'ultimo degli operai all'interno della stessa azienda per questo abbiamo introdotto un vincolo perché non siano superate le 50 volte nel trattamento retributivo".

Le ipotesi: chi ci guadagna

Due le ipotesi sul tavolo per la riduzione degli scaglioni Irpef. La prima prevede aliquote al 23%, al 33% e al 43%, la seconda un secondo scaglione al 27% per redditi compresi tra 15mila e 50mila euro. Secondo alcune stime del Corriere della Sera, più il reddito è alto più aumentano i benefici. Nella prima ipotesi chi guadagna 20mila euro andrebbe a pagare 4600 euro di Irpef, a fronte dei 4700 attuali (con l’aliquota che passa dal 25% al 23%). Un contribuente con un reddito da 35mila euro sarebbe soggetto a un prelievo Irpef di 8750 euro a fronte degli attuali 9150 euro (con aliquota dal 35% al 33%). Chi guadagna 50mila euro andrebbe a versare 13.700 euro invece di 14.400. Nella seconda ipotesi, invece, i lavoratori più avvantaggiati dalla riforma sarebbero quelli che oggi pagano il 33%, ossia coloro che guadagnano dai 28mila ai 50mila euro. Ad essere penalizzati da una riforma di questo tipo, invece, i lavoratori con reddito tra 15mila e 28mila euro, visto che la tassazione per loro passerebbe dall’attuale 25% al 27%.

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