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Giovedì, 25 Aprile 2024
Fisco

Come cambieranno le tasse in Italia con il governo Draghi

La riforma fiscale dovrà vedere luce - grazie a una delega all'esecutivo - entro il 31 luglio 2021. La novità più impattante sarà con ogni probabilità l'addio allo scaglione Irpef "di mezzo" per i contribuenti nella fascia di reddito tra i 28.000 e i 55.000 euro (l'aliquota del 38%). Niente patrimoniale e riforma del catasto

Pochi giorni fa è arrivato il via libera delle Commissioni Finanze di Camera e Senato al documento che indica al governo la strada per la riforma fiscale, dopo lunghi mesi di audizioni.  La versione finale è stata approvata con l’astensione della sola Leu (contraria invece Fratelli d’Italia).

L'esecutivo, che presenterà il testo entro il 31 luglio, viene invittao dal parlamento a lavorare con l'obiettivo di abbassare lo scaglione Irpef "medio", quello che colpisce il ceto medio (tra 28.000 e 55.000 euro). Possibili anche abolizione dell’Irap e il secondo acconto delle imposte a rate. Il piano, tutto da mettere nero su bianco, prevederebbe anche meno tasse sul lavoro, semplificazioni, rivisitazione del rapporto tra cittadini e amministrazione finanziaria, nuova lotta all'evasione, abbassamento dell'Iva ovvero "semplificazione e possibile riduzione dell'aliquota ordinaria attualmente applicata". Addio anche alle microtasse, dal superbollo alla tassa sul rumore degli aerei. Nessun accenno alla patrimoniale, la parola "patrimoniale" è stata eliminata tout court dal testo.

Per trovare le risorse il governo potrebbe rivedere o eliminare moltissimi sconti che il fisco conced per pochi casi. Numerose le proposte anche sul fronte delle aziende e su quello della tassazione "green". La quadre è tutta da trovare, e non sarà affatto facile. 

La riforma fiscale entro 27 giorni

Il punto fermo è che la riforma fiscale dovrà vedere luce - grazie a una delega all'esecutivo - entro il 31 luglio 2021. 

La novità più impattante sarà con ogni probabilità l'addio allo scaglione Irpef "di mezzo". Nel testo elabotato dalle commissioni si spiega che il governo dovrebbe puntare a "ridefinire la struttura dell'Irpef", con un abbassamento dell'aliquota media effettiva con particolare riferimento ai contribuenti nella fascia di reddito tra i 28.000 e i 55.000 euro (l'aliquota del 38%). L'intervento dovrà seguire anche l'obiettivo di modificare la dinamica delle aliquote marginali effettive, eliminando le discontinuità più brusche.

Esiste anche l'ipotesi di prevedere un sistema ad aliquota continua, ma solo per le fasce di reddito medio, accompagnato da un intervento sulla no tax area, un minimo esente da intendere come una maxi-deduzione.

Come cambia l'Irpef

In realtà non c’è ancora una linea comune su come si interverrà tecnicamente sulle aliquote, la certezza è che il beneficio del cosiddetto bonus Renzi verrà assorbito dall’aliquota. La modifica dell’Irpef riguarderà anche la razionalizzazione delle detrazioni fiscali, che potrebbero trasformarsi in spese pubbliche ed essere riconosciute come erogazioni dirette in caso di pagamento con carte o bancomat. Che cosa significa? Invece che aspettare la presentazione della dichiarazione dei redditi, il contribuente potrebbe ricevere subito la somma riconosciuta.

C'è un’ampia convergenza tra le forze politiche sull’abbassamento delle tasse sul terzo scaglione dell’Irpef con una revisione del meccanismo delle aliquote che gravano sui redditi del ceto medio dipendente. Potrebbe essere questione di mesi anche il superamento dell’Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive, introdotta negli anni Novanta come strumento di semplificazione e razionalizzazione, e poi stravolta nel tempo. Si va verso l'abolizione, il gettito legato all'Irap sarebbe assorbito in tributi già esistenti, come l'Ires.

Sul fronte delle Partite Iva c'è invece la proposta di rateizzazione del secondo acconto delle imposte sui redditi per le partite Iva e i lavoratori autonomi. L’idea è quella di cancellare la scadenza del 30 novembre, una delle più pesanti. Non un obbligo, il meccanismo di rateizzazione sarebbe una delle opzioni e prevederebbe il versamento del saldo e del primo acconto in sei rate mensili di uguale importo da luglio a dicembre dello stesso anno, nonché il versamento del secondo acconto in un’unica soluzione entro il 31 gennaio dell’anno seguente o in sei rate mensili di pari importo da gennaio a giugno dell'anno seguente. Contestualmente verrebbe eliminata o ridotta la ritenuta d’acconto.

Cosa cambia in sintesi

Traballa il regime forfettario, potrebbe essere introdotto un regime fiscale transitorio per i contribuenti che superano il limite di 65.000 euro: la proposta è quella di introdurre una tassazione agevolata per le partite Iva che superino questa soglia di ricavi e compensi. Le Commissioni raccomandando in tal caso di introdurre un regime opzionale per la continuazione del regime forfettario nei due anni successivi al superamento del tetto di 65.000 euro, in caso di aumento del volume d’affari pari almeno al 10 per cento rispetto all'anno precedente. Le aliquote dell'imposta sostitutiva salirebbero dal 15 al 20 per cento e dal 5 al 10 per cento per le start-up.

Promossa invece, anche se serviranno alcuni correttivi, la flat tax per gli autonomi con ricavi fino a 65mila euro cara alla Lega. Rivoluzione in vista per le rendite finanziarie con la creazione di un'unica categoria "Redditi finanziari", l'unificazione del criterio e la modifica della tassazione della previdenza complementare.

In sintesi, ci sono due soluzioni chiave possibili sui punti più caldi: una riduzione dell'Irpef per i 7 milioni di contribuenti che popolano la terza fascia di reddito. E un’aliquota delle rendite finanziarie allineata alla prima aliquota Irpef, che oggi è al 23% cioè 3 punti sotto a quello che ora il fisco chiede ai capital gain. Ora la palla passa a Draghi.

Nessun accenno alla patrimoniale

il documento delle Commissioni Finanze di Camera e Senato propedeutico alla riforma del fisco ignora la proposta del segretario Pd Enrico Letta di aumentare la tassa di successione sui patrimoni oltre i 5 milioni di euro. 

La scomparsa dai radar della patrimoniale viene confermata da Sestino Giacomoni, di Forza Italia, che dice "vinta la battaglia culturale iniziata nel 1994. Nel nostro Paese non ci saranno patrimoniali o altre tasse di scopo, perché questo è il momento del meno tasse per tutti". Nelle bozze la patrimoniale era citata, anche se il paragrafo era lasciato in bianco. Era un "nodo da sciogliere". 

Nebbia fitta anche sulla riforma del catasto, che avrebbe potuto portare a una rivalutazione delle case di pregio, i cui proprietari invece non pagheranno di più. Non ve ne si fa cenno nel documento.

Qualunque opzione realmente riformatrice del sistema fiscale secondo gli esperti non può prescindere dalla semplificazione della legislazione, effettiva e concreta, in modo da favorire realmente la compliance fiscale da parte dei contribuenti ed avviare comportamenti virtuosi dell’amministrazione finanziaria.

"Nei prossimi mesi la riforma del sistema fiscale sarà un passaggio strategico: il fisco italiano ha bisogno di ridisegno complessivo che consenta da un lato di renderlo più moderno e orientato alla crescita e dall'altro di rimuovere una serie di distorsioni ed inefficienze che si sono accumulate nel tempo". Lo ha detto il ministro del Tesoro, Daniele Franco, nel corso del suo intervento all'assemblea generale di Assolombarda. "Occorre un'opera di razionalizzazione delle tante forme di prelievo oggi esistenti - ha spiegato - E' fondamentale concentrare le risorse sulla riduzione del prelievo sui fattori produttivi, il cuneo sul reddito da lavoro è particolarmente elevato ed è un ostacolo alla crescita delle imprese e dell'occupazione. E' cruciale la lotta ell'evasione".

Staremo a vedere. Il lavoro da fare entro il 31 luglio appare gigantesco.

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