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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Fisco, sì all'equità orizzontale: cosa cambia per lavoratori e pensionati

Il governo punta a ridisegnare il sistema, eliminando o riducendo le differenze tra soggetti che dichiarano lo stesso reddito. In che modo potrebbe farlo e perché

La riforma fiscale "individua, tra i principali obiettivi di carattere generale, l'impulso alla crescita economica e alla natalità, mediante la riduzione del carico fiscale, l'aumento dell'efficienza della struttura dei tributi e l'individuazione di meccanismi fiscali di sostegno a famiglie, lavoratori e imprese". Così si legge nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi dopo il via libera del consiglio dei ministri al disegno di legge delega sul fisco. L'esecutivo ha tratteggiato le direttive che dovranno ispirare la nuova riforma, che però nei dettagli è ancora tutta da scrivere. In altre parole conosciamo solo i principi generali, non i provvedimenti veri e propri.

Il governo avrà ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge per "emanare uno o più decreti legislativi di organica e complessiva revisione del sistema fiscale". Il viceministro all'economia Maurizio Leo ha anticipato che "un modulo di riforma" entrerà in vigore "da gennaio 2024" e "troveremo le risorse e le coperture necessarie" ha assicurato. "Noi abbiamo indicato le priorità e a quelle faremo fede". Le tre aliquote Irpef, in particolare, saranno operative "dal prossimo anno", ma, ha aggiunto, "sui numeri sarei cauto perché la legge delega non detta i numeri puntuali, saranno poi i decreti attuativi a individuarli così come le risorse senza fare uno sforamento di bilancio".

La riforma del fisco e l'equità orizzontale

Cosa devono aspettarsi lavoratori e pensionati? Tralasciando per ora la revisione di Irap, Ires e Iva, concentriamo invece sull'Irpef, l'imposta sul reddito delle persone fisiche che poi impatta direttamente sulle buste paga nonché sull'importo dei trattamenti previdenziali e di altre eventuali entrate. Con la riforma, citiamo dal documento di Palazzo Chigi, "si prevede una revisione dell'intero meccanismo di tassazione del reddito delle persone fisiche, in modo da attuare gradualmente l'obiettivo della «equità orizzontale»". Si tratta di un punto centrale del sistema immaginato da FdI e le altre forze di maggioranza che andrebbe indagato più a fondo. 

In ambito fiscale, con l'espressione "equità orizzontale" si intende un principio secondo il quale i soggetti che hanno la stessa capacità contributiva devono essere tassati in modo eguale. A prescindere dalla natura dei loro redditi.

Un obiettivo, si legge nel testo, da raggiungere prima di tutto attraverso "l'individuazione di una unica fascia di esenzione fiscale e di un medesimo onere impositivo a prescindere dalle diverse categorie di reddito prodotto, privilegiando, in particolare, l'equiparazione tra i redditi di lavoro dipendente e i redditi di pensione". In effetti oggi i lavoratori dipendenti possono contare su un vantaggio non indifferente rispetto a pensionati e autonomi, costituito soprattutto dall'eredità degli 80 euro di Renzi, diventati poi 100 con Conte. Ciò significa che a parità di reddito chi ha un contratto di lavoro subordinato paga meno tasse. Il che non vuol dire che l'ex bonus Renzi verrà tagliato o tolto del tutto. Anzi. Sembra infatti molto difficile che l'esecutivo possa approvare una riforma peggiorativa per una fascia importante di contribuenti: dal punto di vista politico e del consenso sarebbe un grosso autogol (a meno che non si decida di prevedere altre compensazioni).

La maggioranza potrebbe allora decidere di ridurre le differenze impositive tra pensionati e lavoratori concedendo dei vantaggi fiscali ai primi senza per questo penalizzare i secondi. In questo caso però bisogna capire quante risorse sarebbero necessarie e dove verrebbero reperite. Come ai lettori sarà chiaro, al momento non si possono fare che mere supposizioni: della riforma conosciamo quasi esclusivamente i principi ispiratori, non le misure vere e proprie.

La deduzione di contributi e spese legate al lavoro

Un altro strumento con cui perseguire l'equità orizzontale, stella polare dell'esecutivo, è poi "la possibilità per tutti i contribuenti di dedurre i contributi previdenziali obbligatori in sede di determinazione del reddito di categoria e, in caso di incapienza, di dedurre l'eccedenza dal reddito complessivo". C'è anche un passaggio sulla flat tax incrementale, che verrà estesa anche ai dipendenti (oggi è prevista solo per le partite Iva) e prevede un'aliquota Irpef agevolata "su una base imponibile commisurata all'incremento del reddito del periodo d'imposta rispetto al reddito di periodo più elevato tra quelli relativi ai tre periodi d'imposta precedenti".

Altro punto saliente della riforma è riconoscere la deducibilità "anche in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la produzione del reddito di lavoro dipendente e assimilato". Un evidente vantaggio per i lavoratori subordinati che potranno scalare dal reddito imponibile le spese legate alla propria attività, ad esempio quelle per i trasporti. D'altra parte, si tratta di una misura che in parte collide con l'obiettivo di perseguire "l'equità orizzontale" tra tutti i contribuenti, visto che come spiegavamo sopra a oggi i dipendenti hanno già dei vantaggi fiscali.

Bisognerà poi capire cosa intende la maggioranza per "revisione delle tax expenditures", altro punto centrale della rivoluzione fiscale targata Meloni, e quali saranno le agevolazioni che saranno tagliate tra le 600 e rotte voci che pesano sul bilancio, dettaglio al momento sconosciuto ma non certo irrilevante. Infine, come viene specificato dal Mef, un altro obiettivo è equiparare le no tax area di dipendenti e pensionati, ovvero la soglia di reddito sotto la quale non si paga l'Irpef. La prima oggi è fissata a 8.174 euro, la seconda a 8.500. 

Cosa cambia con la nuova riforma e l'incognita Irpef

In linea generale la volontà della maggioranza è quella di ridurre le tasse. Certo è che l'insistenza sul principio dell'equità orizzontale potrebbe far pensare che a beneficiare di questa sforbiciata potrebbero essere soprattutto i contribuenti oggi più svantaggiati, pensionati e autonomi, meno i dipendenti (che tuttavia otterrebbero la deducibilità delle spese per lavoro). Ribadiamo però che nel concreto i provvedimenti devono anche essere definiti. Ed è fin troppo facile supporre che affinché la riforma prenda definitivamente corpo il governo dovrà trovare una quadra al proprio interno. Il punto focale del nuovo sistema resta comunque quello della revisione degli scaglioni Irpef che da quattro diventeranno tre. La maggioranza deve decidere quali fasce di reddito privilegiare. E su questa decisione si gioca un pezzo importante del proprio consenso. 

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