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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Prezzi alle stelle

Perché non si trova più pesce fresco e italiano in supermercati e pescherie

In un anno il prezzo del gasolio è triplicato dando un colpo mortale al comparto. Una battuta di pesca costa più di quanto rende e così la marineria italiana resta in porto e i commercianti devono rifornirsi altrove. Gli addetti ai lavori chiedono interventi immediati al Governo, intanto la conseguenza delle proteste arriva in tavola

Pesce fresco? Raro e sempre più caro. Italiano? Un miraggio. Basta fare un giro tra le bancarelle o nei supermercati per rendersi conto che portare in tavola del pesce fresco italiano sta diventando una missione impossibile. Croazia, Francia, Grecia, Spagna, Tunisia, ma anche Tanzania e Vietnam sono i Paesi di provenienza del pesce che arriva in questi giorni sul mercato italiano. Il problema è tutto in una parola: rincari. Il prezzo dei carburanti salito alle stelle ha fatto aumentare i costi per la marineria italiana in modo vertiginoso e il comparto si è fermato un po' in tutta Italia. La conseguenza è sulle nostre tavole.

In un anno il prezzo del gasolio è triplicato e il rincaro ha dato un colpo mortale al comparto. I costi per uscire in mare sono diventati troppo alti. Una battuta di pesca costa più di quanto rende e quindi, semplicemente, si resta in porto. Gli addetti ai lavori dicono di essere stati abbandonati e di non aver ricevuto neanche i fondi già previsti: dal fermo biologico del 2021 al rimborso del 20 % sul credito di imposta. "Abbiamo sinceramente apprezzato il tempismo con il quale nel decreto Energia di marzo erano stati individuate le misure a sostegno del settore ma il fatto che ad oggi nessun contributo sia stato erogato ha esasperato la situazione", la voce di Federpesca.

protesta marineria ancona today-2

Così, i pescatori hanno deciso di protestare. Ad Ancona i pescherecci sono fermi da 15 giorni, così come quelli della marineria dell'Adriatico, della Puglia e, a singhiozzo, degli altri porti italiani: A Manfredonia da sabato mattina oltre 200 imbarcazioni bloccano l'imboccatura del porto, è stata fatta passare solo la nave che porta l'acqua alle isole Tremiti. 

Proprio ad Ancona i pescatori nei giorni scorsi hanno bloccato per ore tre tir carichi di pesce proveniente dall'estero, vietando l'accesso al mercato ittico. I commercianti, dal canto loro, sono infatti corsi ai ripari ordinando pesce proveniente dall'estero. Impossibile al momento garantire il "km zero" perché manca la materia prima, ma stravolgere del tutto l'offerta ai clienti è una strada che non tutti vogliono o possono praticare.

"Ora paghiamo il carburante un euro e venti centesimi al litro, una barca ne consuma sui 3mila litri al giorno. Ed è chiaro che così non si può andare avanti. Noi, a differenza di altre imprese non possiamo scaricare il costo sul prodotto. A noi serve un aiuto diretto, immediato non chiediamo sconti o altre agevolazioni, ci occorre soltanto che il gasolio non superi un certo prezzo così da poter lavorare", ha spiegato Apollinare Lazzari, presidente associazione produttori e pesca di Ancona. La vertenza però non sembra destinata a chiudersi nel breve tempo e siamo tutti coinvolti: lavoratori e consumatori.

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