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Mercoledì, 24 Aprile 2024
ECONOMIA

La ripresa economica arriverà, ma le famiglie soffrono

Il Centro studi di Confindustria stima che il Pil italiano chiuda il 2014 con un calo dello 0,5% e prevede che inizi a risalire nel 2015 con un +0,5% per proseguire nel 2016 con un +1,1%. Ma per le famiglie è crisi nera: redditi ai livelli del 1997

ROMA - La crisi economica non si arresta, ma la ripresa è all'orizzonte. Almeno secondo le stime del Centro studi di Confindustria, secondo cui il Pil italiano chiuderà il 2014 con un calo dello 0,5%, per poi cominciare la risalita nel 2015 con un +0,5%, per proseguire nel 2016 con un +1,1%. Ma non è tutto oro colato, perché i redditi delle famiglie italiane sono ai livelli di diciassette anni fa.

Il Centro studi degli industriali conferma così la stima sul 2015 e indica l'ulteriore aumento nell'anno successivo. Secondo queste proiezioni, il Pil dovrebbe tornare positivo dal primo trimestre 2015 con un +0,2%, per poi salire gradualmente nel biennio. Per Confindustria il 2015-2016 si prospetta come «un biennio di graduale recupero per l'Italia». Dati confermati dal fatto che «lo scenario economico globale si presenta nettamente migliore rispetto a 3 mesi fa. L'incertezza rimane principale ostacolo».

DISOCCUPAZIONE E PETROLIO - Nelle stime si sottolinea che «il tasso di disoccupazione nel 2015 rimarrà ancorato sugli alti livelli di fine 2014», salendo ancora dal 12,7% previsto in media d'anno al 12,9%, «mentre scenderà progressivamente nel 2016, di pari passo con la ripresa dell'occupazione, registrando un 12,6% in media d'anno (12,4% nel quarto trimestre)». Nel 2014 il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 14,2% considerando l'utilizzo massiccio della cassa integrazione. Una buona notizia è arrivata dal crollo del prezzo del petrolio, diminuito di oltre un terzo nell'arco di alcune settimane, che per l'Italia significa «un guadagno di 14 miliardi annui». Questo terremoto economico dovrebbe avere un impatto di +0,3% sul Pil 2015 ed un altro +0,5% nel 2016. «Il calo», ha spiegato Confindustria, «comporta il trasferimento di oltre mille miliardi di euro di reddito annuale da un ridottissimo numero di produttori, con enormi ricchezze, ad un'ampia platea di consumatori e imprese nei paesi avanzati, con una più alta propensione alla spesa».

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CROLLANO I REDDITI - Peccato, però, che sempre lo stesso Centro studi degli industriali stima che i redditi degli italiani sono ai livelli del 1997, con una perdita di 3.700 euro per abitante dal 2007 (- 12,3%). Il regresso ha comportato la rinuncia a sei settimane l'anno di consumi: in altri termini, è come se le famiglie italiane smettessero di spendere a metà novembre. Sul fronte dei consumi, tuttavia, arrivano le prime indicazioni positive: la spesa delle famiglie - nelle previsioni del Csc - nel 2014 aumenterà poco (+ 0,2%) ma l'incremento sarà dello 0,5% nel 2015 e dello 0,8% nel 2016.

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