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Giovedì, 25 Aprile 2024
Decreto Aiuti

Pensioni, chi avrà davvero la rivalutazione in anticipo: tutte le cifre

Si va verso un'indicizzazione (parziale) con un occhio di riguardo agli assegni più leggeri: aumento di 10 euro lordi ogni 500 di pensione circa

Sono 14,3 i miliardi in ballo: dopo l'ok del Senato il decreto Aiuti (qui tutti i dettagli) sbarca in consiglio dei ministri. La rivalutazione delle pensioni non è stata ancora definita. Si va verso un'indicizzazione (parziale) delle pensioni con un occhio di riguardo agli assegni più leggeri, una sorta di rimborso ex post dell’inflazione galoppante di questo 2022.  La rivalutazione delle pensioni era prevista da gennaio 2023: l'ipotesi è di anticiparne, in parte, l'effetto di alcuni mesi.

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Per alcuni milioni di pensionati arriverebbe un anticipo dei meccanismi di recupero dell’inflazione, che si manifesterebbe nell’assegno di settembre senza attendere il nuovo anno. Questa indicizzazione accelerata sarebbe calcolata sull’inflazione dei primi sei mesi dell’anno, più contenuta rispetto ai livelli attuali. L'entità dell'assegno pensionistico cambia nel tempo. C'è un meccanismo di rivalutazione cioè di adeguamento all'inflazione. Il tasso di inflazione su base annua del 2022 è stimato a oltre l'8%, mai così alta dagli anni '80, questo significa - senza scendere nel dettaglio di calcoli e importi - che sostanzioso sarà anche l'adeguamento: assegni più alti quindi per aiutare chi incassa la pensione ad arrivare a fine mese.

Quanto aumentano stipendi e pensioni con il decreto aiuti bis di oggi

Il meccanismo studiato anticipa a ottobre una quota dell’indicizzazione che le regole ordinarie farebbero scattare a gennaio 2023. L’indice per questa rivalutazione parziale è il 2%: una compensazione parziale ma non per tutti. Si può procedere in due modi per individuare la platea. La prima via è concedere l’indicizzazione a tutti, ma non in un ugual misura. Ci si rifarebbe nuovamente alle tre fasce già esistenti per l’indicizzazione dopo l’ultimo ritocco del meccanismo. Indicizzazione piena per le pensioni fino a quattro volte il minimo, quindi fino a 2.097,4 euro lordi al mese (27.266 all’anno). Ci rientra la vasta maggioranza dei pensionati, per loro si applicherà quasi certamente da ottobre il 2% in formula piena. Calcolatrice alla mano, se la pensione è di circa 2mila euro (lordi, non netti), si riceveranno 40 euro in più al mese. Per gli assegni che si attestano fra 4 e 5 volte il minimo (dunque fino a 2.621 euro lordi al mese, 34.082 all’anno), ci sarebbe un’indicizzazione dell’1,8% (45 euro al mese in più per una pensione da 2.500 euro lordi). Oltre scatterebbe la quarta fascia, con numeri finali simili. Servirebbero subito 2,381 miliardi per un meccanismo di questo tipo. Altrimenti, se si tirerà la cinghia, l'anticipo potrebbe andare solo a chi ha pensioni fino a 2.500 euro lordi al mese, escludendo le pensioni più alte.

Semplificando, sulle pensioni la rivalutazione del 2% comporta un aumento di 10 euro lordi ogni 500 di pensione circa.

Cos'è la rivalutazione (o perequazione) delle pensioni

Le pensioni si rivalutano ogni anno sulla base dell'indice medio dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. Gli indici mensili, la media annuale e la percentuale di variazione sono calcolati dall'Istat che li comunica al Ministero dell'economia. Questo, ogni anno, di solito a novembre, emette un decreto di concerto con il Ministero del lavoro con il quale indica in via provvisoria la percentuale di perequazione automatica per le pensioni per l'anno seguente e rende noto il valore definitivo dell'aumento per l'anno in cui esce il decreto. Questo valore può coincidere o no con quello indicato l'anno prima in via provvisoria. Eventuali scostamenti sono conguagliati nell'anno successivo a quello di pubblicazione del decreto.

Dal 1° gennaio 2022 la rivalutazione delle pensioni ha reso un po' più alti gli assegni previdenziali grazie al loro adeguamento automatico al costo della vita. Gli incrementi sono stati maggiori rispetto al passato, non solo a fronte di un aumento dell'inflazione (+1,7%) ma anche per via di un cambio nella metodologia di calcolo, ritornato su tre scaglioni.

L'attuale meccanismo di rivalutazione prevede tre diverse fasce:

  • gli assegni con importo annuo inferiore alle quattro volte il trattamento minimo (quindi sotto i 2.062,00€ lordi mensili, stando ai valori attuali) hanno diritto a una perequazione al 100%;
  • gli assegni con importo compreso tra le quattro e le cinque volte il trattamento minimo (fascia tra 2.062,00€ e 2.577,90€ mensili) godono di una perequazione al 90%;
  • sopra le cinque volte il minimo (quindi sopra i 2.577,90€ mensili) la perequazione è del 75%.

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