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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia Italia

Pensioni, cosa cambia con la rivalutazione (e perché molti resteranno delusi)

Gli assegni pensionistici vedranno dal 2020 alcune integrazioni che tuttavia appaiono davvero "mini": saranno infatti scaglionate, con 6 differenti aliquote

La rivalutazione delle pensioni compare nero su bianco nel testo della legge di bilancio 2020 bollinata dalla Ragioneria dello Stato. Gli assegni pensionistici vedranno pertanto alcune integrazioni che tuttavia appaiono davvero "mini": saranno infatti scaglionate, con 6 differenti aliquote, che partiranno dal 100% per i redditi fino a 4 volte il trattamento minimo (pari a 513 euro), cioè per coloro che che arrivano a prendere un assegno di 2.052 euro.

La rivalutazione sarà pari al 77% per i trattamenti fino a 5 volte il trattamento minimo, al 52% fino a 6 volte, 47% fino a 8 volte, 45% fino a 9 volte e 40% per i trattamenti superiori a 9 volte. Poi a partire dal 2022 gli scaglioni diventeranno tre: rivalutazione piena fino a 2.029 euro, del 90% tra 2.029 e 2.538 euro, del 75% sopra quella cifra.

In pratica gli assegni vengano indicizzati all'inflazione, cioè al costo della vita. La novità interessa 2 milioni e 800 mila pensionati, che in media incasserebbero circa tre euro in più all'anno, 25 centesimi al mese, secondo i calcoli della Spi Cgil.

"Un'elemosina" secondo il leader dei pensionati Cgil, Ivan Pedretti. Confermata la manifestazione di piazza organizzata dalla Spi Cgil il prossimo 16 novembre. I pensionati chiedono la rivalutazione piena almeno fino agli assegni tra le sei e le sette volte il minimo e l'allargamento della quattordicesima ai redditi da pensione tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese.

Una richiesta che i sindacati giustificano numeri alla mano: dall'introduzione con la legge fornero del 2012 del blocco della perequazione i pensionati avrebbero lasciato allo Stato 44 miliardi di euro.

Pensioni, novità per le uscite anticipate dal lavoro

Nella legge di bilancio si prevede di allargare il novero dei lavori considerati "gravosi", che danno diritto a uscite pensionistiche anticipate. Sarà una commissione a farsene carico per concludere i lavori entro il 2020.

Manovra, estensione dell'Ape sociale

Nella manovra il governo ha stanziato anche 108 milioni di euro per l'estensione dell'Ape sociale anche a coloro che maturano i requisiti nel 2020. Un costo per lo stato che raddoppierà nel 2021 per poi scendere a 185 milioni nel 2022.

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