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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Ryanair lancia una petizione contro il diritto di sciopero: la rabbia dei sindacati

In Italia a opporsi contro la compagnia leader del settore low cost è l'Unione sindacale di base: "La petizione prende di mira i controllori di volo, ma apre un principio estendibile a tutti i lavoratori del trasporto aereo, e non solo"

ROMA - Sul sito Ryanair, in un riquadro in basso, c'è l'immagine accattivante di un bimbo e di un papà. Il tutto è accompagnato dalla scritta "Mantenere aperti i cieli d'Europa". Si tratta, però, di una petizione contro gli scioperi indirizzata alla commissione e al parlamento europeo.

LA PETIZIONE - La petizione - denuncia l'Unione sindacale di base - "prende di mira i controllori di volo, ma apre un principio che è estensibile a tutti i settori del trasporto aereo e oltre". Solo qualche mese fa il governo "ha utilizzato un’assemblea sindacale al Colosseo, autorizzata e comunicata per tempo, per varare una legge che estende la limitazione del diritto di sciopero ai musei". I siti museali, con quel decreto, vennero equiparati ai servizi essenziali, "con buona pace dei lavoratori, precari e stabili, che vengono privati del diritto di protestare di fronte al blocco delle assunzioni e dei contratti".

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I DATI DI RYANAIR - Tutto parte da alcuni dati forniti dall'azienda irlandese: dal 2009 i controllori di volo francesi "hanno indetto 39 giorni di sciopero, bloccando di fatto i cieli europei e provocando cancellazioni per milioni di vacanzieri in tutta Europa. Ad aprile 2015, la chiusura di due giorni dello spazio aereo francese ha obbligato infatti le compagnie aeree  a cancellare oltre 3.600 voli, con altri tre giorni di sciopero previsti dal 2 al 4 luglio 2015". Ryanair ha ripetutamente chiamato in causa le autorità europee per bloccare altri scioperi dei controllori di volo

GLI OBIETTIVI DELL'AZIENDA - Gli obiettivi di Ryanair sono due: revocare il diritto di sciopero ai sindacati dei controllori di volo europei, mettendoli alla stregua delle forze di polizia e militari, "come avviene negli Stati Uniti", e "consentire agli altri controllori di volo europei di gestire i voli sullo spazio aereo francese durante gli scioperi indetti dai sindacati dei controllo di volo, in modo da ridurre al minimo cancellazioni e disservizi per i consumatori europei in viaggio da e per la Spagna, Italia, Germania e Regno Unito, che devono attraversare lo spazio aereo francese".  

IL TRASPORTO AEREO IN ITALIA - Ma il fatto che la proposta sia 'anti-francese' non placa la rabbia del sindacato di base italiano: "Come non ricordare che proprio nel trasporto aereo nell'ultimo decennio ci sono stati in Italia migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori licenziati: colpire il diritto di sciopero vuol dire disarmare ulteriormente chi lavora per poter licenziare più facilmente". Ryanair, in fondo, "è salita più volte alle cronache per i suoi comportamenti antisindacali e nel passato è stata oggetto di denunce ed esposti alla magistratura". Ma, secondo il sindacato di base, "con questa petizione fa un salto di qualità assumendo un vero e proprio ruolo politico".

LA RABBIA DEI LAVORATORI - Da tempo i lavoratori aeroportuali e dei trasporti vengono usati come una sorta di capro espiatorio dei disservizi provocati dalle aziende. "Vale la pena ricordare i tentativi di aggressione e gli insulti, dei viaggiatori inferociti nei confronti dei lavoratori dell'aeroporto di Fiumicino o le quotidiane cronache di autisti del trasporto pubblico locale pestati". 

Non più cittadini, non più persone, ma indistinti  “utenti/consumatori” che  facendo leva su un giusto risentimento causato dai disservizi prodotti da aziende ed istituzioni, diventano “massa di manovra” da scagliare contro i lavoratori.

LA SITUAZIONE - Secondo il sindacato di base, "la petizione di Ryanair è l'ultimo atto della campagna politica avviata dalle lobbies padronali europee e che viene scandita da Bruxelles, centro politico e amministrativo dell'Ue. Le risposte delle aziende per affrontare la crisi economica, prevedono la riscrittura in peggio dei diritti e delle forme di impiego, e non accettano che i lavoratori si rappresentino in forma organizzata".

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