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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Sacchetti bio, perché pesare ogni singolo articolo senza imbustarlo è una sciocchezza (e costa di più)

La ridicola guerriglia sui sacchetti biodegradabili imposti nei supermercati

Molto probabilmente tra una manciata di giorni nessuno ci farà più caso e nessuno - tra quelli che oggi condividono con fierezza su Facebook e su Twitter un'arancia o una banana non imbustata - sfogherà più la propria indignazione sui social network per "l'ennesima tassa occulta imposta dal governo", per un nuovo capitolo della saga del "ce lo impone l'Europa" o per "una legge creata ad hoc per gli amici di Renzi" (sono questi, in rapida successione, i motivi strampalati di questa fantomatica rivolta dei centesimi). Ma in queste ore, in questi giorni, quello dei sacchetti biodegradabili a pagamento nei supermercati sembra essere diventato un affare di Stato. Che palle, direte.

Andiamo con ordine. Dal 1 gennaio 2018 è entrata in vigore la conversione del decreto legge Mezzogiorno 123, approvata il 3 agosto 2017, secondo cui per il confezionamento dei prodotti alimentari all'interno dei supermercati devono obbligatoriamente essere utilizzati sacchetti biodegradabili "ultraleggeri", in sostituzione di quelli di plastica che prima si utilizzavano nei reparti di ortofrutta, ma anche per esempio per gli affettati presi al banco del salumiere o per il pesce. Il provvedimento mira soprattutto a ridurre l'utilizzo delle confezioni di plastica nel rispetto dell'ambiente. I sacchetti, come già avviene per quelli biodegradabili "leggeri" venduti alle casse dei supermercati, potranno essere usati per contenere i rifiuti organici. La rabbia di alcuni consumatori nasce col costo aggiuntivo di questi sacchetti: la nuova legge, infatti, vieta di metterli a disposizione a titolo gratuito nei vari reparti in cui sono disponibili. Il costo dei nuovi sacchetti biodegradabili può variare dai due ai dieci centesimi e il prezzo deve essere esposto vicino alla merce da imbustare e poi indicato sullo scontrino fiscale. Gli esercenti che utilizzano sacchetti non idonei possono incorrere in una multa che va dai 2.500 ai 25.000 euro.

Sacchetti della frutta a pagamento: l'Europa non ci ha chiesto un bel nulla

Di fatto, anche i tradizionali e ormai desueti sacchetti leggeri "gratuiti" dei reparti di ortofrutta erano in realtà pagati dai clienti: nei prezzi dei prodotti che acquistiamo sono già contenuti, spalmati, i costi di gestione che devono sostenere i supermercati. Ma accapigliarsi per due centesimi di euro su una norma (non perfetta? Questo lo diranno poi i fatti) pensata per limitare l'uso della plastica e salvaguardare l'ambiente sembra essere diventato lo sport preferito da molti italiani. E ad eccitare gli animi dei novelli paladini dei diritti dei consumatori, come se non bastasse, ecco spuntare la polemica politica sul "chi ci guadagna", sollevata inizialmente da questo articolo de Il Giornale in cui si snocciolano cifre e presunti introiti di una nota azienda italiana che produce sacchetti biodegradabili senza citare nessun tipo di fonte: ed è così che, in un attimo, "la tassa sui sacchetti di plastica fa ricca la manager renziana".

Renzi e il complotto dei sacchetti: "Non esiste un'azienda amica del Pd"

La ridicola guerriglia sui sacchetti biodegradabili imposti nei reparti ortofrutticoli dei supermercati italiani non si attua - ahinoi! - solo attraverso le condivisioni "urlate" di bufale sui social network. Il vero campo di battaglia è il supermercato. E' proprio lì che prende corpo la strategia del consumatore indignato che, non volendo pagare i nuovi sacchetti biodegradabili, immagina di boicottare la legge pesando singolarmente ogni alimento e applicando l'etichetta con il prezzo direttamente su di esso.


"Fatta la legge, trovato l'inganno", è la frettolosa conclusione che suggella la rivolta del consumatore tutt'altro che geniale... Sì, perché in realtà gli utenti che hanno pesato ed etichettato uno ad uno mandarini e banane evitando l'imbustamento non stanno affatto mettendo a repentaglio gli ipotetici "guadagni della ditta degli amici di Renzi": per comodità e semplicità, infatti, il costo del sacchetto viene addebitato al cliente direttamente alla cassa, tramite la lettura del codice a barre sull'adesivo con il prezzo. In altre parole, la busta viene contata ogni qual volta si passa un codice a barre per alimenti sfusi sul lettore in cassa. E quindi, così facendo, il cliente che crede di sabotare la legge avrà pagato una busta per ogni alimento, evidentemente andandoci a perdere (senza usufruire del sacchetto bio). A voi le conclusioni.


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