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Giovedì, 28 Marzo 2024
A volte ritornano

Perché si parla (di nuovo) di salario minimo

Mentre l'Europa ne chiede l'introduzione, con il benestare di una parte della maggioranza, sono molti dubbi espressi dai sindacati. Illusione o no? Ecco come funziona all'estero

A volte ritornano. Un po' come gli anniversari e la dichiarazione dei redditi, ci sono delle proposte che, di tanto in tanto, tornano a fare capolino nel dibattito economico-politico. La ''regina'' delle misure che si ripropongono con costanza, quasi con scadenza annuale, è il salario minimo: la norma che prevede, a grandi linee, l'istituzione di una retribuzione minima garantita ai lavoratori in base ad una quantità di lavoro. Uno strumento che mira a contrastare la povertà, il lavoro nero e i contratti fantasma, attraverso una paga proporzionata all'attività svolta. 

Perché si torna a parlare di salario minimo

Già lo scorso anno, quando Nunzia Catalfo era ministro del Lavoro, si era arrivati ad un passo dall'accordo sul salario minimo, con la cifra che sarebbe stata di 9 euro all'ora. Da quel momento la questione era caduta nel dimenticatoio, almeno fino a questa settimana, quando l'argomento è tornato ad essere ''nominato''. Una certa pressione sull'Italia arriva senza dubbio dall'Europa: 21 dei 27 Paesi Ue hanno già adottato una misura simile, mentre la Commissione europea ha presentato la proposta di adottare dei salari minimi adeguati in tutti i Paesi Ue. La proposta è ancora in fase di approvazione, ma nei prossimi mesi qualcosa potrebbe cambiare: a giugno il ministro del Lavoro Andrea Orlando si era detto favorevole, ma le opinioni in merito sono ancora molto contrastanti.

''Ce lo chiede l'Europa''

L'Italia al momento è uno dei pochi Paesi rimasti senza una misura sul salario minimo, proprio per questo è più che probabile che l'Europa cerchi di spingere in quella direzione, come ribadito dalle parole di Rossella Accoto, Sottosegretaria al Lavoro e alle Politiche Sociali: "Il salario minimo è una norma di equità sociale che innanzitutto ci viene richiesta dall'Europa. Non uno ma ben due commissari europei hanno sottolineato la necessità di arrivare entro pochi mesi all'approvazione della direttiva europea sul salario minimo affinché tutti i paesi membri si dotino di questo strumento di equità sociale. L'Italia, purtroppo, è uno dei sei Paesi europei che non hanno ancora questa soglia minima dei salari: è ora di fare la nostra parte''.

''Il salario minimo – ha aggiunto Rossella Accoto – è  una misura necessaria perché eviterebbe l'attuale livello molto alto di working poors che danneggia l'economia e la produttività delle aziende. Liberiamo però il campo dalle incomprensioni: la sua introduzione non escluderà o depotenzierà la contrattazione collettiva. La Direttiva europea, ma ancor più il disegno di Legge depositato in Senato a prima firma dell'ex Ministra Catalfo, non mette paletti alla contrattazione, anzi la promuove nel definire i livelli dei salari minimi che possono variare tra settori diversi che prevedono contratti collettivi variegati. Sui diritti sociali non si può derogare, sul tavolo del Patto per l'Italia questo tema deve essere prioritario" .

Chi "spinge" per il salario minimo

Nonostante il premier Draghi non sembri considerare la questione una priorità, l'introduzione del salario minimo è ''caldeggiata'' da una buona fetta della maggioranza. In primo luogo dal Movimento 5 Stelle, che ne aveva fatto una misura ''bandiera'' seconda soltanto al Reddito di cittadinanza, e che sembra rimasto sulla stessa linea sotto la guida di Conte, che sul tema ''strizza'' l'occhio anche ad Enrico Letta del Partito Democratico. 

Per i 5 stelle quella del salario minimo rimane una delle battaglie da portare avanti, come ha ribadito Daniela Torto, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in commissione Bilancio alla Camera: "La decontribuzione al 30% per le aziende del Sud, realizzata durante il Governo Conte 2, ha prodotto 580mila nuovi occupati. È il momento di rendere strutturale questa misura per ridurre il divario tra Nord e Mezzogiorno d'Italia. Inoltre, l'Italia è tra i pochi Paesi europei a non avere un salario minimo legale: la nostra proposta è sul tavolo da mesi e auspichiamo una convergenza sul tema da parte delle altre forze politiche già nelle prossime settimane. Infine, riteniamo fondamentale la proroga del Superbonus 110% al 2023, visti i risultati straordinari che sta ottenendo questa nostra misura. Lavoriamo duro per concretizzare queste battaglie". 

Secondo il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli il salario minimo deve essere agganciato ''al taglio del cuneo fiscale in modo radicale e strutturale'', facendo leva proprio sul problema legato al costo del lavoro.Una parte di un piano più ampio che punti a riformare il mondo del lavoro, ma non una misura isolata, come spiegato da Maria Cecilia Guerra, sottosegretario all'Economia: "Il salario minimo può essere un anello di una politica più ampia. Noi diciamo che ci vuole una legge sulla rappresentanza perché non possono essere firmati contratti pirata con finte rappresentanze sindacali. Non ci possono essere falsi contratti e false cooperative con caporalato nelle fabbriche. E' evidente che un accordo collettivo, un patto per il Paese è doveroso perché non si possono schiavizzare le persone, ci sono spazi per discuterne". 

In favore del salario minimo si è espresso anche il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, secondo cui ''il salario minimo  per i giovani è determinante, così come anche per le donne. La sua introduzione potrebbe portare a un aumento della produttività''. Una misura necessaria anche secondo il segretario della Cgil Maurizio Landini: ''Le conseguenze economiche della pandemia da coronavirus rischiano di provocare una forte diminuzione dei salari. È necessario trovare dei sistemi di garanzia per i lavoratori''.

C'è chi dice ''no''

Ma non è tutto oro quel che luccica e di ostacoli e perplessità sul salario minimo ce ne sono molte. Infatti, come in ogni dibattito degno di essere definito tale, esiste una fronda che contraria all'introduzione di questa misura, soprattutto tra i sindacati, che preferiscono puntare maggiormente sulla contrattazione collettiva, come sottolineato da Pierpaolo Bombardieri della Uil: ''Molti dei nostri politici che parlano di salario minimo non hanno nemmeno letto la direttiva europea, che ha un obiettivo chiaro: estendere la contrattazione. Per noi il salario minimo è quello dei minimi contrattuali. Bisogna fare molta attenzione su questo tema. Rischiamo di ridurre lo spazio contrattuale''.

Un timore condiviso anche da Luigi Sbarra segretario generale della Cisl: ''Noi temiamo che un salario minimo per legge dia la stura a molte aziende ad uscire dall'applicazione dei contratti. La retribuzione non è fatta solo di un compenso orario minimo ma ci sono voci come la tredicesima, le ferie, le maggiorazioni, la bilateralità - che danno la retribuzione complessiva e questi istituti li garantisce il contratto, non la legge. Il salario minimo agisce nei Paesi dove la contrattazione è stata smontata, avvelenata, sacrificata, distrutta''.

Tra i ''no'' al salario minimo c'è anche quello di Confindustria, arrivato attraverso le parole del presidente Carlo Bonomi: ''In Italia non serve introdurre un salario minimo ma agire sui contratti di quei settori dove il salario è troppo basso. Non bisogna mai dimenticare la genesi del perché si parla del salario minimo in Europa e perché si vuole introdurre una regolamentazione per quei Paesi che hanno una bassa contrattazione collettiva nazionale e contro un dumping salariale. Da noi i minimi salariali sono già all'interno dei contratti collettivi di lavoro e non nascondiamo che ci sono però alcuni settori dove le paghe sono molto basse. Allora è giusto intervenire su questi casi''. 

Tutti i dubbi sul salario minimo

Benché ad uno sguardo poco approfondito il salario minimo possa apparire coma una misura senza punti deboli, in realtà sono diversi i punti da chiarire. In Italia il salario minimo non esiste al livello generale, ma è già in uso in diversi settori, come ad esempio per gli operai agricoli i metalmeccanici. Al momento la soglia minima individuata sembra quella dei 9 euro, somma che però andrebbe proprio in conflitto con quella di quest'ultimi, il cui livello più basso parte già da 10 euro l'ora. Escludendo i settori in cui esiste già una paga minima, sarebbero comunque diverse le tipologie di lavoratori che troverebbero giovamento in questa norma: dai camerieri ai baristi, passando per addetti alle pulizie e autisti, molte categorie al momento hanno una paga oraria al di sotto dei 9 euro. 

Un altro problema che potrebbe nascere con l'introduzione del salario minimo, quello visto come principale spauracchio dalle sigle sindacali è il rischio di una fuga delle aziende dalla contrattazione collettiva. Una delegittimazione secondo le parti sociali, che preferirebbero continuare a definire i minimi salariali attraverso i contratti nazionali. Un problema nel problema, visto che ad oggi esistono 985 contratti diversi, una giungla che riguarda molti settori, con documento spesso non riconosciuti neanche dall'Inps. 

Salario minimo, come funziona all'estero

Come accennato ad inizio articolo, l'Italia fa parte dei sei Pesi dell'Unione europea che ancora non hanno adottato il salario minimo insieme a Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia. I 21 Stati rimanenti hanno introdotto il salario minimo, ovviamente con somme differenti in base al costo della vita dei singoli Paesi. La Germania ad esempio, ce l'ha dal 2015 ed ha in programma di alzarlo a 12 euro l'ora, mentre in Spagna il governo Sanchez ha da poco approvato l'aumento a 15 euro.

Nei Paesi del Nord-Ovest Europa troviamo i salari minimi più alti, tutti superiori ai 1.500 euro al mese: 

  • Francia (1.555), 
  • Germania (1.614), 
  • Belgio (1.626), 
  • Paesi Bassi (1.685), 
  • Irlanda (1.724),
  • Lussemburgo (2.202). 

In altri cinque Paesi il salario minimo è compreso tra i 700 e i 1.100 euro: 

  • Grecia (758 euro), 
  • Portogallo (776 ), 
  • Malta (785), 
  • Slovenia (1.024),
  • Spagna (1.108).

Infine, nei dieci Paesi restanti, il salario minimo è inferiore ai 700 euro mensili:

  • Bulgaria (332), 
  • Ungheria (442), 
  • Romania (458), 
  • Lettonia (500), 
  • Croazia (563), 
  • Repubblica Ceca (579), 
  • Estonia (584), 
  • Polonia (614), 
  • Slovacchia (623),
  • Lituania (642).

Salario minimo: si o no? Con il ''vento europeo'' che soffia in quella direzione è molto probabile che l'Italia dovrà, volente o nolente, allinearsi con gli altri Paesi Ue. Al di là delle perplessità e dei dubbi su questa ipotesi, è assurdo e deprimente pensare che nel nostro Paese esistono ancora molte, anzi moltissime, realtà in cui i lavoratori vengono sfruttati, sottopagati e trattati alla stregua di schiavi, oppure dove si decide di rinunciare ad un'opportunità lavorativa perché la paga è inferiore al sussidio che si percepisce dallo Stato. Probabilmente non sarà la soluzione ai problemi che affliggono il mondo del lavoro italiano, ma per poter parlare di ripartenza e rilancio, per poter dare spazio e slancio ai giovani, il salario minimo potrebbe rappresentare un buon punto di partenza, uno dei punti di un piano più articolato che si ponga l'obiettivo di riformare l'intero sistema, assicurando ai lavoratori le dovute garanzie ed una paga, dignitosa, giusta ed equa per tutti.

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