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Venerdì, 29 Marzo 2024
L'intervista

Sono 4 milioni i lavoratori che prendono meno di 9 euro l’ora

Sfruttamento, caporalato, reddito di esistenza, salario minimo legale: l'intervista di Today ad Aboubakar Soumahoro, sindacalista e fondatore della Lega dei Braccianti

In Italia 5 milioni e mezzo di persone si trovano in una situazione di povertà assoluta. In molti settori le paghe sono da fame: 3-4 euro l’ora. Succede non solo nella filiera agricola ma anche nella logistica e nella Pubblica amministrazione, dove ci sono gli appalti. Lo sfruttamento non riguarda solo i migranti, ma anche le donne e i giovani. Si tratta di un fenomeno senza confini che coinvolge tutta l’Italia, ha spiegato in un’intervista a Today Aboubakar Soumahoro, fondatore della Lega dei Braccianti. Il sindacalista è intervenuto al convegno ‘Fare impresa in Italia 2022’, evento, organizzato dall’Università LUMSA e dall’Associazione Alumni per promuovere la cultura dell’innovazione al servizio della sostenibilità ambientale e dell’inclusione sociale.

Nell’intervista esclusiva a Today, Aboubakar Soumahoro ha parlato di sfruttamento, caporalato, reddito di esistenza, salario minimo legale, indicando quali azioni possono essere messe in campo per ridare dignità alle persone e ai lavoratori.

È arrivata la prima condanna per caporalato in un distretto agricolo piemontese. Qualcosa sta cambiando?

“Questa sentenza dimostra che lo sfruttamento non ha confine e che la lettura dello sfruttamento del caporalato va declinata in una prospettiva olistica. È una sentenza importante perché mette in evidenza il lavoro che in questi anni è stato portato avanti dal punto di vista della ricerca della dignità del lavoro e contemporaneamente perché dimostra che nessun territorio è immune dal fenomeno dello sfruttamento. La magistratura continuerà a svolgere la sua attività ma allo stesso tempo è necessario portare chi ha la missione sociale del proprio agire, sia a livello sindacale, sociale e politico, a rispondere alle proprie responsabilità”.

In Italia non si riesce a sconfiggere la piaga del caporalato. Quali sono le azioni concrete che si possono fare?

“Il problema del caporalato esiste da sempre. Non ha una sua connotazione, come per certi versi si cerca di far passare, legata al colore della pelle o alla diversa provenienza geografica. È legato al modello produttivo attuale ed anche alla natura stessa della nostra filiera agroalimentare. È un fenomeno che esiste non solo in ambito agricolo, ma ha anche a che fare con il settore della logistica e con settori che interessano la pubblica amministrazione e la gestione degli appalti. Quello che si può fare è rafforzare la struttura dell’Inps e risvegliare dal sonno comatoso i Centri per l’impiego. È fondamentale. L’altro elemento riguarda il tema del rafforzamento, nonché dell’assunzione, di personale addetto all’ispezione sul lavoro, utilizzando e valorizzando lo strumento delle nuove tecnologie. Sono elementi molto importanti, poi il sindacato deve fare il sindacato stando nel fango della miseria, dello sfruttamento per il miglioramento delle condizioni socio-lavorative, come sosteneva Giuseppe Di Vittorio. La politica qui è assente, non si può parlare di caporalato e poi lasciare le norme così come stanno”.

Il reddito di esistenza potrebbe essere uno strumento importante. Cos’è e qual è la differenza con il reddito di cittadinanza?

“In un contesto sociale come il nostro dove l’Inps certifica 5 milioni e mezzo di persone in una situazione di povertà assoluta è chiaro che occorre ridare dignità alle persone dandogli la possibilità di esistere. Lo strumento del reddito di esistenza, come nella parola stessa, serve per aiutare milioni di persone, giovani, donne, famiglie e anche migranti, che vivono forme di invisibilità. Questa misura a differenza del reddito di cittadinanza è sganciata dal lavoro, non è subordinata all’attività lavorativa. Servirà poi inserire anche un altro strumento importante che consiste nel salario minimo legale, come chiesto dall’Ilo – l’organizzazione internazionale del lavoro. Questi due interventi, insieme, danno dignità al lavoro e una ragione di esistenza alla persona umana. Di fatto la povertà non è stata mai abolita”.

In Europa tanti paesi europei hanno approvato il salario minimo legale. A che punto siamo in Italia?

“Tra le raccomandazioni dell’Ilo - lì abbiamo i rappresentanti dei governi, delle forze sociali, dell’imprenditoria e dei sindacati - c’è quella d’introdurre il salario minimo legale per affrontare il tema della povertà lavorativa. Dal suo rapporto globale sui salari emerge che le donne sono colpite ancora di più perché c’è una disparità salariale di genere, ma c’è anche quella legata alla condizione dei giovani oltre a quella dei migranti. Non è possibile che nel nostro Paese abbiamo oltre 4 milioni di lavoratori che percepiscono un salario al di sotto dei 9 euro lordi. Il parametro quale potrebbe essere? È chiaro che non può essere il salario da fame dei 3-4 euro l’ora, come accade in molti settori. Penso che assumere un provvedimento del genere è una questione di equità sociale, di dignità della persona. Se tutti - il nostro governo, le associazioni datoriali, i sindacati - hanno condiviso in seno all’Ilo questa raccomandazione non si capisce come mai una volta in Italia non si riesca a darne attuazione. Noi come Lega dei Braccianti sottolineiamo la necessità dell’attuazione di questa misura”.

Aboubakar Soumahoro-2

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