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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Salario minimo, come funziona e quanto costerebbe per le imprese

Il disegno di legge del Movimento 5 Stelle che prevede una paga minima oraria di 9 euro è in discussione in commissione Lavoro al Senato. Di Maio va avanti nonostante le critiche: ecco chi potrebbe usufruirne e chi invece pagherebbe il conto più salato

Il salario minimo torna al centro del dibattito economico-politico, scatenando opinioni contrastanti sulla reale efficacia della misura. La proposta ha ricevuto già diverse bocciature, dall'Ocse, secondo cui "non è la soluzione al mercato del lavoro italiano ed è solo mediamente efficace contro la povertà e la povertà lavorativa", a Confartigianato che preferirebbe la flat tax, fino alle imprese, che in caso di introduzione del salario minimo dovrebbero fare i conti con un aumento di spesa di diversi miliardi di euro. Nonostante lo scetticismo manifestato anche dai sindacati, il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio va dritto per la sua strada e punta a realizzare un'altra delle misure bandiera del Movimento 5 Stelle: ''Il salario minimo va fatto subito, è il primo passo per restituire dignità a circa 3 milioni di lavoratori sottopagati''. Ma come funziona questa misura? Chi ne potrebbe usufruire? E chi invece pagherebbe il conto più salato? Scopriamolo nel dettaglio.

Come funziona il salario minimo

Con il concetto di salario minimo si fa riferimento alla più bassa retribuzione o paga oraria, giornaliera o mensile, che un datore di lavoro deve corrispondere ai propri dipendenti. Il disegno di legge presentato dal Movimento 5 Stelle che attualmente si trova in commissione Lavoro al Senato ha l'obiettivo di fissare la soglia minima di remunerazione oraria a 9 euro, al lordo degli oneri contributivi e previdenziali, così da poter aiutare alcune categorie come quella dei cosiddetti 'working poor', i poveri con il lavoro che nonostante uno stipendio fisso vivono al di sotto della soglia di povertà e non riescono ad arrivare a fine mese. Il testo a firma 5 stele prevede una definizione certa, uguale per tutti i rapporti di lavoro subordinato, e cogente del trattamento economico che integra la previsione costituzionale della retribuzione proporzionata e sufficiente, attraverso l’obbligo che non sia inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali più rappresentative.

A chi spetterebbe il salario minimo

Chi potrebbe trarre vantaggio dall'introduzione del salario minimo a 9 euro? Abbiamo già parlato dei working poor, una categoria di cui fanno parte giardinieri, camerieri, autisti, pizzaioli, guardie notturne, centralinisti e tutte le tipologie di lavoratori che ad oggi percepiscono da contratto una retribuzione minima oraria inferiore ai 9 euro lordi. Secondo gli ultimi dati resi noti dall'Istat si parla di 4 milioni di persone per cui ci sarebbe un incremento medio annuo di retribuzione di 1.000-1.073 euro. La platea degli interessati al netto degli apprendisti scende invece a 2,4 milioni.

Quanto costerebbe per le imprese il salario minimo

Come detto ad inizio articolo, il salario minimo a 9 euro non è stato accolto di buon grado da tutti. Tra chi si pone nella fazione dei contrari ci sono certamente le imprese, che si troverebbero a pagare 6,7 miliardi di euro in più, visto che il provvedimento coinvolgerebbe il 21,2% dei lavoratori dipendenti. Questi i dati forniti dal direttore generale dell'Inapp, Paola Nicastro, nell'audizione alla Camera dei deputati, alla quale ha partecipato anche Roberto Quaranta (Inapp e Fondazione Collegio Carlo Alberto).

I lavoratori dipendenti del settore privato non agricolo (esclusi i lavoratori domestici) beneficiari dell'introduzione di un salario minimo legale a 9 euro orari sarebbero circa 2,6 milioni, stima l'Inapp. Di questi, circa 1,9 milioni di lavoratori a tempo pieno (il 18,4% del totale dei dipendenti a tempo pieno) per un costo di 5,2 miliardi, e circa 680.000 lavoratori a tempo parziale (il 29% del totale dei dipendenti part-time) per un costo di 1,5 miliardi. Il costo totale per le imprese sarebbe di 6,7 miliardi di euro.

Salario minimo, fatto per legge può confliggere con la Costituzione

Il provvedimento riguarderebbe in modo particolare le imprese molto piccole (sino a 10 dipendenti) e piccole (sino a 50 dipendenti), in particolare nel Mezzogiorno. Limitandoci ai lavoratori a tempo pieno beneficerebbero del salario minimo, il 34,1% dei dipendenti delle imprese sino a 10 e il 20,3% di quelli delle imprese tra 10 e 50, così come il 27% dei dipendenti nel Mezzogiorno e isole. L'incidenza del salario minimo tra i lavoratori stranieri a tempo pieno sarebbe del 32,4%, contro un 16,1% dei lavoratori italiani. Tra le dipendenti a tempo pieno, l'introduzione del salario minimo riguarderebbe il 23,3%, a fronte del 16,5% dei dipendenti uomini.

Nella sua audizione, Inapp ha fornito anche i risultati di alcune simulazioni con valori inferiori del salario minimo. L'introduzione di un salario minimo legale a 8,5 euro all'ora riguarderebbe 1,9 milioni di lavoratori, cioè il 15,8% dei dipendenti del settore privato non agricolo (esclusi i lavoratori domestici), con un costo per il sistema delle imprese di 4,4 miliardi. Numeri che si ridurrebbero a 1,2 milioni di lavoratori (il 10,4%) con un costo di 2,7 miliardi di euro se il salario minimo legale fosse fissato a 8 euro lordi all'ora. I costi per le imprese, durante una fase transitoria, potrebbero essere attutiti con l'introduzione di un credito di imposta, calibrato sui soli dipendenti beneficiari del salario minimo.

Salario minimo, come funziona in Europa (e perché l'Italia è un'eccezione)

Il salario minimo in Italia e negli altri Paesi

In Italia il salario minimo non è previsto dalle leggi nazionali, anche se esistono quelle sulle pensioni minime. Sono i singoli Ccnl a stabilire lo stipendio che il datore di lavoro è tenuto a rispettare. All'estero le cose vanno un po' diversamente. Il salario minimo è stato introdotto per la prima volta in Nuova Zelanda, Australia e Regno Unito, per poi essere adottato via via da altri Paesi, arrivando anche negli Stati Uniti. Ben 22 Stati dell'Unione Europea hanno leggi sul salario minimo che invece non è previsto in Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia, Svezia e appunto Italia. Discorso differente per Islanda, Norvegia e Svizzera, dove le retribuzioni minime sono fissate tramite contrattazione collettiva per una serie di settori specifici.

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