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Venerdì, 29 Marzo 2024

Andrea Maggiolo

Giornalista

Salario minimo: non prendeteci in giro

E' tutto un gran parlare di salario minimo: ma chi ci casca? Prime pagine dei quotidiani, interventi in tv, comunicati stampa a raffica, prese di posizione di questo o quel deputato, senatore, ministro. Il premier Draghi ha, questo sì, intenzione di convocare a breve un tavolo con le parti sociali per agevolare il dialogo tra i sindacati e con i rappresentanti delle imprese, incrinato dai nodi legati all’emergenza economica. Le retribuzioni non al passo coi tempi e l'assenza del salario minimo sono temi epocali. Ma come per ogni altro argomento, minimo o decisivo che sia, stiamo assistendo alle solite fumose dinamiche che non porteranno a nulla di concreto. Dichiarazioni a favore, come "non c'è più tempo da perdere", "è arrivato il momento", "rappresenta la nostra storia e la realizzeremo", "è una battaglia che porteremo a termine". Oppure contrarie del tipo "il salario minimo per legge non va bene perché è contro la nostra storia culturale di relazione industriali", "non deve essere un tabù ma bisogna stare attenti a come si fa".

L’Italia è uno dei pochissimi Paesi europei a non avere un salario minimo. Esistono diverse proposte parlamentari (attorno ai 9 euro all’ora), ma il dibattito in Aula si è sempre arenato perché, di fatto, imprese e principali sindacati vorrebbero procedere per la tradizionale via negoziale, evitando un livello minimo orario fissato per legge. E insieme compongono uno scoglio forse insuperabile. Il ministro del lavoro Andrea Orlando (Pd) ha proposto di applicare ai lavoratori non coperti da contratti nazionali il “Trattamento economico complessivo” - il Tec - dei contratti più rappresentativi di settore. Proposta che piace ai sindacati, perché il Tec comprende ferie, Tfr, notturni, straordinari, quattordicesime. Confindustria però dice no.

Insomma, l'impressione è che si sia all'inizio di un confronto sul tema. Ma in realtà, la legislatura si sta avviando al termine, dopo la solita lunga pausa agostana sarà una campagna elettorale asfissiante fino al voto di primavera; ci sono stati quattro anni di indifferenza totale sul salario minimo e proprio negli ultimi mesi prima delle elezioni rispuntano fuori temi come quello del salario minimo garantito? E' evidente che non se ne farà nulla, e che quando il dibattito entrerà nel vivo, ci si rifarà alla care formule tipo "se ne occuperà il prossimo governo", "è un tema troppo importante perché se ne possa far carico una maggioranza così sfilacciata", e via dicendo. Intanto il parlamento tedesco ha approvato l’aumento del salario minimo a 12 euro. Non una decisione in extremis. La misura, che entrerà in vigore dal primo ottobre, era una delle più importanti promesse fatte dal cancelliere Olaf Scholz durante l’ultima campagna elettorale che ha portato l’Spd alla vittoria l'anno scorso. Attualmente il salario minimo è di 9,82 euro, anche se già da luglio era previsto un aumento a 10,45 euro. La nuova legge ha avuto il sostegno compatto della coalizione di governo, formata dai Socialdemocratici, dai Liberali e dai Verdi. Una maggioranza compatta sul salario minimo, in Italia, semplicemente non c'è. Meglio farsene una ragione. 

Parlare di salario minimo a poco più di sei mesi dalle elezioni politiche 2023 suona come una beffa. Il salario minimo per legge in Italia era una delle riforme del PNRR saltate all'ultimo momento. C'era modo di fare le cose per bene. Il rebus non è di facile soluzione, perché nessuno sano di mente nega che in un paese come il nostro ci sia bisogno di mantenere un equilibrio tra l'eventuale introduzione del salario minimo e i contratti collettivi attualmente vigenti, che pur se scaduti permangono "in vigore" per anni e anni. Ma anche qui, ciò che accade all'estero mostra che dove c’è un salario minimo legale si sta agendo su due fronti, proteggendo in primis le categorie più povere con aumenti decisi per legge e allo stesso tempo facendo crescere la scala salariale al momento del rinnovo dei contratti. I maggiori sindacati si aggrappano alla sacralità intoccabile della contrattazione collettiva. Ma in base ai dati Istat, più del 50 per cento dei lavoratori italiani attende (a volte per 4 anni!) rinnovi dei CCNL, e nel terziario il problema è più sentito che mai.

Dire "il salario minimo va esteso e rafforzato attraverso la contrattazione. Io sono più interessato a parlare di salario massimo che di salario minimo", come fa Luigi Sbarra, segretario della Cisl, a margine di un panel nella terza giornata del Festival dell'economia di Trento, è puro surrealismo. Come si può estendere e rafforzare qualcosa che nemmeno esiste? "Prendiamo a riferimento il trattamento economico complessivo dei contratti sottoscritti dalle forze sociali più rappresentative, vediamo quali sono i contratti maggiormente applicati nei settori di riferimento e questo è per noi il salario di riferimento", ha aggiunto il sindacalista. Siamo nel campo delle fantasie sotto l'ombrellone.

"L'Europa non ci chiede il salario minimo" che se portato in Italia "rischierebbe di spiazzare le relazioni industriali e di produrre effetti negativi a catena sul mercato del lavoro. Riflettiamoci molto bene", dice il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. "L'Italia - ha aggiunto - ha relazioni sindacali storicamente molto forti, pervasive, pregnanti e credo che la soluzione sia la contrattazione e le buone relazioni sindacali che tutelino soprattutto i più deboli". Il problema è che quelli che oggi sono "i più deboli" sul mercato del lavoro spesso non si sentono rappresentati in modo convincente dai sindacati. E i più deboli una legge sul salario minimo la vorrebbero subito, senza se e senza ma.

L'accelerazione in arrivo nei prossimi giorni dall'Unione europea non sarà vincolante. A un anno e mezzo dal primo varo della direttiva da parte della Commissione, il via libera politico, d'intesa con il Parlamento Ue e gli Stati membri, è atteso a Strasburgo per domani. Il testo non sarà vincolante né fisserà una paga oraria da rispettare. Il valore è soprattutto politico: i singoli Paesi dovranno seguire un quadro di principi per fissare "salari minimi adeguati ed equi". Soluzioni facili per problemi complessi non ce ne sono mai. Ci deve pensare la politica. Prendere in giro l'elettorato facendo credere che si è fatto di tutto per introdurre il salario minimo è però intollerabile. Farlo simulando pure che sia in atto un vero dibattito è ancor più sgradevole: ormai è tardi, lo si deve dire, c'erano quattro anni di tempo e sono passati invano. Gli impegni presi sono rimasti e rimarranno mere intenzioni, limitate a dichiarazioni programmatiche e a proclami vari più o meno credibili. Ci penserà il prossimo governo, basta crederci.

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