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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Se potessi avere 9 euro l'ora: con il salario minimo mille euro all'anno in più

Con l'introduzione del salario minimo quasi 3 milioni di lavoratori potrebbero aumentare il proprio guadagno. Uno strumento che all'estero esiste già in molti Paesi, ma che in Italia è ancora in fase di discussione. Confindustria e i sindacati: "Rischio fuga dai contratti"

Con il salario minimo a 9 euro l'ora si potrebbe aumentare il guadagno di 2,9 milioni di persone, ossia quel 22% di lavoratori che secondo le stime dell'Inps percepiscono una retribuzione inferiore alla soglia individuata sui disegni di legge sul salario minimo, attualmente in fase di discussione al Senato. In base ai numeri forniti dall'Istat, i lavoratori che gioverebbero di questo provvedimento si troverebbero in più 'in tasca' circa 1.073 euro medi all'anno, un bell'aiuto anche per quel 9% che addirittura prende meno di 8 euro lordi all'ora. Con l'introduzione di questa soglia di salario minimo il monte salariale aumenterebbe di 3,2 miliardi di euro. Da noi se ne discute ancora, ma all'estero il salario minimo esiste già in moltissimi Paesi, sia in Europa che oltreoceano.  Nonostante i possibili benefici per una larga platea di persone, sono molte le perplessità sul salario minimo a 9 euro, come quelle espresse da Confindustria e dai sindacati. Ma prima di vedere quali sono i punti critici evidenziati dagli industriali e dalle sigle sindacali, vediamo quali sarebbero le categorie di lavoratori che ne gioverebbero di più e come funziona il minimo salariale fuori dai nostri confini.

Salario minimo, i lavoratori più coinvolti

Fissando il salario minimo a 9 euro lordi all'ora, quali sarebbero le categorie di lavoratori maggiormente coinvolte? Secondo i dati dell'Istat l'incremento percentuale più significativo coinvolgerebbe i lavoratori occupati nelle altre attività di servizi (+8,8%), i giovani sotto i 29 anni (+3,2%) e gli apprendisti (+10%), con l'adeguamento che andrebbe ad incidere in media dello 0,9% per il totale dei rapporti e del 12,7% per quelli interessati dall’intervento. Una prima criticità manifestata dall'Inps durante l'audizione alla Commissione lavoro del Senato riguarda la categoria dei lavorati domestici, per cui si corre il rischio di 

Una particolare categoria sulla quale l'Inps ha voluto mettere la lente d'ingrandimento è quella dei lavoratori domestici, per cui si corre il rischio di andare verso un aumento del lavoro nero: ''Con l'eventuale introduzione di una soglia di salario minimo bisogna tenere in considerazione le oggettive caratteristiche del settore anche allo scopo di evitare il rischio di pericolose involuzioni che possono portare all'espansione del lavoro irregolare''. Tra il 2012 e il 2017, secondo i dati Inps, il numero dei lavoratori regolari nel settore è diminuito del 15% passando da 1,01 milioni a 864.526 unità.

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Il salario minimo all'estero

Come anticipato ad inizio articolo, fuori dall'Italia il salario minimo è stato istituito in gran parte dei Paesi dell'Unione Europea, ad eccezione di Austria, Danimarca, Finlandia, Svezia, Cipro e appunto Italia. La Germania è stata tra le ultime nazioni ad adottarlo nel 2015. Gli importi mensili lordi, pubblicati da Eurostat due volte l’anno, al primo gennaio 2019 variano dai 286 euro della Bulgaria (pari a 1,62 euro orari) ai poco più di duemila del Lussemburgo (2.071, pari a 11,97 euro orari).

''Questi importi riflettono anche ampie differenze strutturali tra paesi nelle retribuzioni medie, nella produttività del lavoro e nel potere di acquisto - ha spiegato il direttore del Dipartimento per la produzione statistica dell’Istat, Roberto Monducci, in audizione al Senato -Tra i paesi maggiori, Francia e Germania presentano un livello simile, di poco superiore ai 1.500 euro al mese (in termini orari rispettivamente pari a 10,03 e 9,19 euro), mentre in Spagna scende di circa un terzo a poco più di mille euro. Negli Stati Uniti il salario minimo mensile è pari a circa 1.100 euro''.

E nei Paesi senza salario minimo? In quelli in cui non esiste una legge ad hoc, il salario minimo è sostituito dai minimi previsti dai contratti collettivi. Nel 2017 per i paesi europei in cui è stato istituito il salario minimo, è possibile osservare il suo peso sui salari medi mensili. Il range è compreso tra il 51,7% della Slovenia e il 36,9% della Spagna. In Germania e Regno Unito questa proporzione è pari rispettivamente al 41,4 e 44,6%, mentre per la Francia si attesta nel 2015, ultimo anno disponibile, al 47,1%.

Salario minimo, le perplessità dei sindacati

Mentre per molti lavoratori l'introduzione di un salario minimo sarebbe un 'toccasana', non tutti la pensano allo stesso modo. I primi ad esprimere perplessità sono stati i sindacati "preoccupati dai probabili effetti collaterali pericolosi che l’introduzione del Salario minimo orario legale, diverso da quanto predisposto dai Ccnl, rischia di comportare".

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Attraverso una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil, in audizione in commissione Lavoro al Senato, hanno elencato i vari 'pericoli': "Una norma di legge che si proponga di fissare un Salario minimo orario legale per tutti i lavoratori dipendenti deve innanzitutto stabilire il valore legale dei trattamenti economici complessivi previsti dai Contratti collettivi nazionali di lavoro. L’introduzione del salario minimo potrebbe favorire una fuoriuscita dall’applicazione dei contratti, rivelandosi così uno strumento per abbassare salari e tutele dei lavoratori. Un rischio – sottolineano ancora le tre Confederazioni – che si fa maggiormente concreto stante la diffusa struttura di piccole e medie imprese presenti nel tessuto economico italiano. Rischiamo che un numero non marginale di aziende possano disapplicare il contratto di riferimento per adottare il salario minimo. Ciò comporterebbe per i sindacati confederali un fortissimo disincentivo al rinnovo di alcuni contratti nazionali relativi a settori ad alta intensità lavorativa, a basso valore aggiunto e a forte compressione dei costi".

"Per fissare un salario minimo legale per tutti i lavoratori dipendenti – concludono i sindacati - si deve partire dall’attribuire valore legale ai trattamenti economici già previsti dai contratti nazionali di lavoro, così si può aumentarne l’efficacia” e “consentire l’adozione di adeguate sanzioni nei confronti di chiunque non li rispetti''. Per le tre sigle è necessario anche mettere in atto “controlli più puntuali e interventi correttivi per ridurre le fasce di sfruttamento agendo contemporaneamente contro il fenomeno dell’evasione contrattuale”. E a questo proposito ribadiscono la richiesta di implementare gli investimenti e il numero degli ispettori, che oggi sono circa 4 mila a fronte di 1,8 milioni di aziende private attive nel Paese. Ogni ispettore dovrebbe controllare mediamente 456 aziende in un anno”. Un rapporto “che rende impossibile fare controlli a tappeto".

Confindustria: ''Rischio fuga dai contratti''

Dopo i sindacati, anche Confindustria ha espresso le sue perplessità sull'introduzione del salario minimo, una funzione che in Italia è storicamente svolta dai contratti collettivi nazionali di categoria. Secondo gli industriali "l’introduzione di un salario minimo legale potrebbe - a ben determinate condizioni - contribuire a ridurre l’area delle situazioni anomale, ma il problema centrale è e resta quello di garantire il rispetto delle regole e della giusta retribuzione del lavoro, a prescindere dalla sua fonte di regolazione (se legale o contrattuale). Il tema centrale è quindi definire correttamente il rapporto tra il salario minimo legale e il sistema della contrattazione collettiva esistente".

"È importante sottolineare – continua la nota di Confindustria -  che il perimetro delle garanzie e delle tutele offerte al lavoratore dal sistema dei CCNL è ben più esteso del solo trattamento economico minimo. Con una introduzione del salario minimo legale che non tenesse affatto conto di questa importante differenza è elevato il rischio che si determini un fenomeno di “fuga” dal contratto collettivo. Fenomeno che si sta registrando, già da tempo, in vari paesi europei che hanno adottato il sistema del salario minimo legale, pur in presenza di una consolidata tradizione di contrattazione collettiva. Per evitare la fuga dalla contrattazione e garantire la giusta misura del salario minimo, la vera questione, allora, diventa quella di stabilire criteri obiettivi per individuare quale dovrebbe essere il contratto collettivo di settore da prendere a riferimento".

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