Salario minimo, yes we can: "Carcere per chi paga meno"

ROMA - Il governo sfida la crisi. O almeno ci prova. E' il viceministro per l'Economia Enrico Morando a lanciare la "bomba": "Si potrebbe fare alla svelta una legge sul salario minimo che preveda il carcere per i datori di lavoro che non la rispettano". Torna così ad accendersi, dopo un po' di silenzio, la discussione su uno stipendio minimo garantito ai lavoratori dipendenti. 

E, intervenendo al workshop Ambrosetti di Cernobbio, Morando ha chiarito subito i patti agli imprenditori, con quel secco "carcere per i datori di lavoro che pagano di meno". Potrebbe anche essere introdotta una norma per cui - ha chiarito il viceministro - "il contratto nazionale agisce solo per default, solo dove non si sia in grado di fare un accordo di secondo livello che possa derogare dal contratto". 

Quindi, riforme ok. A patto, però, che vengano integrate in un tempo ampio. "La spending review - ha precisato Morando - sarà credibile se l’orizzonte temporale del Governo sarà credibilmente il 2018, e sarà ragionevole prevedere, in caso di successo di questa prima operazione, sia possibile che dopo il 2018, una seconda tornata di Governo caratterizzata da questa leadership, sia in grado di realizzare in Italia quel lungo ciclo di governo riformista che gli altri Paesi hanno vissuto, e che l’Italia non ha mai nemmeno avvicinato, non dico conosciuto, perché tutti lo sappiamo".

Il tempo, insomma, serve. Perché il distacco dalla media europea è ancora abissale. E i tagli annunciato finora potrebbero non bastare. "Per avvicinare il nostro sistema contributivo alla media europea non bastano i dieci miliardi" - che dovrebbero arrivare dal taglio dell'Irpet - "ma ne servono trentadue, trentatré". Parola di viceministro.