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Venerdì, 19 Aprile 2024
ECONOMIA

L'ipotesi del saldo e stralcio per le cartelle sotto i 5mila euro

L'opzione è sul tavolo del governo. E intanto prende forma lo schema per i nuovi risarcimenti alle attività colpite dalle restrizioni per la seconda ondata della pandemia

Il governo sta studiando l'ipotesi di un saldo e stralcio per le cartelle inferiori a 5mila euro. A quanto apprende l'Adnkronos, l'opzione è sul tavolo dell'esecutivo insieme ad altre proposte per permettere di regolarizzare alcune posizioni a chi è in condizioni di farlo e contemporaneamente assicurare risorse dovute alla riscossione. Ad ogni modo si tratta ancora solo di un progetto. È invece confermato il mini-differimento di qualche giorno della scadenza del 28 febbraio per i versamenti delle rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio per poter poi agganciare la norma al decreto Ristori 5, che verrebbe ribattezzato "dl Sostegno".

In assenza di interventi, le cinque rate dovute per la definizione agevolata e i due arretrati del vecchio saldo e stralcio per i debiti fino a mille euro - per un valore di 950 milioni per 1,2 milioni di contribuenti - andavano versate "one shot", in un'unica soluzione, lunedì. Il differimento verrà ufficializzato entro il primo marzo, per poi probabilmente inserire norma e coperture nel decreto Ristori 5 atteso entro la prossima settimana.

Tra le misure fiscali allo studio del governo c'è anche una pulizia del "magazzino" delle cartelle inesigibili pre-2015: una montagna di crediti pari a circa 400 miliardi di euro che non può più essere riscossa perché dovuti da soggetti deceduti o falliti; mentre è in bilico il nuovo stop alla notifica delle cartelle esattoriali: congelato a più riprese l'invio di oltre 5 milioni di atti di riscossione potrebbe ripartire ma con una dilazione dei tempi nell'arco dei due anni bloccando i termini di prescrizione.

Intanto prende forma lo schema per i nuovi risarcimenti alle attività colpite dalle restrizioni per la seconda ondata del coronavirus: gli aiuti questa volta non dovrebbero basarsi sui codici Ateco ma essere selettivi per le attività che nel 2020 sul 2019 hanno subìto perdite pari ad almeno il 33%.

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