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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il tesoro

I Savoia riusciranno a riavere i gioielli della Corona?

Gli eredi di Umberto II di Savoia, ultimo Re d'Italia, contro lo Stato italiano: rivogliono i gioielli della Corona. Cosa c'è dentro l'astuccio custodito da 76 anni nel caveau della Banca d'Italia? Quanto valgono i gioielli dei Savoia?

Un tesoro composto da seimila diamanti e tremila perle, montati su sfavillanti diademi, collane ed orecchini, questi i gioielli della Corona che i Savoia vorrebbero riavere indietro dallo Stato italiano. Il prezioso astuccio di pelle nera custodito nel caveau della Banca d'Italia da 76 anni torna al centro della disputa, con gli eredi di Umberto II, l'ultimo Re d'Italia, pronti a dare battaglia per riaverli, rivendicandone la legittima proprietà. I Savoia riusciranno a riavere i gioielli della Corona? Cosa c'è dentro quell'astuccio? Quanto valgono i gioielli di famiglia dei Savoia? Prima di rispondere a queste domande torniamo indietro nella storia al 1946.

Cosa è successo: dalla monarchia alla repubblica

Umberto II di Savoia, ultimo Re d'Italia, è conosciuto come il Re di maggio per aver governato il paese per poco più di un mese, dal 9 maggio al 18 giugno del 1946. Il suo regno si interrompe con il referendum indetto per scegliere fra monarchia o repubblica del 2 giugno 1946. Il giorno seguente, a fronte della vittoria del fronte repubblicano con circa due milioni di voti in più rispetto a quelli per la monarchia, il consiglio dei ministri trasferisce ad Alcide De Gasperi le funzioni di capo provvisorio dello Stato. Tre giorni dopo il referendum, i beni dei Savoia vengono confiscati. Secondo quanto previsto dalla Costituzione nella XIII disposizione transitoria e finale "i beni, esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli". A differenza dei beni mobili e immobili, però, i gioielli della Corona non vennero mai confiscati.

La storia dei gioielli di casa Savoia

Cosa ne fu dei gioielli di casa Savoia? Custoditi gelosamente in una cassaforte del Quirinale, residenza ufficiale della famiglia reale, i preziosi sono stati consegnati da un rappresentante di Umberto II all’avvocato Falcone Lucifero, ministro della Real Casa, per consegnarli all'allora governatore della Banca d’Italia Luigi Einaudi, futuro presidente della Repubblica. La richiesta arriva direttamente dal presidente del consiglio dei ministri, Alcide De Gasperi, poiché secondo lo Statuto Albertino (la Costituzione del Regno d’Italia), quei gioielli sono "gioie di dotazione della Corona del Regno d’Italia", date al re per l’adempimento delle proprie funzioni.

La richiesta dei Savoia

Con la caduta della monarchia, i beni dei Savoia sono passati di proprietà alla Repubblica Italiana, ma la confisca non ha mai interessato i gioielli di uso quotidiano dei membri della famiglia reale. Vittorio Emanuele e le sorelle Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice, in qualità di eredi di Umberto II, appigliandosi a quella mancata confisca, chiedono all'Italia la restituzione dei gioielli della Corona, custoditi dal 1946 in un caveau della Banca d'Italia, a Roma. "Scrivo in nome e per conto degli eredi del Re d'Italia Umberto II, Vittorio Emanuele di Savoia, Maria Beatrice di Savoia, Maria Gabriella di Savoia, Maria Pia di Savoia. In riferimento ai gioielli...", questo l'incipit della pec inviata dall'avvocato dei Savoia, Sergio Orlandi, alla Banca d'Italia per chiedere la restituzione dei gioielli di famiglia.

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Cosa c'è dentro il caveau della Banca d'Italia

Il tesoro che gli eredi di Umberto II vorrebbero indietro dallo Stato italiano è tutto contenuto in un piccolo astuccio di pelle nera, protetto da 11 sigilli. "Sono in un plico chiuso e sigillato", dice Bankitalia a Today.it, sottolineando che "non può disporne senza un coordinamento con le Istituzioni della Repubblica coinvolte". All'interno ci sarebbero una quindicina di pezzi tra orecchini, collier, diademi e spille, ricoperti da 6.732 brillanti e 2 mila perle. Tra tutti spiccano il diadema di perle e diamanti e una grande spilla a forma di fiocco con pendente, con un grande diamante rosa al centro e 679 brillanti di contorno, per un peso di 143 carati. In 76 anni quell’astuccio è stato aperto una sola volta, nel 1976 per timore che i gioielli fossero stati trafugati.

Quanto valgono i gioielli della Corona?

Lo abbiamo chiesto direttamente alla Banca d’Italia, che si è definita "mera custode delle gioie". "La Banca d'Italia non conosce il valore venale dei gioielli, che non sono stati mai sottoposti a perizia", ha risposto a Today.it Giampaolo Bargellini, responsabile Divisione relazioni con i media. Alcuni organi di stampa, però, riportano che la società di gioielleria Bulgari stabilì nel 1976 che i gioielli valevano attorno ai 2 miliardi di lire, pari a circa 18 milioni degli attuali euro. Altre stime sono molto meno prudenti e parlano di un valore intorno ai 300 milioni. Non ci sono altre certezze attualmente.

La battaglia legale

Fallito il primo tentativo di mediazione, i Savoia sembrano pronti a rivolgersi alle "competenti sedi giudiziarie, per l'ottenimento dei diritti spettanti agli eredi". "A differenza degli altri beni questi non sono mai stati confiscati e sono rimasti pendenti. Perciò devono essere restituiti", hanno detto gli avvocati dei Savoia. La presidenza del Consiglio ha rigettato la richiesta sostenendo che "quei gioielli non sarebbero beni personali ma in dotazione del Regno d’Italia". Da qui l'ultimatum: se "entro 10 giorni" i Savoia non torneranno in possesso dei gioielli della Corona, citeranno in giudizio la presidenza del Consiglio, il ministero dell'economia e la Banca d'Italia". Non è la prima volta che i Savoia tentano di rientrare in possesso dei gioielli: l'ultima richiesta, bocciata dalla Banca d'Italia, risale al 2021.

Come andrà a finire?

"L’incontro  di mediazione che si è svolto il 25 gennaio su istanza degli eredi Savoia e con la partecipazione della Banca d'Italia e dei Savoia si è concluso con la attestazione che non esistono le condizioni per proseguire utilmente la procedura", fa sapere la Banca d'Italia a Today. Nel verbale redatto il 15 giugno del 1946, che testimonia la consegna dei gioielli alla Banca d’Italia, si legge: "si affidano in custodia alla cassa centrale, per essere tenuti a disposizione di chi di diritto, gli oggetti preziosi che rappresentano le cosiddette gioie di dotazione della Corona del Regno". La frase piuttosto vaga secondo la quale i gioielli vanno "tenuti a disposizione di chi di diritto" lascia spazio a dubbi. Lo Stato italiano o i Savoia? In assenza di riferimenti precisi non ci resta che aspettare per vedere chi avrà la meglio.  

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