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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia

Negozi aperti anche a Pasquetta, scioperano i lavoratori: "Pressione insopportabile"

Anche oggi lunedì 2 aprile, come a Pasqua, i sindacati hanno proclamato un’astensione dal lavoro in Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia per protestare contro le aperture dei negozi nei giorni festivi: "Pressione insopportabile sui lavoratori"

Pasquetta di scioperi nel commercio in cinque regioni d’Italia. Come per la giornata di ieri, anche per oggi lunedì 2 aprile i sindacati confederali Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil hanno proclamato un’astensione dal lavoro in Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia per protestare contro le aperture dei negozi nei giorni festivi. "La festa non si vende", proclamano i sindacati del commercio.

"La festa non si vende"

Le iniziative decise a livello territoriale nascono dalla contrarietà alla liberalizzazione "selvaggia" degli orari e delle aperture e dalla difesa del "valore sociale" delle festività, del diritto al riposo e alla conciliazione dei tempi di vita-lavoro.

"Nei giorni di festa non si vendono diritti", "Vi romperemo le uova nel paniere'", "La festa non si vende", sono alcuni degli slogan che accompagnano la protesta e che campeggiano nei volantini preparati dalle tre sigle Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil. I sindacati "chiedono alle forze politiche - si legge in una nota - soprattutto a quelle che hanno vinto le elezioni, di essere coerenti con quanto annunciato in campagna elettorale e di abrogare la Legge Monti sulle liberalizzazioni. No al sempre aperto, sì a un modello sostenibile del commercio, per città più vivibili, all'insegna della cultura e non del solo consumo, per una maggiore contrattazione in difesa dei più deboli, per la difesa dei valori civili e religiosi che queste festività rappresentano".

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Camusso: "Pressione insopportabile".

"C'è l'idea che tutti i giorni sono uguali e che non c'è più né festa religiosa né laica che venga riconosciuta, non solo come occasione di riposo ma anche per fare delle cose diverse - ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso - È insopportabile questa pressione che non ha paragone con gli altri Paesi europei dove, invece, le regole sugli orari sono molto precise e rispettose delle persone che lavorano" 

Cinque anni fa la mobilitazione messa in campo dalla Confesercenti, con l’appoggio dei vescovi, era arrivata fino in Parlamento, quandi era stata approvata una legge che ripristinava le chiusure in 12 festività, con 6 possibili deroghe.

"Salvare almeno le festività più importanti"

Si cercò di ripristinare le chiusure degli esercizi commerciali almeno in occasione di tutte le festività più importanti, come Capodanno, l’Epifania, il 25 aprile, e poi Pasqua, Pasquetta, il Primo maggio, il 2 giugno, il 15 agosto, il primo novembre, l’8 dicembre, Natale e infine Santo Stefano. Ma il testo non è stato approvato in via definitiva prima della fine della legislatura e la legge "morì" in Senato.

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