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Martedì, 16 Aprile 2024
SCIOPERI

Sanità, sciopero degli infermieri: trentamila operazioni cancellate

I camici bianchi hanno incrociato le braccia per protestare contro il blocco del turnover e degli stipendi. Presidio a Montecitorio: "Senza noi non c'è futuro". Cancellati trentamila interventi

ROMA - Blocco del "turn over". Nessuno aumento di stipendio. E lo spauracchio tagli, gli ennesimi. Tre indizi fanno una prova: il settore sanitario nazionale italiano è al collasso. Ma, soprattutto, tre indizi fanno rabbia: la rabbia dei tanti infermieri che lunedì hanno incrociato le braccia e sono scesi in piazza per difendere il futuro loro e del Paese, perché - rivendicano - "senza noi non c'è futuro".

In migliaia hanno manifestato a piazza Montecitorio a Roma, davanti a quelli che hanno individuato come i responsabili della loro situazione. "Fino ad ora - ha informato Andrea Botega, segretario della principale associazione sindacale di categoria, il Nursid - sono circa trentamila gli interventi chirurgici programmati saltati". Tanti gli striscioni in piazza, uno su tutti lo slogan scelto: "La sanità pubblica non si vende, si difende". Accusa che, evidentemente, mostra la paura dei manifestanti di nuovi tagli alla Sanità. Al centro della protesta anche il malcontento dovuto al blocco del "turn over" e degli stipendi. Da qui la decisione di fermare tutto per un giorno. 
 
"Il personale presente sarà tenuto a svolgere le attività pertinenti al proprio profilo e le sole prestazioni indispensabili relative all'assistenza sanitaria d'urgenza" aveva spiegato Bottega prima dello sciopero, sottolineando che "le aziende hanno provveduto in ritardo ad organizzare il contingentamento minimo del personale". Tutte prove, secondo gli infermieri, della mancanza di attenzione nei confronti di una categoria "sempre in prima linea nell'accogliere e assistere i malati acuti, cronici e fragili", ma che da anni ormai viene sottoposta ad una "mole di lavoro ingestibile e a salari inadeguati, a danno della qualità dell'assistenza offerta". 

Qualità seriamente minata, denunciano gli infermieri, anche dal blocco del "turn over", che "non permettendo il ricambio generazionale per sostituire chi va in pensione, di fatto si traduce in orari e turni massacranti". Gli infermieri sono infatti sempre meno, mentre "sempre più sono quelli disoccupati, specie tra i giovani, circa venticinquemila". A fronte del superlavoro, il blocco contrattuale in corso da cinque anni, non permette l'adeguamento dello stipendio al costo della vita. A questo si unisce il malcontento per una Legge di Stabilità che prevede un taglio agli sprechi, ma "rischia di penalizzare i sistemi di garanzia dei livelli essenziali di assistenza". 

Gli infermieri, però, non sono gli unici delusi. Sabato otto novembre toccherà infatti ai medici scendere in piazza al fianco dei lavoratori di Cgil, Cisl e Uil. E la sanità si fermerà. Di nuovo. 

La rabbia degli infermieri in piazza

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