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Martedì, 21 Marzo 2023
Proteste

Sciopero taxi oggi: cosa sta succedendo e come finirà

L'agitazione nazionale di 48 ore dei tassisti, che protestano contro l'articolo 10 del ddl concorrenza (che prevede una delega al governo per la riforma del settore dei taxi e del noleggio con conducente) finirà a tarda sera: i motivi dell'agitazione e tutti gli scenari

Un'altra giornata di passione è appena iniziata. Lo sciopero nazionale di 48 ore dei tassisti, che protestano contro l'articolo 10 del ddl concorrenza (che prevede una delega al governo per la riforma del settore dei taxi e del noleggio con conducente) finirà a tarda sera. Da piazza della Repubblica, a Roma, i conducenti delle auto bianche hanno sfilato per le vie del centro per raggiungere Piazza Venezia. Vengono comunque garantiti tutti i servizi sociali. Una frangia di tassisti, dopo la fine del corteo, ieri si è diretta verso Palazzo Chigi. Molti di loro hanno cominciato a tirare bottigliette d'acqua di plastica in mezzo alla strada. Momenti di tensione ci sono stati tra i tassisti e le forze di polizia. L'adesione alla sciopero è stata alta. I tassisti romani però sono 8 mila e non erano affatto presenti in massa come ci si sarebbe aspettato: mille persone al massimo erano in piazza.

Sciopero dei taxi oggi 6 luglio

I disagi sono evidenti: pochi taxi in circolazione allo scalo di Fiumicino. La società Aeroporti di Roma ha predisposto personale nelle zone degli arrivi per informare i passeggeri sui mezzi alternativi come treno e autobus. Perché scioperano? Nel mirino dei tassisti c'è la deregolamentazione del settore e nello specifico l'articolo 10 del ddl, dove si stabilisce "l'adeguamento dell'offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web, che utilizzano piattaforme tecnologiche per l'interconnessione dei passeggeri e dei conducenti". I conducenti delle auto bianche manifestano poi contro "la promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati".

"Qualcuno dirà che siamo il "vecchio" contro la "modernità", che siamo dei privilegiati che ostacolano il mercato, e tutta un’altra serie di falsità, mentendo, sapendo di mentire - afferma un sindacato - La realtà è che la nostra battaglia è la lotta di 40mila lavoratori contro la speculazione finanziaria, ma anche la difesa dell’utenza e del servizio pubblico contro meccanismi come algoritmi e libero mercato, che li andrebbero a strangolare nel momento del bisogno".

Ma parliamo proprio dei prezzi. I tassisti lavorano con il tassametro che è, dal punto di vista di chi ha la licenza, una garanzia per il cliente, perché l'importo sale in base alla lunghezza della corsa, mentre Uber si fonda su un algoritmo che varia in base al picco di presenze di automobili in circolazione. I tassisti avvertono dei rischi conseguenti alla liberalizzazione perché, ad esempio, secondo loro il rischio è che qualcuno compri la licenza in un paese di un'altra regione e poi vada a lavorare con la sua auto a Roma dove la licenza costa 135 mila euro. Ma su questo punto basterebbe indicare regole precise. Vero è che i tassisti invece garantiscono il servizio notturno, non possono rifiutare la corsa e danno assistenza ad anziani e disabili.

Lo stralcio dell'articolo 10 del ddl concorrenza

"Il governo non è intenzionato a fare lo stralcio dell'articolo 10 del ddl concorrenza, ma è disponibile a portare avanti il confronto per chiarire meglio e puntualizzare", ha dichiarato il viceministro delle Infrastrutture, Teresa Bellanova. "Al tavolo con i sindacati dei tassisti - ha spiegato - ho invitato le parti a rinviare lo sciopero per continuare a lavorare e definire meglio il testo dell'articolo 10". Si va verso un tavolo di concertazione.

"La storia si ripete: ad ogni ipotesi anche moderata di apertura al mercato del settore dei Taxi, parte la protesta con annesso blocco delle città. Vediamo come finirà. Mi auguro che possa finire diversamente dal passato e che si possa evitare il blocco corporativo per scommettere su una crescente liberalizzazione del settore sostenuta dalla digitalizzazione", aveva scritto su Facebook il segretario di Più Europa e sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova. "Come in altri casi, un mercato aperto crescerebbe molto di più e creerebbe più occupazione di uno chiuso e corporativo. I partiti dovrebbe uscire dal calcolo elettoralistico ed evitare di sposare acriticamente la'genda corporativa dei taxisti. La somma di difese corporative - conclude Della Vedova - può portare qualche voto nell'immediato, ma deprime la crescita futura dell'Italia. Più Europa sostiene la riforma proposta dal Governo", conclude.

Cosa sta succedendo

Il governo ha confermato la disponibilità a riscrivere ampiamente i criteri della delega ma non a stralciarla. La riformulazione partirebbe dalla distinzione "del ricorso alle piattaforme tecnologiche di intermediazione da quelle di interconnessione. Le prime - dice la viceministra - sono gestite da altri soggetti a pagamento, le seconde sono quelle che oggi usano anche molti tassisti. Nel momento in cui c’è la distinzione c’è anche la possibilità, per i tassisti, di aderire a una o a tutte e due le piattaforme, ma questo non può essere impedito. Si tratta di una maggiore efficienza per la categoria e una maggiore disponibilità per l’utenza". Le sigle interessate - Cna Fita Taxi, Confartigianato Taxi e Sna Casartigiani Taxi - hanno espresso "grande apprezzamento" per le aperture di Bellanova che prevederebbero, tra l’altro, l’introduzione di una disciplina specifica delle piattaforme elettroniche, il rafforzamento delle misure di prevenzione e contrasto dell’esercizio abusivo anche tramite l’attuazione del Registro nazionale degli operatori e l’introduzione di targhe professionali.

Ma la maggior parte delle altre sigle teme che sia concesso troppo spazio alle multinazionali che gestiscono le app più diffuse, come Uber e compagnia. Filt Cgil e Ugl Taxi in particolare ribadiscono la contrarietà a ogni dialogo se resterà in piedi lo strumento della delega al governo che prevederebbe la stesura di un decreto legislativo da parte delle strutture ministeriali. Come da tradizione, è sempre forte il sostegno ai tassisti da parte di diversi partiti (emendamenti soppressivi sono stati presentati da Lega, LeU e uno anche dal Pd). 

Per qualcuno andare avanti con la riforma significa stare al passo con i tempi, garantire alternative al trasporto urbano non di linea. Non è così per le associazioni del settore, che mettono in guardia politica e opinione pubblica dal fatto che si sta creando uno spartiacque fra un servizio pubblico regolamentato e un futuro dal quale non si tornerà più indietro. Come potrebbe andare a finire? L’idea pare sia quella di tenere in piedi la riforma delimitando i contenuti della delega in modo da rassicurare il più possibile tutti i tassisti. Mettere nero su bianco con chiarezza le differenze tra taxi ed Ncc delimitando anche l’ambito di operatività delle auto con conducente. Differenziare la regolamentazione delle piattaforme. Ripristinare il Registro informatico degli operatori congelato da una sentenza della Consulta. Ma iniziare, e farlo sul serio, a liberalizzare il settore non sembra più possibile: il mondo va in quella direzione. Solo ipotesi, per ora. Intanto oggi è ancora sciopero.

I tassisti dicono no dicono a quello che temono potrebbe diventare un pericoloso strapotere di Uber e di altre piattaforme tecnologiche, che consentirebbero al consumatore magari di mettere a confronto in una schermata di telefonino servizi, disponibilità e prezzi offerti da più operatori di auto con conducente. In tutto ciò, l'utente chiede infatti solo una cosa: una corsa sicura, puntuale e a prezzi ragionevoli. Uno dei grandi dilemmi delle società contemporanee è proprio come contemperare l’interesse generale derivante dall’innovazione e l’interesse particolare della categoria.

I taxi in sciopero che negano il futuro 

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