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Giovedì, 18 Aprile 2024
Solo sulla carta?

Lo "strano" caso dello sconto Imu e Tari

Il governo ha dettato le linee guida per la riduzione delle tariffe, ma tutto è a discrezione dei singoli Comuni (a corto di risorse). E ci sono alcune condizioni che i contribuenti devono rispettare. Ecco perché in concreto questa possibilità rischia di essere sfruttata molto poco

L'Imu è la tassa sugli immobili. Devono pagarla tutti i proprietari di case (dalla seconda in poi), negozi o fondi, ma non si applica sulla prima casa. La Tari è la tassa sui rifiuti, che deve essere pagata per il loro smaltimento e per la gestione del servizio di nettezza urbana, ed è dovuta anche se gli immobili non vengono utilizzati (per non pagare la tassa questi devono essere sgombri e privi di allacci di utenze). Fin qui tutto chiaro. Ciò che è meno esplicito, forse perché poco "pubblicizzato", è che anche quest'anno c'è la possibilità di avere un'agevolazione su queste due imposte. Il decreto Rilancio, infatti, ha accordato la possibilità ai Comuni di procedere con uno sconto fino al 20% sul pagamento di Imu e Tari ai cittadini. In sostanza, la legge ha dettato le linee guida per la riduzione delle tariffe, ma tutto il resto è a discrezione dei singoli Comuni. Ed è qui che sorgono i dubbi. In concreto questa possibilità rischia di essere sfruttata molto poco. Vediamo perché.

Nel testo del decreto legge in questione, del 2020, all'articolo 118 ter si legge: "Riduzione di aliquote e tariffe degli enti territoriali in caso di pagamento mediante domiciliazione bancaria. 1. Gli enti territoriali possono, con propria deliberazione, stabilire una riduzione fino al 20 per cento delle aliquote e delle tariffe delle proprie entrate tributarie e patrimoniali, applicabile a condizione che il soggetto passivo obbligato provveda ad adempiere mediante autorizzazione permanente all'addebito diretto del pagamento su conto corrente bancario o postale".

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In parole povere, si tratta di una vera e propria facoltà accordata dallo Stato ai Comuni. Non esiste nessun obbligo previsto dal decreto Rilancio per lo sconto-esenzione Imu e Tari del 20%, in quanto ciò è possibile solo con la conferma e la volontà dei Comuni. Nel caso il Comune dovesse decidere di destinare lo sconto con l'applicazione della riduzione delle aliquote e delle tariffe delle entrate tributarie e patrimoniali, ci sono delle condizioni che i contribuenti devono rispettare per ottenerlo. In primis, le amministrazioni possono stabilire una "riduzione fino al 20% delle aliquote e delle tariffe delle proprie entrate tributarie e patrimoniali" solo se il cittadino contribuente provvede al pagamento tramite addebito diretto su conto corrente bancario o postale.

La seconda condizione per avere lo sconto è che il Comune deve approvare un'apposita delibera sulla riduzione di aliquote e tariffe delle proprie entrate tributarie. La percentuale di sconto, poi, non è stata fissata uguale per tutti: ciò vuol dire che le amministrazioni comunali possono approvare lo sconto fino a un massimo del 20%, ma nulla vieta loro di approvare una riduzione con una percentuale minore. Per ottenere lo sconto, basta comunicare al proprio Comune la volontà di procedere al pagamento tramite addebito sul conto corrente. Sul sito istituzionale di ogni Comune sono riportate regole ed eventuale procedura da seguire per usufruire dell'agevolazione. Il modulo per comunicare il cambio del mezzo di pagamento e accedere allo sconto Imu e Tari è scaricabile dal sito istituzionale del Comune di residenza, oppure ci si può recare di persona all'ufficio tributi e chiederne una copia. È dunque cruciale informarsi.

Perché lo sconto su Imu e Tari rischia di rimanere solo sulla carta

Ricapitolando: il singolo Comune sceglie se applicare lo sconto su Imu e Tari e decide anche la percentuale di riduzione da applicare sulle imposte. Ma tutta questa discrezionalità da cosa dipende? Chiaro: dai fondi che sono a disposizione. E qui emergono le note dolenti, tanto da far sospettare che questa agevolazione pensata per i cittadini in difficoltà economica rimanga solo sulla carta. Gli enti locali in sofferenza finanziaria sono in crescita, malgrado le risorse ricevute durante la pandemia, come specificato nei giorni scorsi dalla Corte dei conti in audizione alla commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.

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(da ItaliaOggi.it)

Il fenomeno delle criticità finanziarie degli enti locali interessa tutta Italia, ma trova la sua punta dell'iceberg in Calabria, Campania e Sicilia, dove il 38% degli enti (513 su 1.344) ha o ha avuto i conti in rosso, e dove si concentrano 42 nuove procedure di dissesto e riequilibrio registrate nel 2021, sul totale nazionale di 65. "Il contesto economico problematico di alcune aree può giocare un ruolo - ha spiegato la Corte dei conti -, ma le ragioni possono essere imputate anche a disfunzioni organizzative dei singoli enti, come inefficienze nella gestione delle risorse e scarsa attenzione alla riscossione dei tributi". Non proprio un bel quadro, insomma, per poter sperare di ottenere uno sconto sulle tasse.

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