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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Scuola, perché da oggi quasi 5mila persone hanno perso il lavoro

Il Governo ha deciso di internalizzare i servizi di pulizia nelle scuole, assumendo i lavoratori che si erano occupati di queste mansioni in appalto. Ma le assunzioni sono soltanto 11.263 su 16mila dipendenti 

Lunedì 2 marzo 2020. Un giorno come altri per la maggior parte delle persone, ma non per quasi 5mila lavoratori che ricorderanno con dispiacere la data di oggi. Parliamo del personale che si occupa delle pulizie nelle scuole italiane che, a causa dell'internalizzazione dei servizi, è rimasto di fatto senza occupazione.

Un problema noto da tempo che oggi si concretizza, come denunciato in una nota da Anip-Confindustria, in cui quella che fino a qualche tempo fa veniva definita dai sindacati la “vertenza dimenticata”, adesso diventa una vera e propria emergenza: ''Da oggi oltre 4.000 addetti ai servizi di pulizie nelle scuole di tutta Italia sono senza lavoro, per via dell'internalizzazione di tali servizi, proprio durante l'emergenza sanitaria che tutto il Paese si trova ad affrontare, creando disagi per le strutture scolastiche e per le famiglie delle migliaia di lavoratori che si trovano a non avere un'occupazione da oggi''.

Scuola, 11mila assunzioni su 16mila: quasi 5mila persone restano senza lavoro

Come sottolinea Anip-Confindustria, nessuno “casca dalle nuvole”, la deadline del 2 marzo 2020 era nota da tempo e deriva da una scelta dell'esecutivo: ''Il Governo ha deciso di internalizzare i servizi di pulizia assumendo il personale che fin qui si era occupato in appalto del servizio. Ma non tutti. Lo scorso dicembre il ministero dell'Istruzione pubblicò il decreto per internalizzare i servizi di pulizia nelle scuole fissando la data dell'1 marzo e confermando le 11.263 assunzioni a fronte però di 16.000 addetti impiegati nel servizio''.

Un allarme rilanciato la scorsa settimana anche dalle sigle Fisascat-Cisl, Filcams-Cgil e Uiltucs-Uil che, dopo un incontro al ministero del Lavoro, avevano manifestato preoccupazione non soltanto per chi da oggi si ritrova senza lavoro, ma anche per chi verrà assunto a “mezzo servizio”: ''Nonostante gli appelli, l'1 marzo significa la fine dell'impiego per oltre 4mila lavoratori e per altri 4.500 si prospetta l'assunzione a contratto part-time, con il dimezzamento dell'orario di lavoro e delle retribuzioni".

Scuola, i sindacati: ''Inaccettabile che migliaia di persone non abbiano certezze sul futuro"

Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, avevano definito questa evenienza inammissibile: ''Che oltre 4mila lavoratrici e lavoratori degli appalti delle pulizie delle scuole statali, a due giorni dall'avvio dell'internalizzazione dei servizi, non abbiano alcuna certezza del loro futuro occupazionale e di reddito è assolutamente inaccettabile''.

Al Governo veniva chiesta una soluzione che fino ad oggi non è arrivata, fino ad arrivare alla fatidica data odierna.

''Si appresta ad essere una pagina dolorosa per il Paese – conclude Anip-Confindustria - lo Stato ingaggia meno lavoratori di quanti ne servono per il decoro e la salubrità delle scuole, se ne lasciano migliaia a piedi e si vuole scaricare il costo degli ammortizzatori sociali sulle imprese (se verrà disposta la Naspi) oppure su tutti i cittadini qualora si decidesse per la cassa integrazione. E tutto questo mentre si sbandieravano risparmi (mai specificati davvero) per motivare questa vera e propria battaglia punitiva contro le imprese".

Una posizione condivisa anche da Massimo Stronati presidente di Confcooperative Lavoro: "Il governo con una sola mossa le sbaglia tutte. In questi mesi gli abbiamo sottoposto varie ipotesi di risoluzione per dare continuità lavorativa a lavoratori e imprese. Abbiamo ricevuto soltanto dei No. Adesso è il Governo responsabile del danno, che deve trovare una soluzione rivedendo questo provvedimento dannoso sotto ogni punto di vista: economico, sociale e sanitario". Intanto, mentre la soluzione latita, da oggi ci sono quasi 5mila disoccupati in più.

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