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Venerdì, 29 Marzo 2024
La ripartenza

Sider Alloys, tempismo perfetto: dopo 9 anni l'Italia torna a produrre alluminio

Con il via libera della Regione Sardegna, a Portovesme riparte la produzione di alluminio primario, proprio in un momento in cui il settore vive una ''tempesta perfetta''

In un periodo storico in cui si parla sempre più di aziende che chiudono e di licenziamenti, in un'economia falcidiata dalle conseguenze della pandemia, arriva una buona notizia: una fabbrica che riparte a 9 anni dalla sua chiusura. Parliamo dello stabilimento Sider Alloys di Portovesme, in Sardegna, l'ex fabbrica Alcoa rimasta inattiva da novembre del 2012, che presto potrebbe tornare a produrre alluminio primario, una delle materie prime al momento più richieste. 

Infatti, con il via libera arrivato dalla Regione Sardegna si è concluso l'iter autorizzativo che ha permesso di sbloccare un investimento da 185 milioni di euro. Il superamento dell'ultimo ostacolo burocratico ha dato il via al cosiddetto revamping (la ristrutturazione e il rifacimento di impianti industriali) di quello che ad oggi rimane l'unica fabbrica di alluminio primario in Italia. 

Sider Alloys, l'alluminio primario torna in Italia

Lo stabilimento ex Alcoa di Portovesme, passato nel febbraio del 2018 all'azienda italo-svizzera Sider Alloys, aveva chiuso i battenti nel novembre del 2012, quando produceva tonnellate di alluminio primario per un fatturato annuo di circa mezzo miliardo di euro. Adesso, con un investimento da 185 milioni di euro, verrà messo in pratica il piano industriale presentato dal gruppo nel febbraio del 2018, e che prevede la ricostruzione dell’impianto elettrolisi, la produzione di alluminio primario sia per via elettrolitica, sia attraverso la fonderia e inoltre vergelle. Alcuni lavori hanno già avuto inizio, con circa 50 dipendenti già all'opera, ma Sider Alloy stima di arrivare a oltre 350 lavoratori diretti, oltre a 150 degli appalti. 

Quando ci sarà la riapertura? Quando ripartirà la produzione?  Giuseppe Mannina, amministratore delegato, e Eros Brega, direttore affari generali dell'azienda, hanno previsto tempi brevi: ''Il via libera della Regione chiude un ciclo importante per le autorizzazioni, ora inizia un percorso che porterà all'apertura della prima fabbrica di alluminio in Italia. Un passo avanti importante non solo polo industriale del Sulcis ma per l'intero settore metallurgico.  La prima colata di alluminio in fonderia è ipotizzata per il 2022, mentre la produzione in sala elettrolisi è ipotizzata per il primo trimestre del 2023''.

La crisi dell'alluminio (e dei metalli)

''Una speranza per il territorio che rinasce'', come spiegato dal presidente della Regione Sardegna Solinas, ma anche un polo di importanza strategica vista la ''tempesta perfetta'' che sta investendo le materie prime e, in particolare, l'alluminio. Il settore è stato infatti ''colto'' di sorpresa, così come gli altri, dall'aumento del costo delle materie prime e dell'energia, generando una profonda divisione tra i comparti che richiedono forniture di questo metallo. Da una parte l'automotive, un altro settore che, a causa del calo della domanda, si trova in difficoltà nel tentativo di ''scaricare'' i rincari, dall'altra la situazione opposta dell'edilizia,  che invece vive un momento in cui la domanda è da record, tanto da rendere i rincari una minima preoccupazione. Un quadro in cui va inevitabilmente ad incidere il prezzo dell'alluminio primario, che richiede un grande utilizzo di energia, e anche di quello secondario da riciclo, le cui quotazioni sono condizionate dall'andamento del primario. 

L'alluminio primario appunto, quella materia prima che l'Italia tornerà a produrre nello stabilimento di Portovesme dove la Sider Alloys ha ottenuto il via libera definitivo per la ripartenza, che però dovrà fare i conti con un'altra problematica: la carenza di altri metalli utilizzati nelle leghe, come lo zinco, il magnesio e il silicio, divenuti sempre più difficili da reperire. In Sardegna la Portovesme srl ha annunciato lo stop alla produzione di zinco, mentre l'allarme più grande riguarda il magnesio, prodotto per l'87% in Cina: entro due o tre mesi l'Europa potrebbe trovarsi senza scorte, con il rischio di fermare le produzioni di diversi settori industriali, dall'auto agli imballaggi. Discorso simile per il silicio, imprescindibile per la produzione di chip e semiconduttori, la cui scarsità è stata provocata dai tagli applicati dai fornitori cinesi.

Il caos forniture e i prezzi in continua ascesa rendono quella dell'alluminio una ''tempesta perfetta'' con possibili conseguenze nefaste per diversi settori. La ripartenza dello stabilimento di Portovesme è un primo passo, ma che rappresenta un ''ombrello'' forse ancora troppo piccolo per mettere tutti al riparo. Rimane il segnale importante, di qualcosa che si rimette in moto.

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