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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Lo smart working nel 2022 rischia di restare un miraggio

Ricciardi, consulente scientifico di Speranza: "Dovrebbe diventare la struttura ordinaria dell'organizzazione del lavoro". Ma non decide Speranza, la palla è in mano al ministro Brunetta (che ha specificato che per l'eventuale ritorno al lavoro agile nel pubblico impiego serve una sua circolare, che non è in arrivo)

"Lo smart working dovrebbe diventare in questa fase pandemica la struttura ordinaria dell'organizzazione del lavoro perché il virus viaggia con le persone e quindi quanto più le persone sono distanziate l'una dall'altra tanto più si limita la circolazione del virus". Parola di Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza. Ma non decide Speranza, a meno di scatti in avanti del governo la palla è in mano al ministro Brunetta (che ha specificato che per l'eventuale ritorno al lavoro agile nel pubblico impiego serve una sua circolare, che per ora non è in arrivo).

Smart working: tornerà nel 2022?

Da due mesi e mezzo nel settore pubblico il lavoro in presenza è ridiventato la modalità ordinaria, e quello "in smart" l'eccezione. Alcune settimane fa sono poi state approvate le linee guida sullo smart working, condivise da tutti i sindacati. Ma nel frattempo i contagi sono aumentati a tassi esponenziali: non cambia nulla però per adesso, ma negli uffici pubblici al momento non c'è stata alcuna marcia indietro 

I senatori del MoVimento 5 Stelle nella commissione Affari Costituzionali Vincenzo Garruti, Maria Laura Mantovani, Gianluca Perilli, Vincenzo Santangelo e Danilo Toninelli lanciano un nuovo appello proprio a Brunetta, tramite una lettera aperta: "Il lavoro agile già a partire dalla prima ondata della pandemia ha dimostrato di essere uno strumento molto utile per scongiurare la paralisi degli uffici pubblici e dei servizi da erogare ai cittadini, evitando al contempo pericolosi assembramenti nelle sedi della Pubblica Amministrazione e riducendo il traffico nelle città e la presenza di cittadini sui mezzi pubblici - ragionano i pentastellati - Il grande lavoro svolto dalla ministra Dadone durante il governo Conte II ha consentito di perfezionare una modalità di lavoro nata inevitabilmente in condizioni di estrema emergenza. Sbaglia il ministro Brunetta nel ridurre all'osso oggi il ricorso al lavoro agile, nel suo ruolo ha il dovere di comprendere e valorizzare al meglio le enormi potenzialità del digitale, grazie al quale sta cambiando il modo di lavorare di tutti noi. E da questo indirizzo non si torna indietro. Per questo, non appena ne avremo la possibilità, come Movimento 5 Stelle presenteremo degli emendamenti per ripristinare il lavoro agile emergenziale nella Pubblica Amministrazione".

Marco Carlomagno, segretario generale Flp (Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche), pochi giorni fa ha scritto una lettera al premier Mario Draghi, al ministro della Salute Roberto Speranza, a quello della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta e al coordinatore del Cts Franco Locatelli, chiedendo che, alla luce della "forte accelerazione dei contagi registratasi nelle ultime settimane", venga riattivato "il lavoro agile emergenziale". I sindacati non parlano di quote: lavoro agile emergenziale significa però il capovolgimento della situazione attuale, in cui lavora di fatto in presenza la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici.

In Italia il dibattito sullo smart working è spesso superficiale

Nel privato ci sono realtà che hanno già implementato lo smart working e intendono mantenerlo con alte percentuali anche al termine dell'emergenza sanitaria: Poste, Unicredit, Bnl, Vodafone, Enel tra le altre. All'estero in questi giorni la JPmorgan e Goldman Sachs hanno mandato i propri dipendenti in smart working per 2 settimane a causa della variante Omicron.

In Italia il dibattito sullo smart working è spesso superficiale, si parla quasi solo degli effetti deleteri che lo smart working ha avuto su non pochi esercizi commerciali che puntavano forte sui lavoratori in pausa pranzo, costretti (non sempre riuscendoci) a reinventarsi, concentrandosi sulle fasce orarie serali: qualcuno l'ha ribattezzata "economia del tramezzino". L'equiparazione tra smart working e "fannulloni" è poi il "non detto" sottointeso in molti discorsi sul tema, anche a livello istituzionale. In Germania contro Omicron hanno fatto la differenza tamponi gratuiti e tanto smart working: il numero di contagi quotidiani è stato abbattuto. L'Italia per ora ha scelto di percorrere un'altra strada.

L'effetto immediato di un ritorno allo smart working ove possibile sarebbe una subitanea riduzione dell’affollamento sui mezzi pubblici. In presenza di una variante così contagiosa negli spazi chiusi, non è un elemento di poco conto. Nel corso della conferenza stampa di fine anno il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva rimandato alla seguente cabina di regia la decisione su un'eventuale ritorno allo smart working, visto il boom contagi: poi non se n'è fatto nulla, e non è detto che qualcosa cambierà nel corso delle prossime settimane. Oggi come oggi, a parte lo smart working per i lavoratori fragili e per i genitori dei bambini in dad, sul tavolo non c’è nulla. Potranno fruire fino a fine marzo di congedi retribuiti i genitori di figli under 14 in dad o in quarantena, mentre avranno diritto a congedi non retribuiti i genitori di figli fra 14 e 16 anni o, indipendentemente dall’età, di figli con handicap grave. Per ora lo smart working è tutto qui.

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