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Martedì, 19 Marzo 2024
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Cosa succede con lo smart working dal 1° luglio

La proroga relativa alla fruizione del lavoro agile per alcune categorie specifiche scade il 30 giugno. Cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi, con o senza un intervento del governo Meloni

Sabato 1° luglio scade il diritto per i più fragili, sia nel pubblico che nel privato, e per i genitori con figli fino ai 14 anni (nel privato), di lavorare con la modalità dello smart working. Cosa potrebbe succedere dopo il 30 giugno, quindi? La misura in questione, introdotta con la pandemia di covid, è all'attenzione del ministro del lavoro, Marina Elvira Calderone: è stata prorogata già a fine febbraio, reperendo i 16 milioni di euro necessari per confermare questa possibilità ai lavoratori fragili, e ora c'è l'ipotesi di un nuovo intervento del governo (non scontato, tuttavia).

Per i genitori con figli minori di 14 anni, infatti, il diritto allo smart working è cessato già dallo scorso dicembre, ma rimane garantito solo se l'altro genitore non risulti beneficiario di uno dei vari strumenti di sostegno al reddito. A meno di ulteriori interventi, scaduta la proroga, i lavoratori dovranno tornare in presenza. In molte aziende, tuttavia, è stato già disciplinato il lavoro agile, con le due categorie specifiche dei fragili e dei genitori con figli minori di 14 anni che potrebbero quindi rimanere in smart working. Senza nuovi interventi del governo, dal 1° luglio il lavoro agile verrebbe regolato esclusivamente da un accordo individuale tra datore di lavoro e lavoratore, secondo quanto previsto dalla legge 81/2017 e dal protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile.

Al momento, però, non va esclusa una nuova valutazione da parte del governo Meloni: d'altronde, anche dopo la scadenza della scorsa proroga arrivata a fine 2022, l'esecutivo aveva rinnovato la regolamentazione del lavoro agile per le categorie fragili solo nel successivo mese di febbraio 2023.

In ogni caso, rimane l'indicazione relativa all'articolo 18 della legge 81 del 2017 e dal decreto legislativo 105 del 2022 (articolo 4 lettera b: qui il testo), che specifica come i datori di lavoro debbano riconoscere priorità alle richieste formulate da lavoratori con figli fino a 12 anni di età, con figli in condizioni di disabilità, caregivers, o lavoratori con disabilità in situazione di gravità accertata. Significa che se queste categorie esprimono la volontà di fruire dello smart working, non potranno quindi essere sanzionate, demansionate, licenziate, trasferite o sottoposte ad un'altra misura organizzativa che possa ripercuotersi negativamente sulle condizioni di lavoro.

"Noi, senza tutele, costretti a scegliere tra salute e lavoro"

Secondo l'osservatorio smart working del Politecnico di Milano, i lavoratori da remoto oggi sono circa 3,6 milioni, quasi 500mila in meno rispetto al 2021. In piena pandemia erano 7 milioni, un terzo della totalità dei lavoratori dipendenti, mentre adesso rappresentano appena il 14,9% (dati dell'istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche).

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