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Venerdì, 19 Aprile 2024
Da casa

Per chi torna lo smart working

Il lavoro agile torna a essere un tema caldo, e anche per superare lo stallo politico in maggioranza sul "nuovo" super green pass, il premier Draghi potrebbe imporre un compromesso per il settore privato. Ma anche nel pubblico le cose si muovono

Sul fronte scuola Draghi ha messo in chiaro che le lezioni scolastiche in presenza non subiranno slittamenti, anche perché tutelarle significa assicurare ai genitori la possibilità di lavorare. Lo smart working torna a essere un tema caldo, e anche per superare lo stallo politico in maggioranza sul Super green pass sui luoghi di lavoro, il premier potrebbe imporre un compromesso. In pratica si ipotizza in queste ore una quota prestabilita massima di “lavoro da casa” nel settore privato, fino alla metà di febbraio. Sono cinque milioni e mezzo gli autonomi e sedici milioni i dipendenti di aziende private in Italia. Ridurre di un terzo le presenze, l’effetto sarebbe imponente anche per quel che riguarda i mezzi pubblici, che sarebbe decongestionati. Non un dettaglio. Ma anche nel pubblico le cose si muovono.

Smart working: lo scontro tra sindacati e Brunetta

I sindacati spingono apertamente per un massiccio ritorno al lavoro agile nel comparto pubblico, ma dal dipartimento della Funzione Pubblica la richiesta viene bollata come "incomprensibile". Le richieste dei sindacati hanno trovato sponda nei senatori del Movimento 5 Stelle, per i quali "Brunetta "sbaglia nel ridurre all'osso oggi il ricorso al lavoro agile". Ieri anche il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, si è espresso in favore del lavoro agile. "Tutte le misure messe in campo finora dal Governo - per Cartabellotta - sono una sommatoria di pannicelli caldi che non riescono a rallentare la circolazione. Adesso vediamo cosa verrà fuori dal prossimo consiglio dei ministri. Bisogna limitare i contatti sociali, magari incrementando lo smart working".

La replica del ministro forzista è stata secca: bocciatura senza appello della soluzione "tutti a casa" sperimentata in assenza dei vaccini nella prima fase della pandemia nella primavera 2020 con lockdown generalizzato e chiusura di tutte le attività economiche e di tutti i servizi, tranne quelli essenziali. "Non è questa la situazione attuale" hanno rimarcato dal ministero.

Il Dipartimento della Pa ha fatto poi presente che "la normativa e le regole attuali già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato. Le amministrazioni pubbliche, in particolare, sulla base delle linee guida recentemente approvate con il consenso di tutti (sindacati, governo, amministrazioni centrali e locali), possono decidere la rotazione del personale consentendo il lavoro agile anche fino al 49% sulla base di una programmazione mensile, o più lunga".

Tutto chiarito? Non proprio. Infatti l'Ugl enti locali ieri ha chiesto a Brunetta "di intervenire sugli uffici creativi con una circolare chiarificatrice". Fa notizia il caso della giunta regione della Campania dove nello stesso edificio, sullo stesso piano, ci sono provvedimenti completamente diversi: uno che certifica la situazione emergenziale e applica lo smart working, l'altro che nega l'aumento dei contagi e obbliga i lavoratori a stare in presenza rifiutando la rotazione degli stessi.

Chi lavorerà da casa?

Dunque, che succederà? Potrebbe molto realisticamente esserci secondo Repubblica un ritorno, a strettissimo giro di posta, allo smart working d’emergenza per le imprese, mentre nella Pubblica amministrazione le richieste dei sindacati vengono respinte al mittente ed è scontro. Ci vorrebbe un segnale da Palazzo Chigi, che sta già pensando a un provvedimento che incoraggi un ricorso maggiore al lavoro agile, finché durerà l’emergenza. Il governo adotterà delle misure nel Consiglio dei ministri di domani 5 gennaio: i rumors parlano di raccomandazioni e indicazioni a favore del lavoro agile, ma solo per il settore privato.

Nella pratica poi molte aziende stanno già chiedendo ai dipendenti di non tornare in ufficio subito dopo le vacanze di Natale e Capodanno: "Io l’ho comunicato prima di Natale - dice al quotidiano romano Federico Capeci, amministratore delegato della sede italiana di Kantar, multinazionale della consulenza perché così, se qualcuno fosse tornato dai genitori o si fosse trasferito nella seconda casa avrebbe avuto tutto tempo di organizzarsi. L’ufficio rimane aperto: meglio un ambiente sanificato che lavorare in un bar o in un posto qualsiasi, ma la forte raccomandazione è lavorare da casa".

Lo smart working anche nel pubblico non è mai finito

Per il settore pubblico invece gli spiragli sono pochi. Alcune sigle, come la Fp Cgil e la Uilpa, si sono rivolte alle singole amministrazioni, mentre altre, come Confintesa, Confsal, Covirp, Flepar e Flp hanno inviato appelli al ministro della Pa Renato Brunetta e al premier Mario Draghi. Appelli non ascoltati. C'è un "però". Le notizie che arrivano dalle varie amministrazioni vanno comunque verso un ampliamento del lavoro agile, anche se in ordine sparso. Le ultime arrivano per esempio dal Consiglio di Stato, che in una direttiva del Segretario generale ha confermato le regole emergenziali fino al 31 marzo prossimo. Si tratta di un lavoro agile per tre giorni alla settimana, con l’eccezione dei «lavoratori fragili» che possono superare questo limite su indicazione del medico. 

Scontro politico a parte (Forza Italia contraria, M5s e Pd favorevoli) lo smart working anche nel pubblico esiste già: al ministero dell’Economia, quasi 10mila dipendenti, è stato alzato da 6 a 8 il limite delle giornate in lavoro agile al mese, con la possibilità di arrivare a 10 per alcune categorie di lavoratori. L’agenzia delle Entrate ha firmato da tempo un accordo con i sindacati per l’uso più ampio possibile del lavoro a distanza, considerato modalità «ordinaria» per i lavoratori fragili. Al Comune di Roma il lavoro agile è stato mantenuto per il back office oltre che per i fragili, e da Nord a Sud Comuni grandi e piccoli tornano a spingere su questo tasto.

I sindacati spingono a livello nazionale per una revisione al rialzo, generalizzata e uniforme, delle regole sullo smart working. In ogni caso si partirà dal settore privato. Domani dopo il consiglio dei ministri tutto sarà più chiaro.

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