Smart working, Brunetta gela i sindacati: "Incomprensibile"
I rappresentanti dei lavoratori chiedono il ritorno al lavoro agile nella pubblica amministrazione alla luce della risalita dei contagi. Secca la replica del dipartimento Funzione pubblica: "Flessibilità già garantita, linee guida approvate col consenso di tutti"
La risalita dei contagi Covid spinta dalla diffusione della variante Omicron riaccende il dibattito sullo smart working: i sindacati premono per un massiccio ritorno al lavoro agile nel comparto pubblico, ma dal dipartimento della Funzione Pubblica la richiesta viene bollata come "incomprensibile".
E' stato il segretario generale Confsal, Angelo Raffale Margiotta, a dare fuoco alle polveri chiedendo il ritorno al lavoro agile come modalità ordinari per tutti i lavoratori per la durata dello stato di emergenza, cioè fino al 31 marzo 2022. "Stiamo assistendo a un crescente aumento dei contagi, per il diffondersi di nuove varianti, con conseguenti misure di quarantena, sia per i colpiti sia per chi ha avuto con gli stessi contatti, che moltiplicano le assenze a dismisura", ha messo nero su bianco in una lettera al ministro Renato Brunetta, parlando di "forte disagio" per le attività lavorative ordinarie e "grande preoccupazione tra i lavoratori per l'effetto che tale situazione potrebbe determinare anche nell'ambito familiare". Sulla stessa linea Marco Carlomagno, segretario generale Flp (Federazione dei lavoratori della Funzione pubblica): "Il Governo - ha detto - ripristini il lavoro agile emergenziale anche nella pubblica amministrazione. E' una necessità per la sicurezza dei lavoratori".
Le richieste dei sindacati hanno trovato sponda nei senatori del Movimento 5 Stelle, per i quali "Brunetta "sbaglia nel ridurre all'osso oggi il ricorso al lavoro agile". E oggi anche il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, si è espresso in favore del lavoro agile. "Tutte le misure messe in campo finora dal Governo - per Cartabellotta - sono una sommatoria di pannicelli caldi che non riescono a rallentare la circolazione. Adesso vediamo cosa verrà fuori dal prossimo consiglio dei ministri. Bisogna limitare i contatti sociali, magari incrementando lo smart working. Mi preoccupa che si prenda tempo prima di assumere decisioni, perché i numeri sono già evidenti".
Le pressioni per lo smart working però sono state accolte con poco entusiasmo, per usare un eufemismo, da Roma. "La normativa e le regole attuali - si legge in una nota del dipartimento della Funzione pubblica i cui toni lasciano poco spazio al confronto - già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato".
La replica
Dagli uffici guidati da Renato Brunetta sottolineano che "la linea fin qui seguita dal Governo, grazie alle vaccinazioni, al green pass e al super green pass, ha reso pienamente compatibile il massimo livello di apertura delle attività economiche, sociali e culturali con il massimo livello di sicurezza sanitaria. Le amministrazioni pubbliche, in particolare, sulla base delle linee guida recentemente approvate con il consenso di tutti (sindacati, Governo, amministrazioni centrali e locali), possono decidere la rotazione del personale consentendo il lavoro agile anche fino al 49% sulla base di una programmazione mensile, o più lunga. Ricordiamo, inoltre, che la maggior parte dei dipendenti pubblici (gli addetti della scuola, della sanità e delle forze dell’ordine, che rappresentano circa i due terzi dei 3,2 milioni totali) sono soggetti all’obbligo di vaccino e, in larghissima maggioranza, sono tenuti alla presenza. Alla luce della grande flessibilità riconosciuta alle singole amministrazioni e dell’esigua minoranza di dipendenti pubblici che potrebbe realmente lavorare da casa, risulta, dunque, incomprensibile l’invocazione dello smart working per tutto il pubblico impiego. Un 'tutti a casa' come sperimentato, in assenza dei vaccini, durante la prima fase della pandemia nel 2020, legato al lockdown generalizzato e alla chiusura di tutte le attività economiche e di tutti i servizi, tranne quelli essenziali. Non è questa la situazione attuale".