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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Consumi fermi e tagli su vestiti e scarpe: come (non) spendono le famiglie

Nel 2018 le famiglie italiane hanno speso in media 2.571 euro al mese: un dato 'fermo' rispetto all'anno precedente, che conferma la crisi dei consumi. Le associazioni: ''Calo peggiore delle attese''

Casa, trasporti, prodotti alimentari: i consumi delle famiglie italiane sono fermi 'al palo' nel 2018, con una stima della spesa media mensile pari a 2.571 euro, praticamente invariata rispetto all'anno precedente. La metà delle famiglie spende più di 2.153 euro al mese, anche se restano ampi i divari territoriali, con il picco massimo che viene raggiunto nel confronto tra Nord-Ovest e Isole, lontane di ben 800 euro. Le spese per l'abitazione, tra affitto, bollette e altri servizi, rimane la voce più imponente tra i consumi delle famiglie, che invece sembrano orientate a 'tagliare' soprattutto per quanto riguarda l'abbigliamento e le vacanze. A rivelarlo è l'Istat nel Report sulle spese per consumi delle famiglie nel 2018. 

La spesa delle famiglie nel 2018

Nel 2018, la stima della spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è di 2.571 euro mensili in valori correnti, sostanzialmente invariata rispetto al 2017 (+0,3%), quando era cresciuta dell'1,6% sul 2016. La spesa è ancora lontana dai livelli del 2011 (2.640 euro mensili), cui avevano fatto seguito due anni di forte contrazione, prosegue l'Istat. Considerando la dinamica inflazionistica (+1,2% la variazione dell'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale, Nic), in termini reali la spesa diminuisce dello 0,9%, segnando una contrazione per la prima volta dopo la moderata dinamica positiva registrata dal 2014 al 2017. Poiché la distribuzione dei consumi è asimmetrica e maggiormente concentrata nei livelli medio-bassi, la maggioranza delle famiglie ha speso un importo inferiore al valore medio. Se si osserva il valore mediano, ovvero il livello di spesa per consumi che divide il numero di famiglie in due parti uguali, il 50% delle famiglie residenti in Italia ha speso nel 2018 una cifra non superiore a 2.153 euro, invariata rispetto ai 2.154 euro del 2017.

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Come in passato, i livelli di spesa più elevati, e superiori alla media nazionale, si registrano nel Nord-ovest (2.866 euro), nel Nord-est (2.783) e nel Centro (2.723 euro); più bassi, e inferiori alla media nazionale, nel Sud (2.087 euro) e nelle Isole (2.068 euro). La composizione della spesa resta sostanzialmente immutata rispetto al 2017: è ancora l'abitazione ad assorbire la quota più rilevante (35,1% della spesa totale), seguita dalla spesa per prodotti Alimentari e bevande analcoliche (18,0%) e da quella per Trasporti (11,4%). Coerentemente con le linee guida internazionali, e con i Report precedenti, nella spesa per l'abitazione è compreso l'importo degli affitti figurativi, cioè la spesa che le famiglie dovrebbero sostenere per prendere in affitto un'abitazione con caratteristiche identiche a quella in cui vivono e di cui sono proprietarie, usufruttuarie o che hanno in uso gratuito. Anche al netto di tale posta, nel 2018 la spesa media familiare in termini correnti (1.982 euro) è stabile rispetto al 2017 (+0,2%), prosegue l'Istat.

Le famiglie 'tagliano' vestiti e vacanze

La spesa per visite mediche e accertamenti periodici, in larga misura "incomprimibile", è quella sulla quale le famiglie italiane "agiscono meno per provare a limitare l'esborso" mentre i veri tagli, "la voce di spesa che le famiglie cercano maggiormente di contenere, è quella per abbigliamento e calzature". Nel report sulle Spese per i consumi delle famiglie 2018, l'Istat rileva infatti che "tra quante un anno prima dell'intervista sostenevano già la spesa per visite mediche e accertamenti periodici, soltanto il 16,1% delle famiglie dichiara infatti di aver speso meno, peraltro con forti differenziazioni territoriali: il 10,1% nel Nord, il 17,9% nel Centro e il 24,1% nel Mezzogiorno. Per contro, il 6,1% delle famiglie dichiara di aver aumentato la spesa sanitaria. Così, mentre sulla voce carburanti il 71,8% lascia invariata la spesa contro un 25,1% che ha invece provato a limitarla, i veri risparmi di spesa delle famiglie italiane ricadono sull'abbigliamento e le calzature. Quasi la metà (48,9%) di quante acquistavano già questi beni un anno prima dell’intervista ha infatti modificato le proprie abitudini, provando a limitare la spesa, anche in questo caso con forti differenziazioni territoriali: si prova a risparmiare di più nel Mezzogiorno (62,7%) rispetto al Centro (47,6%) e soprattutto al Nord (40,3%).  

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Un'altra voce che gli italiani continuano a tagliare è quella relativa a viaggi e vacanze. Dal report dell'Istat sulle Spese per i consumi delle famiglie 2018 emerge infatti che il 39,3% delle famiglie che già sostenevano spese per viaggi e vacanze ha provato a ridurle, con un massimo del 53,9% nel Mezzogiorno. Questa spesa, segnala l'Istituto, è comunque, tra le voci considerate, quella con la minore percentuale di famiglie che la sostenevano già un anno prima (poco più di una famiglia su due). Rispetto a un anno prima dell'intervista, invece, due terzi delle famiglie non hanno modificato le proprie abitudini in fatto di spesa alimentare (il 72,2% nel Nord, il 56,8% nel Mezzogiorno).

Bevande e prodotti alimentari: quanto spendono le famiglie

Le famiglie hanno speso per prodotti Alimentari e bevande analcoliche in media 462 euro mensili, senza differenze significative rispetto ai 457 euro del 2017. Più nel dettaglio, aumenti di spesa si registrano per le carni (98 euro mensili, +4,0% rispetto all'anno precedente), i pesci e i prodotti ittici (41 euro mensili, +3,4% sul 2017) e per caffè, tè e cacao (15 euro, +5,0%). Le carni costituiscono anche la voce di spesa alimentare più importante in termini di composizione del carrello, rappresentando il 3,8% della spesa totale; il pesce pesa meno della metà delle carni (1,6% della spesa complessiva) e caffè, tè e cacao appena lo 0,6%.

Solo la spesa per zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolciumi (che rappresenta appena lo 0,7% della spesa totale) diminuisce significativamente (19 euro mensili, -2,6% sul 2017). La spesa per beni e servizi non alimentari è di 2.110 euro mensili, anche questa stabile rispetto al 2017 (2.107 euro). Per Abitazione, acqua, elettricità e altri combustibili, manutenzione ordinaria e straordinaria la spesa resta invariata rispetto all'anno precedente (con l'eccezione del Nord-est, dove si contrae del 3,5%) e pari a 903 euro (il 35,1% del totale), di cui 589 euro di affitti figurativi.

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Trasporti, la voce più rilevante dopo la casa

Tra le spese non alimentari, la quota più rilevante dopo l'abitazione è destinata ai Trasporti (11,4%, 292 euro); seguono, nell'ordine: Altri beni e servizi (cura della persona, effetti personali, servizi di assistenza sociale, assicurazioni e servizi finanziari; 7,2%); Servizi ricettivi e di ristorazione e Beni e servizi ricreativi, spettacoli e cultura (entrambe le voci pari a circa il 5,0% del totale, approssimativamente 130 euro mensili ciascuna); Servizi sanitari e salute (4,7%, 121 euro mensili); Abbigliamento e calzature (4,6%, 119 euro mensili); Mobili, articoli e servizi per la casa (4,2%, 108 euro). Solo la spesa per Comunicazioni (pari al 2,4% della spesa totale, 62 euro mensili) si contrae in misura significativa rispetto al 2017 (-2,5%), contrariamente a quanto accaduto lo scorso anno (+2,5%), continua il Report dell'Istat. Anche nel 2018 si osservano i divari territoriali ben noti, le cui origini vanno ricercate in diversi fattori di natura economica e sociale (redditi, prezzi al consumo, abitudini e comportamenti di spesa). Nel Nord-ovest si spendono mediamente, in termini assoluti, circa 800 euro in più che nelle Isole, e cioè il 38,6% in più in termini relativi, ma il divario scende sotto il 40% per la prima volta dal 2009 (nel 2017 era al 45%).

Consumi, Nord e Sud a confronto

A pesare di più sulle spese delle famiglie nel Sud e nelle Isole, dove le disponibilità economiche sono generalmente minori, le voci destinate al soddisfacimento dei bisogni primari, quali ad esempio quelle per i beni alimentari: rispetto alla media nazionale (18,0%), la quota per la spesa alimentare è il 22,9% nel Sud e il 21,3% nelle Isole, mentre nel Nord-est si ferma al 16,0%. Le regioni con la spesa media mensile più elevata sono Lombardia (3.020 euro), Valle d'Aosta (3.018 euro) e Trentino-Alto Adige (2.945 euro); in particolare, nel Trentino-Alto Adige si registrano, rispetto al resto del Paese, le quote più elevate di spesa per Servizi ricettivi e di ristorazione (6,2% contro il 5,1% di media nazionale) e per Beni e servizi ricreativi, spettacoli e cultura (6,1% contro il 5,0%), prosegue l'Istat. La Calabria si conferma la regione con la spesa più contenuta, pari a 1.902 euro (1.118 euro meno della Lombardia), seguita dalla Sicilia (2.036 euro mensili). In Calabria la quota di spesa destinata a prodotti alimentari e bevande analcoliche raggiunge il 23,4%, l'incidenza più alta dopo quella registrata in Campania (23,8%).

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I livelli e la composizione della spesa variano a seconda della tipologia del comune di residenza. Anche nel 2018, nei comuni centro delle aree metropolitane le famiglie spendono di più: 2.866 euro mensili, +228 euro rispetto alle famiglie residenti nei comuni periferici delle aree metropolitane e in quelli con almeno 50mila abitanti e +417 euro rispetto alle famiglie residenti nei comuni fino a 50mila abitanti che non appartengono alla cerchia periferica delle aree metropolitane. Nei comuni centro di area metropolitana si registra la più bassa quota destinata ad Alimentari e bevande analcoliche (15,0%, contro 19,1% dei comuni periferia delle aree metropolitane e fino a 50mila abitanti); lo stesso vale per le quote di spesa destinate ad Abbigliamento e calzature (rispettivamente, 4,0% e 4,8%) e Trasporti (8,7% contro 12,4%).

Al contrario, nei comuni centro di area metropolitana le quote più elevate di spesa si registrano per Abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili (41,2%, molto sopra il dato medio nazionale, contro 33,0% dei comuni periferici delle aree metropolitane e fino a 50mila abitanti) e per Servizi ricettivi e di ristorazione (rispettivamente, 5,6% e 4,8%). Le quote di spesa destinate alle altre tipologie di beni e servizi non registrano, invece, particolari differenze al variare del tipo di comune di residenza.

Unc: "Consumi al palo, gli italiani tirano la cinghia"

In Italia i "consumi sono al palo" ed il "lieve aumento della spesa in termini nominali, 88 euro nei dodici mesi (+0,3%) è solo un effetto ottico". A sottolinearlo è Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori spiegando che "se consideriamo l'inflazione, pari nel 2017 a +1,2%, i consumi calano in termini reali di 282 euro su base annua, -0,9%". Dona segnala ancora che "anche consumi obbligati come quelli dei prodotti alimentari, se in teoria passando da 457,12 a 461,7 al mese registrano un rialzo annuo di 55 euro, +1%, calcolando che nel 2017 questa divisione di spesa aveva subito rincari dell'1,9%, in termini reali scendono di 49 euro, -0,9%". "Insomma, gli italiani mangiano meno" scandisce Dona osservando infine che "purtroppo le famiglie continuano a stringere la cinghia e sono ben lontane dal tenore di vita che avevano prima della crisi. Per questo la prossima manovra dovrebbe rilanciare la capacità di spesa degli italiani ed in particolare del ceto medio".

Confesercenti: "Calo peggiore delle attese"

"I consumi sono tornati a calare, più di quanto fosse atteso. Nel 2018, per la prima volta dopo tre anni, la spesa delle famiglie in termini reali è diminuita di quasi un punto percentuale. E rimane distante anni luce dai valori del 2011: le famiglie spendono circa 840 euro l'anno in meno rispetto a otto anni fa, pari ad un taglio di circa 2.712 euro l'anno se si considerano i valori a prezzi costanti. Si tratta, complessivamente, di circa 60 miliardi di euro l'anno di consumi in meno rispetto al 2011''.

Così l'Ufficio Economico Confesercenti commenta i dati Istat sulla spesa ed i consumi delle famiglie. La dinamica dei consumi interni, più di qualsiasi altra considerazione, sottolinea Confesercenti, rappresenta la fotografia di una economia che ancora non riesce ad uscire dallo stagno e che ha bisogno di stimoli forti per riuscire a riprendersi. In questo quadro difficile, si sta aprendo con la Ue una trattativa particolarmente delicata.

"Occorre trovare soluzioni condivise, evitando procedure di infrazione ma allo stesso tempo allontanando con decisione la prospettiva di 'manovrine' o aumento Iva, che farebbe diventare il calo dei consumi un vero e proprio crollo", commenta la Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise.

"La direzione da seguire è piuttosto quella di politiche che diano respiro a imprese e a famiglie, per metterle in condizioni di operare in maniera serena. Bisogna mettere in campo interventi che puntino con decisione sull'aumento del potere d'acquisto dei cittadini e la riduzione del carico fiscale sulle Pmi: il binomio decisivo per far ripartire tutta l'economia del Paese", aggiunge Confesercenti.

Codacons: ''Si conferma la crisi dei consumi''

I dati Istat sulla spesa media mensile delle famiglie italiane confermano in pieno la crisi dei consumi in atto in Italia, e come il paese sia ancora lontano dai livelli pre-crisi. Lo afferma il Codacons, commentando il report diffuso oggi dall’Istituto di Statistica.
“Il quadro che emerge dallo studio dell’Istat è desolante: la spesa delle famiglie in termini reali risulta in calo dello 0,9%, e le famiglie proseguono a tagliare gli acquisti modificando profondamente le proprie abitudini - spiega il presidente Carlo Rienzi – Ma il dato più allarmante è quello che vede l’Italia spezzata in due sul fronte della spesa, con l’enorme divario Nord-Sud che persiste: basti pensare che le famiglie calabresi, con una spesa media mensile di 1.902 euro, spendono il 59% in meno rispetto ai nuclei della Lombardia (3.020 euro). Differenze su base territoriale così abnormi che rappresentano una vergogna per un paese civile” – attacca Rienzi.

“I numeri dell’Istat dimostrano in modo inequivocabile come il Governo debba impedire a tutti i costi l’aumento dell’Iva nel 2020: in caso contrario, la spesa delle famiglie è destinata a crollare ulteriormente per effetto dei minori consumi da parte degli italiani”.

Coldiretti: ''Spesa alimentare più bassa di 10 anni fa''

La spesa alimentare degli italiani nel 2018 è stata di 5.544 all'anno per famiglia con un calo di ben 156 euro rispetto a dieci anni fa. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi alla spesa delle famiglie dai quali emerge che l'incidenza della spesa alimentare sul totale è del 18%. Si assiste complessivamente - sottolinea la Coldiretti - ad un taglio della spesa degli italiani del 3% nel corso del decennio ma cambia anche la composizione del carrello. L'ortofrutta - precisa la Coldiretti - diventa la maggiore voce di spesa degli italiani per un importo di 1.260 euro all'anno per famiglia e sorpassa la carne con 1.176 euro mentre al terzo posto sul podio sul podio pane e pasta con 912 euro all'anno".

"Sul cibo in Italia si assiste in realtà - continua la Coldiretti - ad una polarizzazione nei consumi con un numero elevato di cittadini che si rifugia nei discount low cost mentre chi può cerca di dare un contenuto etico e salutistico ai propri acquisti con l'aumento nel carrello del biologico, del prodotto locale e a chilometri zero, magari acquistato direttamente dal produttore nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica. Nonostante il contenimento che si è verificato nel decennio la spesa alimentare - conclude la Coldiretti - rappresenta, dopo l'abitazione, la voce più importante nel budget familiare".

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