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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Cir, l'asso nella manica del governo contro lo spread

Il governo sembrerebbe voler puntare sui Cir: un maggior coinvolgimento di famiglie e imprese, permettendo loro di investire nei Conti individuali di risparmio

Per far fronte all'ascesa dello spread e alle sue conseguenze, il governo avrebbe un asso nella manica. Lo spread rimane non lontano dalla soglia 300, a conferma che al momento c’è una certa avversione al rischio italiano da parte degli investitori internazionali, sempre più preoccupati della mole di debito pubblico del nostro Paese.

Mancano le conferme ufficiali, ma per "combattere" tale aumento dello spread il governo sembrerebbe voler puntare sui Cir, ossia su un maggior coinvolgimento di famiglie e imprese (che oggi detengono il 5% degli oltre 2.300 miliardi di debito pubblico complessivo, di cui il 31% invece è in possesso degli investitori esteri) permettendo loro di investire nei Conti individuali di risparmio sulla falsariga di quanto fatto nella Legge di Stabilità del 2017 con i Pir ossia i Piani individuali di risparmio per il sostegno delle Pmi italiane.

Di che cosa si tratta? La creazione dei Cir, che dovrebbe avvenire tramite un Decreto Legge collegato alla prossima Legge di Bilancio 2019, potrebbe così stimolare i risparmiatori italiani ad acquistare i titoli del Tesoro. Questo sarebbe possibile detassando totalmente gli acquisti privati di Btp, oltre a garantire un credito di imposta.

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"Detrazione del 23 per cento"

In pratica per gli investimenti in Cir il risparmiatore potrebbe godere di una detrazione ai fini Irpef del 23% sulle somme investite, fissando però un tetto massimo di 3.000 euro. Inoltre, per fidelizzare gli investitori italiani nel medio-lungo periodo verrebbe introdotta una clausola con la quale il risparmiatore sarebbe costretto a mantenere nel portafoglio i titoli del debito pubblico fino alla loro scadenza naturale. L'obiettivo dei Cir, quindi, è quello di incentivare l'investimento in titoli di Stato, ossia i Bond governativi italiani. Una possibile risposta al disinteresse degli investitori internazionali. Potrebbe funzionare?

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