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Martedì, 19 Marzo 2024
Economia Italia

Per l'Fmi l'Italia è una zavorra per la crescita economica, Salvini non la prende benissimo

A 70 anni dal miracolo economico l'Italia è diventata la pecora nera dell'economia. Lo certifica il fondo monetario internazionale: tutt'altro che l'auspicato boom economico, i consumi sono al palo e lo spread è una vera minaccia

Dopo i dati pessimi della Banca d'Italia anche il Fondo Monetario Internazionale rivede al ribasso le previsioni sulla crescita economica attesa per l'Italia nel 2019: l'aggiornamento del World Economic Outlook, appena diffuso a Davos, stima per il nostro paese un Pil in crescita dello 0,6%, con un taglio di 0,4 punti rispetto al dato comunicato lo scorso ottobre.

Se il ministro dell'interno Matteo Salvini non ha aspettato tempo per attaccare l'organo finanziaro sovranazionale accusando l'Fmi "di essere una minaccia per l’economia mondiale", i dati macroeconomici confermano nient'altro che le previsioni della Banca d'Italia e un sentiment tutt'altro che positivo che le stesse famiglie italiane vivono giorno dopo giorno.

Come spiega il Fondo monetario internazionale alla base della revisione al ribasso delle stime economiche è la domanda interna più debole - "per via delle preoccupazioni sui titoli pubblici e sui rischi finanziari" - e l'aumento dei costi di finanziamento, con un livello di rendimenti di titoli di Stato che resta "elevato".

World Economic Outlook 2019 (PDF)

pil 2019-2

Secondo l'Fmi il mercato finanziario potrebbe finire sotto pressione (generalized risk-off episode) a causa della guerra commerciale tra Usa e Cina ma anche per le crescenti preoccupazioni sulla politica fiscale italiana legata in particolare agli elevati oneri del debito pubblico. 

"Lo spread si è ridotto rispetto ai picchi di ottobre-novembre, ma rimangono alti. Un protratto periodo di rendimenti elevati metterebbe ulteriormente in difficoltà le banche italiane, peserebbe sull'attività economica e peggiorerebbe la dinamica del debito".

Inoltre Brexit e sentiment euroscettici in vista della prossime elezioni europee - secondo l'FMI - "potrebbero generare una più ampia avversione al rischio" con conseguente fuga degli investitori verso mercati più tranquilli. La conseguenza è quella già evidenziata di un credit crunch.

Commentando il documento Gita Gopinath, consigliere economico dell'Fmi, osserva come "l'aumento dell'incertezza commerciale indebolirà ulteriormente gli investimenti e impatterà sulle catene di approvvigionamento globali. Inoltre condizioni finanziarie più rigide potrebbero essere particolarmente onerose, dati gli elevati livelli di debito pubblico e privato".

Rallenta l'economia, Italia fanalino di coda

Secondo le stime contenute nell'aggiornamento del World Economic Outlook nel 2019 la crescita delle economie avanzate rallenterà al 2,0% dal 2,3% di quest'anno, per poi scendere ulteriormente all'1,7% nel 2019. E in questo scenario l'Italia si conferma fanalino di coda con il +0,6% e +0,9% stimato nel biennio 2019-2010.

Nessun taglio alle previsioni per il Regno Unito che quest'anno dovrebbe crescere del l'1,5% e addirittura accelerare a +1,6% nel 2020. Ovviamente salve le ripercussioni di una eventuale Brexit senza accordo. Si ferma la Germania: netto il ribasso alla stima per il Pil tedesco nel 2019 rivisto da +1,9% a +1,3%.

Il Fondo Monetario Internazionale conferma per il 2018 una crescita mondiale del 3,7% ma taglia le stime per l'anno in corso a +3,5% per via anche degli "effetti negativi dell'aumento dei dazi" deciso da Usa e Cina. L'Fmi evidenzia fra i motivi del rallentamento - già emerso nell'ultimo trimestre 2018 - anche il peso della situazione in Italia, l'andamento del settore automobilistico in Germania e una contrazione dell'attività economica in Turchia più forte del preavviso.

In uno scenario di rallentamento dell'economia globale "la principale priorità politica è che i paesi risolvano in modo cooperativo e veloce i disaccordi in materia di commercio invece di aumentare ulteriormente le barriere".

La “10 Years Challenge” dell'Italia: Pil e investimenti giù, cresce solo la disoccupazione 

Appena il 18 gennaio scorso il Bollettino economico di Bankitalia aveva evidenziato il rallentamento dell'economia italiana nel corso del 2018. Secondo gli economisti di via Nazionale particolarmente sfavorevole è stato l'ultimo periodo del 2018 che ha peggiorato i dati di inzio anno, mentre si assiste ancor più al ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese.

"Le informazioni più recenti indicano che la spesa sarebbe rimasta debole anche nella parte finale dell’anno, a fronte di segnali ancora poco incoraggianti provenienti dal mercato del lavoro"

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2018, l'annus horribilis delle imprese

Come avevamo già avuto modo di riportare gli ultimi dati Istat certificano come la produzione industriale abbia registrato a novembre 2018 una marcata diminuzione sia su base congiunturale sia su base annua. Una tendenza negativa che conferma la complessiva debolezza dei livelli di attività industriale nel corso del 2018.

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